CONGRESSO NAZIONALE 2005
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XXIV Congresso Nazionale Aniarti -- Diretta dal Congresso |
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Sviluppo assistenziale e sostenibilità economica: una contraddizione?
Keyword: qualità, valutazione economica, motivazione, responsabilità, affidabilità.
Premessa Il diritto alla salute è affermato con chiarezza sia nella Dichiarazione Universale che nel Patto sui diritti economici, sociali e culturali, che lo definisce come diritto al "livello più elevato possibile di salute fisica e mentale". Come ricorda la "Guida ai diritti umani" dell’UNESCO, secondo le Nazioni Unite i servizi sanitari fondamentali, che servono a garantire una adeguata tutela sanitaria alla comunità, devono comprendere: · assistenza alle madri e all'infanzia, ivi compresi le cure ostetriche; · nutrizione; · prevenzione e controllo delle malattie infettive; · servizi igienico-sanitari e accesso alle risorse idriche; · educazione sanitaria; · sanità sul posto di lavoro. Nel Sistema delle Nazioni Unite, compete alla Organizzazione mondiale per la sanità (OMS) la responsabilità primaria di preparare e supervedere le misure internazionali concernenti il diritto alla salute e il coordinamento del lavoro sanitario in campo internazionale. Il Preambolo della Costituzione dell’OMS dichiara: "il godimento del livello di salute più elevato possibile è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, senza distinzione di razza, religione, credo politico, condizioni economiche e sociali". La definizione di salute della OMS include "il benessere fisico, mentale e sociale". Anche la Commissione per i diritti umani dell’O.N.U.ha affrontato i problemi concernenti il diritto a godere il livello più alto possibile di salute fisica e mentale. Nella sua sessione del 1989, la Commissione ha riaffermato tale diritto nella risoluzione 1989/11 e ha ribadito che tutti i diritti umani valgono per tutti pazienti senza eccezione alcuna.
In Italia questo principio è stato sancito con la Carta Costituzionale quasi 60 anni fa, espresso sottoforma di diritto alla tutela della salute, diritto primo e inviolabile sulla base del quale l’economia sanitaria oggi è chiamata a decidere e a sancire ulteriori norme e regole atte alla risoluzione dei problemi di salute, intesa in senso olistico, anche attraverso una più coerente e puntuale politica economica e sociale.
Questa revisione del sistema sanitario, spinta dall’esigenza economica innanzi tutto, ha comportato l’avvio di un ripensamento non solo sul piano organizzativo e strutturale, ma anche, e soprattutto, basato sulla necessaria presa di coscienza che la consuetudine fino ad ora mantenuta - quella di un sistema che cercava di offrire indistintamente tutto a tutti, non può più permettersi di sopravvivere. Si ricorda a tal proposito quanto dichiarato dal direttore del British Medical Journal, Richard Smith, in uno dei suoi editoriali di alcuni anni fa: ”Tra cinquant’anni il 2001 potrebbe essere ricordato per questi due avvenimenti: l’attacco dell’11 settembre e la pubblicazione del rapporto della Commissione su macroeconomia e salute dell’Organizzazione mondiale della sanità”. Proprio nel 2001 infatti l^O.M.S., in un quadro di revisione globale della situazione mondiale della spesa economica, ha affrontato il tema della rideterminazione dei bisogni assistenziali e dei percorsi di cura atti a queste finalità.
Da questo preambolo risulta imperativo porsi e porre all’intero gruppo professionale una serie di interrogativi ai quali non possiamo sottrarci:
- dove ha intenzione di collocarsi la popolazione infermieristica italiana in questo nuovo, cogente momento di rivoluzione culturale – politico e economico della sanità? - Quali obiettivi di salute e di qualità intende collegialmente porsi? - Quanto e cosa il gruppo professionale intende garantire all’Uomo che si rivolge al Servizio Sanitario? - Esiste il Valore Aggiunto? - Quali aspetti culturali intende far propri e rilanciare all’Europa? - Di quali strumenti intende dotarsi al fine di razionalizzare al massimo risorse e energie per raggiungere le mete prefisse? - Di quali e di quante risorse è essenziale dotarsi, di quali si può/potrebbe fare a meno? - Il chi faceva che cosa 10 anni fa può fornire, ancora oggi, un modello di riferimento?
Molti altri sono gli interrogativi che dovremmo affrontare e a cui non potremo sottrarci, alcuni dei quali, probabilmente, ancora neanche riusciamo ad individuare, anche perché troppo presi dai problemi individuali, legati alla nostra piccola, e molto spesso poco rappresentativa, realtà di lavoro. E mentre noi parcellizziamo le energie, sprecandole dietro obiettivi molto spesso troppo grandi e articolati, che poco si rifanno ad una contrattazione politica del singolo operatore, perdiamo di vista quanto di prioritario c’è da fare già oggi e che, già oggi, comporterebbe una migliore risposta sanitaria.
La relazione presentata nell’ambito di questo congresso vuole servire a scuotere i nostri convincimenti che, spesso arroccati su posizioni anacronistiche e eticamente discutibili, tendono a ridurre i livelli di assistenza e di qualità dell’assistenza erogata.
L’Uomo infermiere che si emoziona, si indigna, sceglie di opporsi alle guerre, alle violenze, alla violenza sulle donne, alla violenza sui bambini, alle morti di /per mafia non può non sollevarsi di fronte a ciò che è “ infermieristicamente” errato, alle organizzazioni del lavoro nate ieri e che oggi agiscono da motivo di insoddisfazione, di sprechi, di demotivazione. Facciamo alcuni esempi: - L’Uomo infermiere non può ancora oggi sottrarsi alle responsabilità organizzative affinché i bambini possano, nelle terapie intensive così come nei reparti, essere rassicurati ed amati dai propri genitori. - L’Uomo infermiere oggi è pronto a vincere la sfida del dolore inutile nelle corsie, così come nelle ambulanze e negli hospices? - Così come l’Uomo infermiere oggi non tollera più una politica sanitaria che non prevede una programmazione seria, affidabile, puntuale, l’ Uomo utente non può più tollerare un gruppo professionale che, pur socialmente riconosciuto (cominciamo a sfatare le tante frasi fatte dietro le quali continuiamo a nasconderci) con una posizione, una Laurea e, tra poco, un Ordine, si ostina a: § non utilizzare strumenti di valutazione del proprio operato, § priorità spesso basate più su sensazioni che su rilevazioni scientifiche, evitando di scegliere prese decisionali a volte scomode e impegnative ma che possono poi fornire la “ pietra angolare” sulla quale convogliare gli sforzi e le energie future.
Volgendo lo sguardo al futuro possiamo dire che sì, sostenibilità economica e qualità possono non essere in contraddizione …. Ma che tanto dipende soprattutto da come il gruppo professionale infermieristico intende affrontare il proprio ruolo istituzionale, sociale, politico, da quanto intende ancora spendersi e soprattutto se ancora intende spendersi per svolgere quella professione che troppo spesso dimentica di aver scelto liberamente, serenamente e, almeno in questi ultimi anni, anche nel pieno della maturità.
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20/09/2006
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