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ABSTRACT
- Presentare con logica multiprofessionale, utilizzando come indicatore
di efficacia assistenziale il contenimento delle infezioni nosocomiali in
area critica, le modalità di gestione di alcune problematiche legate al
bisogno di:
- a) respirazione meccanica.
- La prevenzione delle infezioni polmonari ventilatore–correlate:
- il punto di vista dell’infermiere pediatrico.
- Rita Megliorin*, L. Muscheri**, N.Tofani**, C.Gandolfo***, D.Carlini***
- Sezione autonoma di terapia intensiva pediatrica Universita’ Cattolica
del Sacro Cuore – Roma
- * dai, afd ** infermiera *** vigilatrice d’infanzia
-
- ABSTRACT
- Le infezioni nosocomiali sono da sempre considerate un sine qua non
dell’assistenza infermieristica in area critica pediatrica.
- I Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) hanno però fatto sì che ogni
professionista si interrogasse sul proprio operato, mettendo in discussione
atti, procedure, organizzazioni del lavoro.
- La relazione vuole essere un momento di riflessione e di confronto; una
discussione fra operatori sanitari su quanto è inevitabile che accada ad un
neonato/bambino intubato e ventilato in modo invasivo e lo stato dell’arte,
l’evidenza scientifica o il consensus conference.
- Il confronto crea inevitabilmente problemi di natura etica e
deontologica e, come pensiamo sia logico che accada quando ci si trova di
fronte a un bambino, risulta forte la necessità di scolpire nella nostra
mente cosa la metodologia operativa, fondata su criteri scientifici, offre
al fine di garantire la competenza necessaria per ottenere quei livelli
qualitativi di assistenza che, oggettivamente e razionalmente, possiamo
raggiungere.
- Si tratta, in fondo, di fare un passo in avanti come persone, prima
ancora che come professionisti della salute.
- Al cittadino utente, anche se piccolo e a volte incapace di esprimersi,
l’infermiere deve saper rispondere con capacità e trasparenza, cercando di
migliorare in modo armonico la propria area di competenza.
- La presenza di un tubo endotracheale e la ventilazione invasiva creano
numerosi problemi al neonato, così come al bambino.
- Tra questi, quelli che intendiamo affrontare riguardano prioritariamente
i problemi di natura infettiva e, in modo particolare, la corrispondenza tra
l’invasività assistenziale e l’aggravamento del già precario stato di
salute.
- E’ naturale che per quanto possibile l’assistenza neonatale e pediatrica
verterà sull’allontanamento delle condizioni che comportano la ventilazione
invasiva; nonostante tutto però è opportuno ricordare che, così come
nell’adulto, vi sono alcune situazioni in cui non assistere il respiro in
modo invasivo e con sistemi di ventilazione meccanica, equivale a non
garantire l’assistenza respiratoria necessaria.
- Tra i problemi che più di altri determinano la necessità all’intubazione
e della ventilazione meccanica ricordiamo:
- problemi legati a deficit del SNC ( età gestazionale, ipertensione
endocranica, POS, GCS<8, sindromi polimalformative, morte cerebrale,
meningiti)
- problemi legati all’apparato muscolo-scheletrico (trauma toracico,
politrauma, miastenia gravis sindromi polimalformative)
- problemi legati all’apparato respiratorio (immaturità grave, polmoniti
interstiziali, RDS, PNX, epiglottiditi, tumori,…)
- quindi altri problemi legati a MOFS, insufficienza renale acuta, coma
metabolico oppure, molto semplicemente, alla scarsa collaborazione del
bambino che mal tollera l’utilizzo dei sistemi alternativi quali le maschere
facciali, il casco, etc.
- Le VAP incidono in area critica pediatrica e neonatale con una frequenza
due volte maggiore rispetto ai reparti di terapia intensiva per adulti,
qualunque sia la diagnosi d’ingresso.
- La manifestazione della VAP crea sconcerto nel bambino e nei suoi
famigliari, perché implica un aumento della degenza in area critica e,
quindi, anche un’ulteriore deprivazione sensoriale e affettiva.
- Lo sgomento è ancora più grande perché è ormai opinione comune che un
bambino, che contrae un’infezione nosocomiale, può non farcela e spesso è
questa l’affermazione più chiara che alcuni medici utilizzano per descrivere
la criticità della situazione.
- A questo aspetto, certamente non trascurabile, spesso si affianca la
certezza che, oltre alla ulteriore compromissione dello stato della
malattia, da noi determinata, il bambino dovrà subire un percorso più duro e
difficile, con esiti a volte fortemente invalidanti se non, addirittura, la
morte.
- L’infermiere può determinare una riduzione della casistica, soprattutto
se, confronta il proprio operato con l’Evidence Based Medicine (EBM) e l’Evidence
Based Nursing (EBN) e tenta, all’interno del proprio staff, di modificare
quanto fino ad oggi tramandato su campo ma che non sempre corrisponde ad una
teoria scientifica comprovata da studi oggettivamente validi.
- La possibilità di accedere a linee guida e/o raccomandazioni con
rispondenza scientifica crea nel professionista infermiere la consapevolezza
di dover garantire alcune certezze al bambino in VAM (evidenziate ad es. dal
CDC di Atlanta con i codici IA e IB), e scopre nella realtà assistenziale
infermieristica degli aspetti, spesso multidisciplinari, che possono
rappresentare dei punti di forza e dei punti di debolezza da analizzare.
- Tra i punti di forza verranno evidenziati:
- l’assistenza personalizzata e globale,
- l’utilizzo di materiale monouso,
- l’utilizzo di protocolli operativi,
- la possibilità di identificare i momenti più “critici” e di
analizzarli così da prevenirli quando la situazione clinica lo permette,
- la competenza nella valutazione precoce dei segni e i sintomi di una
VAP.
- Tra i punti di debolezza:
- l’organizzazione del lavoro,
- la formazione su campo,
- il turn over degli infermieri e/o presenza di infermieri in service,
- ridotta documentazione soprattutto in campo pediatrico.
- La problematiche evidenziate, che molti spunti offrono alla riflessione
deontologica, saranno frutto di ampio dibattito finalizzato al mantenimento/
raggiungimento dei Livelli Essenziali di Assistenza, così da permettere
risposte reali e applicabili dall’intero gruppo interdisciplinare coinvolto
nell’assistenza al piccolo paziente che, fino ad oggi in Italia, troppe
volte è stato confuso con un piccolo adulto.
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