CONGRESSO NAZIONALE 2003

XXII Congresso Nazionale Aniarti

Bologna, 12 - 13 - 14 novembre 2003

Diretta 2003

Intensività Assistenziale alla Persona Stabile

Angelina Di Nuccio
Coordinatrice Servizio Operatorio P.O. “S. Rocco” Sessa Aurunca A.S.L. CE/2 – Caserta
DDSI Stefano Sebastiani
Responsabile di insegnamento e coordinatore tecnico/pratico di tirocinio del Master in Assistenza Infermieristica in Area Critica Universita’ degli Studi di Bologna
Incaricato d'insegnamento presso il Corso di Laurea in Infermieristca Universita’ degli Studi di Ferrara
in servizio presso il Settore formazione ed aggiornamento Azienda  Ospedaliera di Bologna Policlinico S.Orsola-Malpighi

Introduzione

Iniziamo la trattazione di questa fase ricordando che essa inizia con l’arrivo del signor AZ dalla sala operatoria e termina il 12 febbraio con un episodio di ACR.

Vediamo ora di riprendere la storia del signor AZ..

Il sig. AZ. dopo un intervento di circa 14 ore, viene trasferito presso la Rianimazione Cardiochirurgia alle ore 23,30 del 5 febbraio. All'accettazione la persona è ancora sedata e ventilata artificialmente (VAM), pertanto è incapace di comprendere le sue condizioni di salute.

AZ in questa fase è in relativa stabilità vitale,  - le prime ore - sono sempre "critiche" dopo un intervento cardiochirurgico con un forte rischio di instabilità: infatti ha un Euro Score di 9, per cui ad alto rischio di mortalità nei primi 30 giorni post intervento.

La persona ha bisogno di mantenere la condizione di stabilità e di procedere lungo il continum verso la salute.

L'intervento è durato circa 14 ore e per questo era già stato predisposto un ausilio antidecubito[1] preventivo.

La postazione era stata predisposta con un ventilatore e la monitorizzazione di base (ECG, PA PVC Temp. SpO2)

All'arrivo AZ viene monitorizzato, impostate le terapie, prelevati ed inviati in urgenza i campioni ematici per uno screening di controllo, e fatta la prima radiografia di controllo post operatoria.

Durante la notte si procede a preparare la fase di risveglio. Prosegue la blanda sedazione, che dura di norma circa 12 ore, inizia, quindi, un lento weaning respiratorio ed una graduale diminuzione dei dosaggi dei farmaci somministrati.

Nelle prime ore post operatorie abbiamo un costante intervento di controllo e monitoraggio dei parametri vitali, che permettono di osservare i più piccoli segni di variazioni delle condizioni cliniche della persona e così intervenire con azioni immediate anche attivando un altro professionista, l'anestesista.[2]
Un altro aspetto seguito in queste ore è la toilette bronchiale con broncoaspirazione, sia per prevenire complicanze infettive, sia per ridurre i rischi di atelectasie o di “tappi”.

Al mattino vengono effettuate dall'infermiere responsabile della postazione, assieme ad un OTA, le cure igieniche, con mobilizzazione della persona.

Segue un controllo radiografico con una radiografia del torace, che rileverà un'atelectasia del lobo superiore Dx: pertanto viene effettuata una fibroscopia di controllo e toilette e dopo questa toilette fibroscopica proseguono le broncoaspirazioni.

La terapia infusiva, oltre a veicolare i farmaci, si fa carico dell'idratazione della persona, mentre per queste prime 48 ore non ci si occupa dell'aspetto "nutrizionale" (le uniche scarse calorie provengono dalla glucosata al 5%).

In seconda giornata, il 7 febbraio, viene rimosso il tubo endotracheale.[3]

Nei giorni successivi il sig. AZ. alternerà a periodi di forte dispnea, altri di eupnea : come terapia vengono somministrati farmaci mucolitici ed aerosol terapia.

Inoltre, i dati del monitoraggio e di laboratorio indicano uno scadimento delle funzioni vitali, perciò, per sostenere l’emodinamica circolatoria, vengono prescritti gli appositi farmaci con un progressivo aumento del loro dosaggio.

A causa della situazione, l'alimentazione ordinaria non riesce ad essere impostata per cui si inizia la somministrazione della NPT e dopo alcuni giorni si abbina una NE con l'intento di passare esclusivamente a quest'ultima.

In seguito si alternano periodi di ventilazione assistita tramite CPAP con casco a periodi di somministrazione ad elevata concentrazione di Ossigeno terapia con ventimask e fibroscopie quotidiane.

Questa fase termina il 12 febbraio con il primo episodio di ACR.

 

Situazioni assistenziali

L'immediato post operatorio

Vediamo ora alcune situazioni assistenziali, il primo è l'immediato post operatorio.

Questo momento inizia prima dell'arrivo della persona, con la preparazione dell'unità di degenza che costituisce il primo stadio, in questo momento- attore è l'infermiere che deve utilizzare competenze diagnostiche, assistenziali, di pianificazione e decisionali (ricordiamo che una serie di informazioni sono già in possesso dell'equipe) per scegliere - cosa predisporre e ciò non richiede competenze specifiche.

All'arrivo della persona inizia il monitoraggio, quindi in questo momento abbiamo sia la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico terapeutiche, sia la raccolta dati per il processo diagnostico che ci consente -di pianificare ulteriori interventi e  di valutare se la prima pianificazione era stata corretta o deve essere rivista.

Ad esempio se abbiamo predisposto un ausilio antidecubito sotto dosato rispetto allo stato della persona, potremmo orientarci verso altri ausili o presidi antidecubito dopo la valutazione del rischio secondo la scala adottata.

Gli attori coinvolti in questa fase sono sia il medico (anestesista) che accompagna la persona e ci fornisce informazioni cliniche sull'intervento, sia l'infermiere che deve possedere non solo competenze cliniche, assistenziali ed esperienza, ma anche capacità decisionali ed organizzative.

L’intervento infermieristico è quindi teso:

    all’ allestimento e preparazione dell'unità di degenza ATTIVITÁ GENERICA;

    all'osservazione diretta delle condizioni della persona e dei parametri indicati dal monitoraggio (ECG, PA, PVC, Temp. SpO2, controllo dei drenaggi ecc.), ATTIVITÁ SPECIFICA, per interpretare quei segnali anche piccoli che consentono di prevedere lo sviluppo di eventuali complicanze;

    a- garantire la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico - terapeutiche ATTIVITÁ SPECIFICA;

    alla relazione/comunicazione (esempio fase di risveglio tranquillizzazione e spiegazione di cosa sta succedendo) ATTIVITÁ SPECIFICA ED ESCLUSIVA;

    all'identificazione dei bisogni assistenziali e pianificazione degli interventi ATTIVITÁ ESCLUSIVA.

 

Analisi utilizzando il modello

Adesso prendendo in esame la persona in questa situazione, con l'ausilio del modello per definire la complessità assistenziale, vediamo di analizzare i tre assi.

 

Primo asse: asse salute malattia

Considerando l'asse Salute malattia possiamo dire che dopo una INIZIALE INSTABILITÁ abbiamo una evoluzione VERSO LA STABILITÁ CLINICA.
La persona è sensibile a molteplici stimoli, per cui la sua stabilizzazione viene ottenuta progressivamente col tempo. La sua instabilità è, però, standardizzabile, per questo gli interventi che la persona richiede sono improntati all'applicazione di protocolli diagnostico-terapeutici definiti. Ecco che la discrezionalità decisionale è bassa, però resta alto il livello di preparazione necessario, perché l'infermiere è responsabile del controllo della persona, della sua condizione ed evoluzione clinica, deve saper rilevare alterazioni dei parametri vitali ed eventuali complicanze che potrebbero essere a rischio per la stessa.

Quindi, in virtù di questa preparazione resta un certo grado di autonomia nel pianificare - "quando" e come compiere le attività prescritte. (D.M. 739/94 art. 1 L'infermiere pianifica, gestisce e valuta l'intervento assistenziale e garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico terapeutiche).

La possibilità di intervento di personale di supporto sono molto basse (forse solo sul punto 2 relativo al riordino e preparazione del materiale).
Ad esempio un protocollo d'accettazione con suddivisione di compiti e la collaborazione del personale di supporto nell'allestimento dell'unità
 di degenza, il controllo di check-list e di riordino del materiale utilizzato permette all'infermiere di occuparsi di altre attività più specifiche ed esclusive, di tipo tecnico e relazionale).

 

Secondo asse: asse comprensione scelta

Mentre per quanto riguarda l'asse Comprensione/Scelta, partiamo da un'iniziale totale INCAPACITÁ di comprensione/scelta (perché la persona è ancora in coma farmacologico) e passiamo ad una progressiva, ma pur sempre parziale capacità di comprensione scelta.

La persona si presenta nelle prime ore (a causa dell'anestesia e della sedazione) in situazione di incapacità a rapportarsi e relazionare con l'ambiente circostante, in seguito, gradatamente, con l'aumento dello stato di coscienza si trova ad oscillare  tra la parziale - ed a volte, totale capacità di comprendere le proprie necessità in relazione alla condizione di salute/malattia e di conseguenza mettere in atto una scelta consapevole dei comportamenti idonei.

Altro aspetto da considerare rispetto quest'asse è il contatto con i familiari, altra attività SPECIFICA.

 

Terzo asse: autonomia

Il terzo asse ( l’asse dell’autonomia della persona ) per il Sig. Az, è caratterizzato da una totale dipendenza, che non si modifica durante questo momento assistenziale.

Quindi, la persona ha necessità di aver assicurato il soddisfacimento dei suoi bisogni di base, quali - sicurezza, igiene e comfort.

Il ruolo dell'infermiere rispetto a quest'asse è di PIANIFICAZIONE (D.M. 739/94) ESCLUSIVA.

Il suo intervento inizia ancora prima dell'arrivo della persona assistita, con la preparazione del materiale e dell'unità (ventilatore automatico, monitor, pompe volumetriche ecc.). Questa attività è GENERICA, per cui può essere svolta benissimo da personale di supporto, che su specifica pianificazione infermieristica ESCLUSIVA, può predisporre la "postazione" e l'infermiere con "check List" esegue solo il controllo dell'operato del personale di supporto.

L'infermiere avrà, quindi, pianificato che se il soggetto ha un EUROSCORE 9 e l'intervento supera le 10 ore si deve attrezzare il letto con ausilio antidecubito preventivo.

 

La prevenzione delle Infezioni respiratorie.

Veniamo ora ad un altro momento assistenziale: la prevenzione delle Infezioni respiratorie. Riprendendo l’analisi del caso esaminato vediamo che la respirazione artificiale meccanica o assistita è necessaria per il Sig. A.Z. nell’immediato post-operatorio, pertanto ricordiamo che la necessità di misure d’assistenza legate alle ventilazione artificiale aumentano i rischi a cui è esposto il paziente riguardo alle infezioni respiratorie.

All'interno di questo momento abbiamo l'aspirazione endotracheale - eseguita con il normale sondino e con l'ausilio del fibroscopio. Inoltre, abbiamo tutto il weaning ventilatorio finalizzato ad un'estubazione precoce perché sappiamo (linee guida CDC) che ogni giorno di intubazione e ventilazione meccanica aumenta il rischio di VAP dall'1% al 3%..

Dopo solo 48 ore si ha la possibilità di sviluppo della polmonite associata a VAM (Grossman R.F., 2000; Chastre J., 2002, AA.VV.) con- inoltre- un elevato tasso d'incidenza e cioè tra il 6% ed il 28% (Craven D.E., "Epidemiology of Ventilator-Associated Pneumonia" Chest 2000; Chastre J., "Ventilator-associated Pneumonia", Am. J. Respir. Critical Care Med. 2002).

_L'educazione sanitaria poi è finalizzata alla corretta ventilazione e l'igiene del cavo orale (importante al fine di prevenire l'insorgenza di VAP).

Le professioni coinvolte sono

Infermiere (da solo o in coppia), il Medico.

Le competenze infermieristiche necessarie sono: tecnica; clinica; assistenziale; decisionale e relazionale.

 

L’intervento infermieristico quindi è teso:

    all'applicazione corretta dei protocolli e procedure per l'aspirazione endotracheale, e per l'igiene del cavo orale (nella fase di intubazione endotracheale) ATTIVITÁ SPECIFICA;

    alla preparazione e riordino del materiale utile alla broncoscopia diagnostica-terapeutica ATTIVITÁ GENERICA;

    alla collaborazione con il medico nell'esecuzione della broncoscopia ATTIVITÁ SPECIFICA.

    al controllo della persona e dei parametri nella fase di weaning respiratorio di svezzamento ATTIVITÁ SPECIFICA;

    all'educazione sanitaria, che per difesa al dolore potrebbe evitare la tosse o minimi movimenti di mobilizzazione, che sono benefici ATTIVITÁ SPECIFICA.

    alla relazione ed informazione dei familiari sull’ATTIVITÁ SPECIFICA.

Analisi utilizzando il modello

Analizzando la fase di prevenzione delle Infezioni Respiratorie per la persona AZ secondo il modello presentato, vediamo come si sviluppa sulle tre assi.

 

 

Primo asse: asse salute malattia

INIZIALE INSTABILITÁ, CHE EVOLVE VERSO LA STABILITÁ CLINICA.

La persona in questo momento richiede di non peggiorare le sue condizioni cliniche e di continuare su questo percorso, verso la massima stabilizzazione.

Pertanto, tutte le attività finalizzate alla prevenzione di complicanze infettive devono essere svolte tenendo conto di non provocare ulteriori danni o instasbilità.

L'agire si basa, quindi, su protocolli terapeutici e assistenziali codificati ed ecco che la discrezionalità decisoria è bassa.

Resta alto il livello di preparazione necessaria perché l'infermiere è responsabile del controllo del paziente, della sua condizione ed evoluzione clinica, deve saper rilevare alterazioni dei parametri vitali ed eventuali complicanze che potrebbero essere a rischio per la persona .

Il saper cogliere i momenti di stress e stanchezza della persona nella fase di svezzamento dal ventilatore meccanico, fa emergere la competenza ed esperienza clinica.

Ha un ruolo di collaborazione importante nell'esecuzione delle ripetute broncoscopie diagnostiche e terapeutiche. Inoltre- ha il suo grado di autonomia nella pianificazione e valutazione delle prestazioni assistenziali erogate.

 

Secondo asse: asse comprensione scelta

DA INIZIALE INCAPACITÁ (sedato ed intubazione OT ed ancora legato al ventilatore automatico), egli evolve a  PARZIALE (weaning ventilatorio di pre estubazione, uso del casco per una CPAP ed una maschera di Venturi per una ossigeno terapia ad alti flussi) ed infine a  TOTALE CAPACITÁ DI COMPRENSIONE perché il paziente è sveglio ed in respiro spontaneo.

L'aspirazione dei muchi è, senza dubbio, fastidiosa se la persona è sveglia, ma se le è stato spiegato ed ha capito l’importanza di quella azione per una sua migliore respirazione, avrà sicuramente meno ansia . Inoltre è importante svolgere un'attività di educazione sanitaria, educazione (esempio come si esegue una tosse efficace e come si "respira" anche tenendo conto del dolore postoperatorio, che potrebbe condizionare la persona ad una respirazione più superficiale oppure fargli evitare la tosse per difesa ). Il ruolo dell'Infermiere è quello di mobilizzare le risorse della persona, al fine di adottare comportamenti idonei per ristabilire la propria salute ed è, questo, un intervento eminentemente educativo.

Ricordiamo che questa è un'attività SPECIFICA dell'infermiere in quando anche, ma non solo, lui ha avuto una formazione “dedicata” e specifica, riconosciuta negli ordinamenti didattici e richiamati dal profilo professionale.

Dalla relazione/informazione dei familiari del paziente è possibile creare un’alleanza terapeutica, che aiuta nel rassicurare ed incoraggiare la persona, a non crearle ulteriore apprensione oppure a farle percepire ansia o paura,  trasmesse, anche involontariamente, dai familiari.

 

Terzo asse: autonomia

Rispetto a quest'asse AZ evolve, da iniziale completa dipendenza (sedato ed intubazione OT), a parziale autonomia.

Il ruolo dell'infermiere rispetto a quest'asse è di PIANIFICAZIONE (D.M. 739/94) che costituisce un'attività esclusiva.

Un'attività, quale quella dell'igiene del cavo orale che va effettuata con cura ed è atta a prevenire l'istaurarsi di infezioni polmonari, che inizialmente ( quando la persona non è ancora cosciente) è SPECIFICA per l'infermiere, per divenire, successivamente, GENERICA e quindi anche delegabile, quando la persona senza tubo oro tracheale e sondino, è ben sveglia e con disponibilità completa di un arto superiore e l'altro solo leggermente vincolato dalla presenza di arteria ed eventuale periferica, ed in grado di poter/ dover svolgere quest'attività da solo.

Altra considerazione da fare, riguarda la preparazione e riordino del materiale utile alla broncoscopia diagnostica-terapeutica perché è una ATTIVITÁ GENERICA.

Si può, quindi, affermare che si tratta di un'attività GENERICA e pertanto trasferibile ad altre figure professionali di supporto, con assunzione di responsabilità di chi le effettua e di SUPERVISIONE solo sulla definizione delle procedure e del loro rispetto ATTIVITÁ SPECIFICA dell'infermiere.

C'è comunque l'intervento dell'Infermiere che decide:

* check list del materiale da preparare per una fibroscopia, con broncoscopio.

* procedura scritta per il riordino del materiale, decontaminazione ed avvio alla disinfezione/sterilizzazione.

Si tratta di un'attività standardizzabile, il personale da coinvolgere può essere personale di supporto, con supervisione dell'infermiere.

 

Cure Igieniche

Situazione attuale

La terza situazione assistenziale che vogliamo portare alla vostra attenzione è quella delle cure igieniche, intese sia - totali -che parziali, per la frequenza e l'importanza che rivestono nella nostra routine.

In questa situazione assistenziale abbiamo compreso anche la rivalutazione del rischio di LdD. Ricordiamo come la prima valutazione era stata fatta, basandoci solo sui dati in nostro possesso (euroscore della persona e durata dell’intervento[4]),  prima dell'arrivo del Sig. AZ e che aveva portato alla scelta di assegnare un ausilio antidecubito di base. Durante questa situazione assistenziale abbiamo modo di rivalutare il rischio quotidianamente[5] .

La pianificazione degli interventi assistenziali[6] riveste anche qui un’importanza notevole, così come l’attenzione trasversale (ma che qui assume un valore particolare) al rispetto della privacy.

Il personale coinvolto in questa situazione assistenziale sono Infermieri e personale di supporto, possiamo vedere in azione sia 2 infermieri, sia un infermiere con un operatore di supporto.

