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Relazione:
L’infermiere “generalista”, “esperto”, “avanzato”, in area critica: cosa, come, perché.
Considerando che professionisti adeguatamente formati garantiscono risultati clinici migliori1-2, si comprende quanto sia essenziale puntare sulla formazione infermieristica post base. La formazione post base non si propone solo come “progetto ambizioso di avanzamento culturale” ma mira ad aumentare le competenze cliniche degli infermieri. L’acquisizione di Master di primo livello ora, in futuro anche di secondo livello, per infermieri ha introdotto anche in Italia infermieri che hanno e avranno competenze diverse, che potremo definire generaliste, esperte ed avanzate.3 A ciascuno andranno affidati utenti con complessità assistenziali diverse nell’ambito di modelli organizzativi che permetteranno l’applicazione e l’integrazione della ricchezza di ognuno.
Gli infermieri apprendono molto dalla esperienza, ma molti studi hanno dimostrato che le conoscenze aumentano quando queste sono continuativamente messe alla prova e la pratica ne stimola lo sviluppo di nuove.4-5 Se riconosciamo la possibilità che all’interno di una realtà clinica possano collaborare infermieri che abbiamo competenze diverse, dobbiamo riflettere su quali siano le reali differenze tra questi professionisti, e come l’infermiere acquisisca nuove conoscenze. L’infermiere possiede conoscenze pratiche e teoriche. Diversi anni fa alcuni filosofi ricercatori hanno osservato che esistono due tipi diversi di conoscenza6-7: una conoscenza che è il nostro “sapere che” (Know that) il “sapere che “ si acquisisce sui banchi della scuola, studiando, leggendo libri, criticando un articolo scientifico, partecipando ai congressi; e una conoscenza che è il nostro “sapere come” (Know how) che si acquisisce con la pratica, agendo quotidianamente con i pazienti e i loro problemi. Esistono alcune capacità che invece vengono acquisite senza il “know that”, gli infermieri ad esempio compiono molte attività che vengono messe in atto senza basi teoriche.
Lo sviluppo della conoscenza, del sapere di una disciplina, soprattutto applicata come lo è la Scienza Infermieristica, consiste nell’ampliamento delle conoscenze pratiche, gli infermieri che lavorano in terapia intensiva ne sono l’esempio, ma non si può prescindere dalla necessità di aumentare le conoscenze teoriche. L’esperienza cresce anche grazie alla capacità che il professionista ha di rimodellamento quotidiano, infatti le nostre abilità di acquisizione di conoscenze si sviluppano nel tempo8-9. Tutti gli infermieri nascono come infermieri generalisti ma vivendo la quotidianità assistenziale e apprendendo dall’esperienza diventeranno esperti e questo permette lo sviluppo di nuove conoscenze10-11. L’esperienza cresce con il tempo e si arricchisce con la formazione infermieristica. L'attuale percorso formativo per diventare infermieri e per proseguire gli studi, una volta conseguito il titolo che abilita all'esercizio professionale, si sviluppa secondo le disposizioni del decreto del Ministero dell’Università del 3 novembre1999, n°509.
Il percorso prevede più livelli: laurea in
infermieristica (triennale) che ha l’obiettivo di assicurare allo studente
un'adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali .
E' il titolo che
abilita all'esercizio professionale, ed è qui che si colloca l’infermiere
generalista. L’infermiere generalista è un infermiere neo-laureato, che
ha competenze garantite dal percorso formativo di base molte delle quali
trasversali. Gli infermieri generalisti devono avere conoscenze cliniche
che possano permettergli l’applicazione del problem solving in diverse
situazioni cliniche, devono saper porsi quesiti sulla pratica, questo per
favorire la crescita della ricerca, e devono essere capaci di applicarne i
risultati, devono avere capacità di lavorare con altri professionisti.
L’infermiere generalista ha una conoscenza “formale” (quadri clinici,
segni- sintomi) non ha una capacità di agire immediata per risolvere il
problema, ma deve riflettere, riporre l’attenzione a quanto precedentemente
appreso; il percorso di problem solving è rigidamente rispettato, la sua
conoscenza è però facilmente “trasmissibile” e non ha difficoltà di
riportare le conoscenze. Ha però poca esperienza e procede per confronti (
spesso pochi) visti fare o vissuti.
L’infermiere esperto ha acquisito conoscenze dopo alcuni anni di esperienza lavorativa e riflessione critica sulla propria pratica. Riconosce una modalità pro attiva di stare dentro l’organizzazione sanitaria che porta l’infermiere ad apprendere dall’esperienza, interrogandosi su quello che accade, su quello che vede, su come potrebbe fare meglio, a cercare nella teorie supporti alla pratica. In un percorso circolare di pratica, riflessione critica, teoria, riflessione critica, pratica che porta gli infermieri a diventare infermieri esperti. L’infermiere esperto lavora con intuito , ha una grande esperienza ed è capace di “sentire il paziente” prima che questo manifesti in modo conclamato un quadro clinico. Ha conoscenze tacite, vissute , le risposte assistenziali sono veloci e spesso efficaci. Ha difficoltà di scindere la pianificazione dalla erogazione dell’assistenza , è questo può essere un limite che lo porta a non pianificare la sua assistenza. Anche in situazioni molto caotiche riesce a tenere a sotto controllo “il tutto”.
Dopo la laurea triennale può essere acquisita la laurea Magistrale (2 anni) e, probabilmente nel prossimo anno accademico sarà possibile accedere al Dottorato di ricerca ( 3 anni). I Master si collocano tra laurea di base e magistrale (primo livello ) ed è con il master che l’infermiere acquisisce competenze avanzate, aumenta il suo “sapere che”, non solo in ambito clinico , ma anche manageriale – organizzativo, gestionale, di pianificazione, progettazione e valutazione dell’assistenza ha competenze nella ricerca. I Professionisti che acquisiscono il titolo di master sono gli infermieri avanzati. L’infermiere avanzato è in grado di realizzare un accertamento complessivo dei bisogni di salute, dimostrando un elevato livello di autonomia e abilità nella diagnosi e trattamento, il suo ruolo funzionale si integra con quello di educatore, ricercatore, manager e deve avere abilità di leadership e consulenza. Deve dimostrare elevate capacità di pensiero critico, innovazione e creatività.5 Gli infermieri con competenze avanzate dovranno collocarsi in ambiti clinici e spendere la propria professionalità non solo nella clinica ( 50% del tempo) ma anche facendo consulenze, ricerche e favorendo la crescita professionale.12 Per permettere un corretto inserimento di queste figure in modo integrato nella clinica sarà necessaria però una differenziazione delle competenze nell’esercizio quotidiano. L’organizzazione dovrà essere rivista e dovranno essere negoziate nuove posizioni, ideati nuovi sistemi di valutazione delle competenze e nuovi sistemi di integrazione.
Bibliografia: