banner di sinistra banner di sinistra
Login
Ricerca
...oppure prova
la ricerca avanzata
Scenario
Organo ufficiale aniarti

Motore di ricerca

Aniarti Survey

Nuova survey su

Intraossea in emergenza: valutazione del consenso da parte degli infermieri

 

Indicizzati

Scenario e' indicizzato su CINAHL

(Cumulative Index to Nursing and Allied Health Literature) in EBSCO HOST.

Un nuovo traguardo per la diffusione della cultura infermieristica.

EfCCNa
Eurpean Federation of Critical Care Nursing Association

www.efccna.org

Connect
Journal of wfccna

Connect

IPASVI
Fed. Naz.Collegi IPASVI

www.ipasvi.it

HON
Health on the Net


Noi aderiamo ai principi HONcode.
verify here.

Scenario - Numero 1, Anno 2013

Preparare il prossimo congresso

Di Maria Benetton

Un titolo che spaventa alla prima lettura, anche per chi di
Congressi Aniarti ne ha visti parecchi. E quel sottotitolo
"come contribuire a cambiare il Paese, cosa stiamo già facendo, cosa vogliamo fare ancora"...
Forte, esagerato, intrigante, veritiero e stimolante. Si continua a parlare di cambiamento in cui l'infermiere può essere parte autorevole, anche nel quotidiano. I periodi di crisi economica, sociale, civile, diventano spesso periodi di riforme o perlomeno di cambiamenti, perchè mettono in luce le inefficienze, gli sprechi, le prerogative, le inutilità del sistema che se è fardello per alcuni, per altri è funzionale al mantenimento di uno “status quo”. Ci si attendono risposte rapide, convincenti, spesso risolutive, ma che talvolta non tengono conto del fatto che il sistema sanitario ha a che
fare con persone vulnerabili, anziane, stanche, governate dalla malattia e non dai vincoli di cassa. Una società complessa come è la
nostra, è continuamente alla ricerca di un equilibrio tra stabilità e cambiamento che hanno entrambi accezioni positive e negative. Stabilità è certezza, solidità, ma anche immobilismo ed il cambiamento
può essere sinonimo di sviluppo, creatività, evoluzione ma in una
valenza negativa può significare insicurezza, dispersione, precarietà, paura. Necessariamente l'uomo, si trova coinvolto
in questa dualità che mette alla prova la sua identità e il suo ruolo di cittadino, lavoratore, malato, caregiver a cui viene chiesto flessibilità ed adattamento unilateralmente, non dando di conforto un altrettanto cambiamento dei modelli sanitari esistenti, organizzativi
ed operativi.
E gli infermieri fin ora come hanno risposto? Ma basta?
Molti sono i cambiamenti che stiamo già vivendo e che mostrano che gli
infermieri non si tirano indietro e che possono proporre soluzioni o nuove prospettive, o che comunque difendono il “buono”. Nella formazione: con la riforma dell'universita' abbiamo fortemente rischiato di perdere il nosto settore scientifico disciplinare Med45 e solo grazie all'impegno degli infermieridocenti ed agli infermieri clinici che insegnano al letto del malato, stiamo garantendo una formazione universitaria pienamente comparabile a quella di altri stati europei. Nell'organizzazione: gli infermieri, oltre a studiare nuovi modelli organizzativi e a mettersi a confronto con le altre professioni della salute, non hanno dato segnali di immobilismo
fine a se stesso, ma li hanno sperimentati. Chiedendo anche ai loro fruitori (malati e familiari) un riscontro, per affondare il mito dell'autoreferenzialità che in ambito sanitario è spesso presente.
Nella clinica: tutta la discussione sulle “nuove competenze”per la professione infermieristica, al di là dei risultati ottenuti – ancora per certi versi congelati - ha messo in luce il senso di smarrimento
(per alcuni) o di arroccamento (di altri), ma anche che comunque la
società ed i sistemi sono cambiati e che chi non vuole procedere non può chiedere agli altri di star fermi. Gli infermieri hanno dichiarato il potenziale operativo che possono avere e che già dimostrano nell'agire quotidiano nonostante il continuo tentativo di riportarli alla subordinazione. Ma ha cominciato finalmente ad emergere che gli infermieri anche nella clinica sono molto cambiati e sono, di fatto, agente di forte cambiamento concreto efficace ed efficiente. Possiamo fare altro? Di più? Certamente sì, ad esempio nel presidiare i cambiamenti, allontanando una certa aura fatalista
che abbiamo. Nella quotidianità delle nostre unità operative, spesso attiviamo cambiamenti che influenzano direttamente o indirettamente l'assistenza, anche producendo risultati ottimali, di valore, ma talvolta queste esperienze si perdono o falliscono perchè il “sistema
apicale” non le supporta. E noi li abbandoniamo; eppure sono cambiamenti che hanno un immediato riscontro, perché intercettano subito il bisogno. Credo che un forte lavoro dovremmo farlo come infermieri nell’essere più decisi e valorizzare con maggior convinzione le nostre proposte e sperimentazioni. Il Congresso Aniarti di novembre sarà il momento in cui potremo confrontarci e
presentare alla comunità professionale quali piccoli o grandi cambiamenti gli infermieri hanno determinato, senza dimenticare efficienza ed appropriatezza ma altrettanto senza abbandonare la
centralità valoriale della nostra professione. Sarà la vetrina in cui documentare, mettere alla luce del sole, dire a tutti – senza protagonismi, ma per semplice amore dell’oggettività – il pensiero degli infermieri sul nostro Paese e la loro azione nella quotidianità per cambiare questo Paese, non solo il servizio per la salute. Nella convinzione che assistere è una funzione sociale con una forte
valenza civile. Non parlarne significherebbe impedire che una forza finora sottaciuta se non trascurata, aiuti l’urgente evoluzione comune.

Scarica il PDF dell'articolo

Maria Benetton. "Preparare il prossimo congresso" Scenario 1 (2013): 3-3

La persona affetta da obesità morbosa in pronto soccorso:aspetti rilevanti per l’approccio infermieristico.

Di Stefano Bambi, Marco Ruggeri, Giovanni Becattini, Enrico Lumini

Introduzione: l’aumento progressivo del fenomeno dell’obesità a livello mondiale e nazionale indica che le persone affette da obesità morbosa (classe III° della classificazione OMS) si rivolgeranno in numero sempre maggiore ai servizi di emergenza e alle cure ospedaliere per fatti acuti.
Le caratteristiche peculiari dei pazienti cosiddetti bariatrici impongono, da parte degli infermieri, importanti accorgimenti di tipo clinico, logisticoed organizzativo, a partire dall’accoglienza in pronto soccorso (PS).
Materiali e metodi: revisione narrativa della letteratura internazionale.
Risultati: le dotazioni logistiche per la gestione del paziente con obesità morbosa in PS non sono sempre adeguate alle reali necessità. L’impatto delle persone obese sui carichi di lavoro non è attualmente ben chiaro, anche se sembra che l’obesità grave implichi un tempo maggiore di permanenza in PS. In generale, gli obesi con lesioni traumatiche sperimentano maggiori complicanze e mortalità rispetto ai normopeso. I pattern di lesione traumatica di questa popolazione si caratterizzano per un numero significativamente minore di traumi cranici, una maggior quota di traumi toracici e di fratture delle estremità inferiori. Si rilevano difficoltà nella gestione delle vie aeree, nella pre-ossigenazione, e nella gestione della ventilazione con pressioni protettive (p-plateau ≤ 30 cmH2O). Il reperimento di vene periferiche può essere complesso e richiedere cateterismo
venoso centrale con guida ecografica. L’esecuzione e l’interpretazione di ECG a 12 derivazioni è influenzata dal pannicolo adiposo presente a livello toracico. La misurazione della pressione arteriosa richiede bracciali di misura adeguata. I dosaggi dei farmaci devono essere prescritti sulla base del grado di lipofilia. L’esposizione ed i trasferimenti risultano problematici, e la cute ad alto rischio di lesioni da decubito, e dovute a devices intrappolati nelle pieghe cutanee. La diagnostica strumentale può essere fortemente limitata.
Conclusioni: a oggi è necessario implementare la ricerca in ambito clinico ed organizzativo per ottimizzare l’assistenza verso questa categoria di persone.

(Articolo disponibile solo all'utente Socio)

Stefano Bambi, Marco Ruggeri, Giovanni Becattini, Enrico Lumini. "La persona affetta da obesità morbosa in pronto soccorso:aspetti rilevanti per l’approccio infermieristico." Scenario 1 (2013): 4-15

La scala di valutazione della disabilità da dispnea (SVDD): consolidamento della validazione e rilevazione dei carichi di lavoro infermieristici in Terapia Intensiva Respiratoria.

Di Elisabetta Cemmi, Stefano Terzoni, Cristian Ricci, Anne Destrebecq,

Introduzione: la Scala di Valutazione della Disabilità da Dispnea (SVDD) oggettiva le limitazioni alle attività quotidiane, imposte dalla dispnea, nelle unità di terapia intensiva respiratoria (UTIIR). È già stata sottoposta a validazione preliminare su campione ridotto; questo articolo corrobora la validazione. Inoltre, il dato empirico suggerisce che il carico di lavoro infermieristico aumenti parallelamente alla disabilità da dispnea. Lo studio valuta la SVDD anche come possibile strumento di rilevazione del peso infermieristico dei pazienti in UTIIR, valutando capacità della
SVDD di riconoscere correttamente i pazienti autonomi, parzialmente dipendenti e dipendenti rispetto al metodo svizzero, che utilizza queste tre categorie per determinare i carichi di lavoro
Materiali e metodi: tra settembre e dicembre 2011 è stato arruolato un campione di convenienza (n=18) nell’UTIIR dell’ospedale di Casatenovo, studiato con la SVDD e il metodo svizzero. Per consolidare la validazione della SVDD, sono stati raccolti dati anche con le scale MRC e BADL, da cui essa deriva, analizzando congiuntamente i nuovi dati e quelli vecchi (ntotale=40). Per il confronto col metodo svizzero, si è limitata l’analisi
ai soggetti dipendenti, essendo questi la maggioranza secondo il metodo svizzero (n=16).
Risultati: la SVDD ha mostrato affidabilità (&#945; =0.92), e validità rispetto a BADL (p=0.69, p=0.0002) e MRC (r=-0.61, p=0.0018). La validità rispetto al metodo svizzero, nell’identificazione dei pazienti dipendenti, è buona (r=0.79, IC95%=[0.50;0.91], p<0.0001).
Discussione: la SVDD ha una buona validità rispetto al metodo svizzero, nell’identificazione dei pazienti dipendenti. Deve essere valutata su ampio campione la capacità di individuare quelli parzialmente dipendenti e autonomi. Conferma le doti di validità e affidabilità mostrate nella validazione preliminare.
Conclusioni: lSVDD ha un’utilità clinica (valutazione della disabilità da dispnea) e organizzativa (utilizzo del dato per la rilevazione dei carichi di lavoro e le considerazioni sul fabbisogno di personale infermieristico). Per completare la valutazione, è auspicabile la prosecuzione dello studio.

(Articolo disponibile solo all'utente Socio)

Elisabetta Cemmi, Stefano Terzoni, Cristian Ricci, Anne Destrebecq,. "La scala di valutazione della disabilità da dispnea (SVDD): consolidamento della validazione e rilevazione dei carichi di lavoro infermieristici in Terapia Intensiva Respiratoria." Scenario 1 (2013): 16-23

Utilizzo della scala RASS e dello strumento CAMICU per la valutazione del livello di sedazione e della presenza di delirium nelle persone ricoverate in una terapia intensiva polivalente

Di Valentina Doni, Riccardo Re, Valeria Tancredi, Luigi Cannizzo, Herman Bondi, Gessica Coppolecchia, Alberto Lucchini

Introduzione: la valutazione dello stato di coscienza e l’insorgenza di delirium andrebbero valutati nei pazienti ricoverati in terapia intensiva mediante strumenti standardizzati, semplici e di veloce utilizzo.
Materiali e metodi: valutare l’applicazione della Richmond Agitation-Sedation Scale (RASS) e della Confusion Assessment Method for the ICU
(CAM-ICU) nei pazienti ricoverati in una terapia intensiva polivalente. Studio osservazionale retrospettivo nel periodo gennaio 2007- dicembre 2011. La somministrazione della RASS è stata fatta almeno una volta per turno e ad ogni variazione dello stato di coscienza, mentre la CAM-ICU è stata somministrata quando l’infermiere sospettava la presenza di segni di delirium.
Risultati: su una popolazione di 1523 pazienti sono state ottenute 25.813 misurazioni RASS con un punteggio medio di -1,05 (±1,22). Le rilevazioni totali di CAM-ICU sono state 678 e i pazienti che sono stati oggetto di valutazione di delirium (11,03%).
Le rilevazioni positive sono state in totale 78 (11,50%). Il numero di pazienti con CAM-ICU positiva è stato pari a 45 (26,79%) rispetto a tutte le misurazioni effettuate e pari al 2,95% della popolazione totale.
Conclusioni: al fine di migliorare l’assistenza infermieristica è importante valutare lo stato di coscienza e l’insorgenza di delirium e applicare tutte le strategie assistenziali atte a ridurne l’incidenza. La RASS e la CAM-ICU sono strumenti semplici, facilmente utilizzabili dagli infermieri di area critica.

(Articolo disponibile solo all'utente Socio)

Valentina Doni, Riccardo Re, Valeria Tancredi, Luigi Cannizzo, Herman Bondi, Gessica Coppolecchia, Alberto Lucchini. "Utilizzo della scala RASS e dello strumento CAMICU per la valutazione del livello di sedazione e della presenza di delirium nelle persone ricoverate in una terapia intensiva polivalente" Scenario 1 (2013): 24-28

Monitoraggio utilizzo scheda peri-operatoria infermieristica Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma

Di Gruppo di Progetto, Azienda Ospedaliero - Universitaria di Parma

Introduzione: l’utilizzo della scheda peri-operatoria nel Dipartimento Testa-Collo, elaborata da un gruppo di coordinatori, ha l’intento di ridurre i rischi clinici e ottimizzare il processo assistenziale.
Obiettivo: l’inserimentodella scheda peri-operatoria ha lo scopo di verificare la completezza della raccolta dati del paziente concernente l’episodio clinico, valutando nel contempo il grado di soddisfacimento del personale d’assistenza nell’utilizzo di questo strumento.
Metodo: la scheda è stata utilizzata in 700 pazienti ricoverati per interventi chirurgici nel periodo dal 01-02-2011 al 30-03-2011. L’analisi delle schede compilate ha permesso di stilare dei report e individuare dati relativi alla compilazione delle schede. Il gradimento della scheda è stato testato con un questionario somministrato al personale infermieristico (customer satisfaction).
Risultati: le 700 schede peri-operatorie analizzate riguardano gli interventi eseguiti in un trimestre. Nella prima sezione della scheda è stata valutata la completezza della raccolta anamnestica rispetto al numero di schede compilate e analizzate (77%) e la completezza della raccolta dei dati su specifici target di pazienti rispetto il totale di pazienti di specifico target (83%). Nella terza sezione è stato valutato il tmedio per conta garze sul totale tempo operatorio (%)e nella quarta sezione le attività soggette ad osservazione infermieristica con maggior impegno professionale
totale di attività censite in schede (39%). Il questionario anonimo sul grado di soddisfazione dell’utilizzo delle schede ha raccolto 153 SI e 18 NO, con una scheda inevasa.
Discussione: il monitoraggio della scheda, frutto di una ricerca locale e dipartimentale, ha la funzione di capire o prevedere alcune condizioni o comportamenti dovuti ad un passaggio di consegna tra operatori.
Conclusioni: il risultato del monitoraggio 2011 è stato soddisfacente, ottimizzabile per il prosieguo, con migliorie compilative e la correzione di alcune note.

(Articolo disponibile solo all'utente Socio)

Gruppo di Progetto, Azienda Ospedaliero - Universitaria di Parma. "Monitoraggio utilizzo scheda peri-operatoria infermieristica Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma" Scenario 1 (2013): 29-35

Vivere con un dispositivo di assistenza Ventricolare sinistro (LVAD-left ventricular assist devices)

Di Chiara Creatti, Dario Moriella, Davide Zanardo

Introduzione: l’impianto di dispositivi cardiaci di assistenza ventricolare a flusso assiale LVAD (left ventricular assist devices) sono attualmentem utilizzati come destination therapy (DT) nei malati di classe NYHA 4, la cui condizione li rende ineleggibili per trapianto di cuore. È dimostrato mche a distanza di un anno dall’impianto queste persone trascorrono la maggior parte del tempo al di fuori dell'ospedale e hanno una buona qualità
di vita.
Scopo: descrivere e comprendere il vissuto di persone che vivono a domicilio con un LVAD a flusso assiale come DT.
Materiali e Metodi: studio qualitativo fenomenologico, attraverso intervista semi-strutturata, a pazienti portatori di LVAD come DT presso il domicilio dopo più di un anno dalla dimissione. Le interviste, audio registrate e trascritte parola per parola, sono state elaborate tramite l’analisi del contenuto.
Risultati: dall’analisi dei dati sono emersi 4 temi principali: “accettare l’impianto”; “adattamento al nuovo stile di vita”; “impatto sulla qualità di vita”; “metafore: cosa significa vivere con un LVAD”. Dopo l’accettazione dell’impianto del dispositivo segue una fase di adattamento nello stile di vita che può comportare anche alcune difficoltà, limitazioni e necessità di aiuto da parte di un caregiver. Tuttavia, il dispositivo è ben accettato
perché vivere con un LVAD significa continuare a vivere e mantenere o addirittura migliorare la propria qualità di vita.
Conclusioni: le persone con LVAD riescono ad adattarsi al nuovo stile di vita e ad accettare il dispositivo come parte integrante del proprio corpo, mantenendo una buona qualità di vita. Lo studio evidenzia alcune criticità nel vivere quotidiano con un LVAD che potrebbero costituire ambito di approfondimento per offrire risposte assistenziali sempre più appropriate.

(Articolo disponibile solo all'utente Socio)

Chiara Creatti, Dario Moriella, Davide Zanardo. "Vivere con un dispositivo di assistenza Ventricolare sinistro (LVAD-left ventricular assist devices)" Scenario 1 (2013): 36-40