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CONGRESSO NAZIONALE 2001

XX Congresso Nazionale Aniarti

Rimini, 15 - 16 - 17 novembre 2001 - Palacongressi

TRASPORTI AEREI MEDICALIZZATI: COSA SAPERE?
 
Michieletto E., Barbieri L., Cecchinato N., Fattoretto E., Forin G., Grigoletto E., Nicoletto M., Peruzzi M., Zambon L., Schiavon F., Prevato R.
 
Il personale sanitario che si dedica al servizio di soccorso aereo deve, oltre alla professionalità certamente determinante, avere nel bagaglio culturale anche una certa conoscenza dei cambiamenti che il volo e l’alta quota determinano sulle condizioni fisiologiche dell’essere umano.
La costante collaborazione e il reciproco scambio di informazioni tra pilota, medico e infermiere permette di valutare quali sono le risposte del paziente alle varie condizioni che si incontrano in volo.
Ipossia: con l’aumento della quota, avviene una riduzione proporzionale della pressione barometrica, diminuisce la pressione parziale di ossigeno che percentualmente alle quote di volo rimale attorn al 21%, cioè circa 1/5 della pessione totale; questa diminuzione di disponibilità di ossigeno è tollerata senza inconvenienti sensibili fino a 3000 metri di altezza; oltre tale quota si manifestano disturbi sempre più gravi.
Effetti meccanici della variazione di pressione: il volume occupato da un gas è inversamente proporzionale alla pressione barometrica (legge di Boyle e Mariotte); pertanto i gas contenuti nelle cavità del corpo (tratto gastrointestinale, apparato respiratorio, orecchio medio, seni paranasali) vanno incontro ad un aumento di volume con l’altitudine. Il tratto gastrointestinale risente di questo effetto anche quando la decompressione è lenta (espulsione di gas volontaria, involontaria, inavvertita, dolori di tipo colico) mentre ciò non vale per l’apparato respiratorio n(decompressione rapida). L’orecchio medio e le cavità paranasali risentono soprattutto egli effetti della ricompressione durante la discesa.
Aeroembolismo: se la pressione atmosferica diminuisce, cessa lo stato di equilibrio esistente tra i gas presenti nei polmoni e quelli presenti nei liquidi organici; i gas dall’interno dell’organismo cercano di riequilibrarsi uscendo attraverso la superficie alveolare. Però bisogna ricordare che iliquidi esercitano una pressione idrostaticache tende a tenere i gas in una soluzione soprasatura, condizione di equilibrio instabile che facilmente si rompe con conseguente formazione di bolle (azoto e anidride carbonica); anche le articolazioni sono interessate da questo fenomeno (liquido sinoviale); i gas così raccoltisi possono confluire nei vasi sanguigni dando origine ad emboli gassosi. Il sangue può distribuire gli emboli ovunque: sotto la pelle provocano rash (violentgo e diffuso arrossamento pruriginoso), nei bronchi e nei polmoni danno luogo ai chockes (dolori puntori con tosse ed emottisi), nel sistema nervoso causano disturbi dolorosi e talora paralisi, dolori dentari (aerodontalgia). Si tratta di fenomeni transitori che scompaiono in breve.
Accelerazioni in volo: gli effetti delle accelerazioni, dal punto di vista fisiologico, si traducono in una trazione e spostamento degli organi e in uno spostamento della massa sanguigna. Nell’ambito delle accelerazioni che si incontrano di solito nel volo atmosferico lo scheletro e i tessuti rigidi del corpo non vanno incontro a danni. E’ il sistema cardiovascolare quello che viene interessato maggiormente, con disturbi anche assai rilevanti della circolazione e distribuzione regionale del sangue.
Vibrazioni: tra i fattori fisici che possono risultare nocivi al personale di volo,le vibrazioni sono seconde per importanza solo alle accelerazioni. Praticamente tutto l’organismo risente degli effetti delle vibrazioni: stato di generale affaticamento fisico e psichico con irritazione o torpore.
Mal d’aria: si tratta di una cinetosi causata da stimoli abnormi e incongrui, provenienti dall’apparato vestibolare e da altri punti, che si scaricano sul centro del vomito.
Effetti sugli organi di senso: si riduce la sensibilità luminosa a causa dell’ipossia e l’occhio va incontro a miopia da campo visivo vuoto.
 
CONCLUSIONI: Lavorare in emergenza rappresenta sempre un fattore di rischio per il personale sanitario e per il paziente; ruolo importante nel fattore di rischio è rappresentato anche dal mezzo sanitario e dall’ambente in cui si opera: lavorare in pronto soccorso o in extraospedaliero così come in ambulanza o in elicottero comporta dei rischi diversi e impone comportamenti adatti che esigono una buona conoscenza di questi.
 
 

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21/12/2001