Le competenze infermieristiche in gioco sono:

 - esperienza clinica di base;

 - competenza nella pianificazione di base;

 - alta discrezionalità decisoria;

 - supervisione, controllo e valutazione dei risultati attesi. D.M 739/94

 - supervisione delle attività affidate al personale di supporto

L’intervento infermieristico quindi è teso:

    alla pianificazione degli interventi assistenziali che ricordiamo essere un’attività esclusiva;

    alla valutazione del rischio che si può considerare un’attività specifica;

    all’applicazione degli interventi assistenziali precedentemente pianificati che possono essere sia un’attività specifica (considerando lo stato della persona) che - generica qualora la persona non sia in determinate condizioni;

    alla verifica dell'attività affidata al personale di supporto che ricordiamo essere sempre - esclusiva del personale infermieristico.

 

Analisi utilizzando il modello

 

Analizzando questa situazione assistenziale per il signor AZ secondo il modello presentato, vediamo come si sviluppano i tre assi.

Visto la persona sui suoi tre assi che stimoli ci vengono forniti per l’assistenza -?

 

Il primo asse (Salute Malattia) vede AZ con un’iniziale instabilità che evolve verso la stabilità clinica, è quello che ci fornisce meno input, anche se sono molto importanti.

Possiamo considerare che tutte le azioni che si compiono, sulla e con la persona, non devono peggiorare o destabilizzare la sua situazione (esempio posizionamenti che interferiscono con device, rimozione accidentale di device, strozzatura o inginocchiamento di vie con conseguente assenza d’infusione / monitorizzazione e/o boli), al tempo stesso occorre evitare che subentrino complicanze, esempio nel nostro caso LdD o infezioni. L’impegno assistenziale su quest’asse non è quindi significativo.

 

Il secondo asse (Comprensione Scelta) che da un’iniziale bassa capacità di comprensione nelle prime 12 ore, diventa alta e ci fornisce molti stimoli per l’assistenza.

L'impegno dell'inferrmiere è sempre molto forte su quest'asse anche se cambia il suo modo di intervenire col cambiare dello stato della persona assistita; in un primo momento rispetto  alla persona che non è in grado di comunicare, comprendere o scegliere sarà l'infermiere che dovrà rendersi  garante che le volontà espresse precedentemente siano rispettate, e dovrà scegliere in sua vece; in un secondo momento, qualora AZ riacquisti la possibilità di comprendere, e quindi ridivenga in grado di capire cosa è bene per la sua salute,  dovrà essere informato di cosa sta avvenendo, rassicurato, al fine di ottenere una buona compliance alle pratiche assistenziali ed insegnargli come, da solo, svolgerle in seguito.

Inoltre, sarà sempre l'infermiere che dovrà spiegare l’importanza di muoversi (e in che limiti) al fine di evitare LdD e lo stimolerà a muoversi con quei piccoli movimenti nel letto (ad esempio muovere gli arti, flettere il piede, compiere piccoli spostamenti delle zone che hanno subito maggior compressione, ecc.). atti a prevenire la sindrome da immobilizzazione Quest’attività di educatore può essere considerata specifica, ma in alcuni casi come in questo ,diviene esclusiva.

 

Il terzo asse (azione autonoma) vede l’iniziale completa dipendenza evoluta ad una parziale , ci fornisce ulteriori stimoli assistenziali soprattutto nella pianificazione, come ad esempio la valutazione del rischio di contrarre LdD secondo l'adozione di una scala di valutazione che è un’attività esclusiva che porterà l’infermiere alla scelta degli ausili e presidi antidecubito da adottare in questa fase mettendo in campo la sua discrezionalità decisoria.

Inoltre, AZ non cessa, solo per il fatto di avere subito un intervento cardiochirurgico, di necessitare di cure igieniche.

Queste ultime se nelle prime ore, visto la potenziale instabilità, richiedono l'intervento SPECIFICO dell'infermiere eventualmente con il contributo di personale di supporto, in seguito se, come per AZ non sussistono condizioni terapeutiche particolari come dover impiantare assistenze ventricolari o contropulsatori, oppure è stato sottoposto a stress assistenziali (esempio weaning ventilatorio), possono essere fatte anche da solo personale di supporto essendo attività GENERICHE

Diventa ESCLUSIVO stimolare la persona a recuperare tutte le risorse residue, invitandolo ed educandolo, ad esempio, ad assolvere da solo o con un piccolo supporto all'igiene del cavo orale o del volto.

 

Alimentazione

Situazione attuale

L’ultima situazione assistenziale che vogliamo portare alla vostra attenzione è quella inerente all’alimentazione.

Abbiamo ancora la pianificazione degli interventi assistenziali[7] con la sua importanza, dobbiamo ricordare la gestione del SNG e del CVC e la gestione delle pompe infusive, nonché il controllo del bilancio ( perché maiuscolo?) Idroelettrolitico.

Il personale coinvolto in questa situazione assistenziale sono vari, abbiamo infatti a fianco dell’Infermiere e del personale di supporto, l’ Anestesista e il Farmacista.

Le competenze infermieristiche che intervengono in questa situazione assistenziale sono:

1.      esperienza clinica di base;

2.      competenza nella pianificazione di base;

3.      alta discrezionalità decisoria;

4.      supervisione, controllo e valutazione dei risultati attesi. D.M 739/94

5.      supervisione delle attività affidate al personale di supporto

L’intervento infermieristico quindi è teso alla:

1.      valutazione della necessità d’alimentazione che, come sappiamo, è un’attività specifica

2.      pianificazione degli interventi assistenziali che è e resta un’attività esclusiva

3.      soddisfazione del bisogno di alimentazione che può essere un’attività specifica se rivolta alla persona con problemi particolari che deve nutrirsi (come nel nostro caso) attraverso metodiche non “ordinarie”, questa situazione diventa generica qualora la persona non sia in condizioni che richiedono attenzioni particolari.

4.      supervisione e valutazione delle attività affidate al personale di supporto che resta un’attività esclusiva

5.      gestione delle tecnologie utilizzate per l’infusione / somministrazione dei nutrienti che dobbiamo considerare attività specifica perché vi è altro personale che come noi può farlo.

Analisi utilizzando il modello

Analizzando la Situazione assistenziale "alimentazione" vediamo come si sviluppa sulle tre assi .

 Quindi che gli stimoli per ripensare all’assistenza ci vengono forniti dall’analisi di questi assi:

salute,malattia,comprensione scelta-autonomia

Primo asse: asse salute malattia

Da iniziale instabilità si evolve verso stabilità clinica

Anche in questa fase quest’asse ci fornisce due importanti input:
primo, la persona ha bisogno per "guarire" di un apporto sufficiente di nutrienti (che tra l'altro sono maggiori del normale proprio per lo stress dell'intervento stesso escludendo eventuali situazioni come infezioni o altro che aumentano questo bisogno oltremisura);

secondo, il processo di alimentazione non deve stancare la persona, neppure con la digestione, debbono perciò essere evitati incidenti collegati all'alimentazione come ad esempio l’ab ingestis.

 

Secondo asse: asse comprensione scelta

Da iniziale incapacitá nelle prime 12 ore, si evolve a parziale

Quest’asse è sempre molto importante, la persona in questa fase non può inizialmente comprendere,  l’infermiere dovrà sostituirsi alla persona per quanto riguarda la scelta.

In un secondo momento la persona inizia a comprendere, ritorna anche per l'alimentazione la necessità di spiegare, tranquillizzare, aiutare a comprendere ed accettare, la necessità di "mangiare" attraverso a vie così "innaturali".

Un altro aspetto che quest’asse ci impone di considerare è l’attenzione verso i parenti della persona assistita che devono essere guidati a capire per poterla "aiutare" maggiormente.-

 

Terzo asse autonomia

Per tutta la fase permane in una completa dipendenza

La persona rispetto l'alimentazione (NPT e NE) non è autonoma, richiede che ci si sostituisca a lui in modo pressoché totale introducendo i nutrienti sia per via parenterale che enterale.

Vi era stato un tentativo di nutrizione per via "naturale",-  e in questa situazione si può affidare a personale di supporto una parte del lavoro attività generica

Inizialmente anche se è una procedura molto standardizzabile occorre un'attenzione molto forte da parte dell'infermiere,perché il rischio di reazioni avverse è sempre in agguato, esempio reazione vagale, ab ingestis. ATTIVITÁ SPECIFICA.

Passate le prime giornate la vigilanza dell'infermiere può diminuire e l'affidamento al personale di supporto aumentare mantenendo l'attività esclusiva di controllo e supervisione su detto personale.

 

 


 

[1] .A cura della Redazione: La valutazione del rischio di contrarre lesioni da decubito nei pazienti ospedalizzati. Rivista dell’Infermiere 4/95.

[2] . Nel CODICE DEONTOLOGICO, al punto 3.2 delle NORME GENERALI vi si trova:

“ L'infermiere assume responsabilità in base al livello di competenza raggiunto e ricorre, se necessario, all’intervento e alla consulenza di esperti. Riconosce che l’integrazione è la migliore possibilità per far fronte ai problemi dell’assistito; riconosce altresì l’importanza di prestare consulenza, ponendo le proprie conoscenze ed abilità a disposizione della comunità professionale.

3.3. L'infermiere riconosce i limiti delle proprie conoscenze e competenze e declina la responsabilità quando ritenga di non poter agire con sicurezza. Ha il diritto ed il dovere di richiedere formazione e/o supervisione per pratiche nuove o sulle quali non ha esperienza; si astiene dal ricorrere a sperimentazioni prive di guida che possono costituire rischio per la persona”.

[3] Le linee guida CDC di Atlanta 1997 dicono che ad ogni giorno di intubazione e ventilazione meccanica aumenta il rischio di VAP dall’1% al 3%.

La rimozione precoce del tubo endotracheale riduce la possibilità di infezioni respiratorie (Epstein CD.,2002; Marelich G.P.,“ Protocol weaning of VAM in Medical and Surgical patients by Respiratory Care Pratictioners Nurses” Chest 2000; Wesley E. et al.,2001; Mehta S., “ Noninvasive ventilation”, Am. J. Respir. Critical Care Med. 2001 Feb.)

 Infatti, dopo solo 48 ore si ha la possibilità di sviluppo della polmonite associata a VAM (Grossman R.F., 2000; Chastre J., 2002, AA.VV.) con, inoltre, un elevato tasso d’incidenza e cioè tra il 6% ed il 28% (Craven D.E., “Epidemiology of Ventilator-Associated Pneumonia” Chest 2000; Chastre J., “Ventilator-associated Pneumonia”, Am. J. Respir. Critical Care Med. 2002).

[4] Le zone che hanno subito una compressione (che supera i 32-35 mmHg) superiore alle 2 ore su un piano d'appoggio. A. Di Nuccio, V. Argenziano, F. Perretta et all. Prevenzione delle lesioni da decubito. Intensività assistenziale intra ed extra ospedaliera - Atti Regionali Supplemento di Scenario n° 2/2000 40:40-48.

[5] A cura della Redazione: La valutazione del rischio di contrarre lesioni da decubito nei pazienti ospedalizzati. Rivista dell’Infermiere 4/95.

P.Di Giulio, D.Cucinotta – Le piaghe da decubito nel paziente anziano Supplemento al n° II/1996 I Quaderni di Elios. AA.VV.: Appunti di viaggio. Aislec Tipolito Olona Copianno – Pavia 1996.

[6] D.M 739/94 Art.1 

[7] D.M 739/94 Art.1

 

Per necessita' tecniche o problemi scrivete a: webmaster@aniarti.it

Aniarti: wwww.aniarti.it

 
 
 
02/02/2004