Congresso Nazionale Aniarti 2007
Per l'attivita' quotidiana, per l'assunzione di responsabilita', per l'etica della decisione.
Rimini (RN), 15 Novembre - November 2004 / 17 Novembre - November 2004
» Indice degli atti del programma
Relazione introduttiva Elio Drigo
15 Novembre - November 2001: 10:15 / 10:40
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- Introduzione al congresso.
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(Elio
Drigo; presidente Aniarti)
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E’ il nostro 20° Congresso: consapevolezza di una storia e
sobria condivisione di contentezza per i risultati che siamo riusciti a
raggiungere in 20’anni, a vantaggio di tutti, infermieri e nostri
concittadini.
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La presentazione dei lavori di questo congresso è da una
parte motivo di entusiasmo e dall’altra una preoccupazione di prudenza.
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Il tema che tratteremo in questi giorni è fortemente
determinato dalle benefiche ricadute di alcune norme, che negli ultimi
anni hanno trasformato l’impostazione della professione infermieristica
nel contesto delle professioni, delle istituzioni sanitarie e formative,
della società stessa.
-
Per una lettura complessiva ed oggettiva, è giusto
ricordare che la forza dell’impatto di queste norme sulla realtà
infermieristica e sanitaria è stato determinato anche dal fatto che le
leggi che ci regolamentavano erano sostanzialmente ferme al 1940; oltre 60
anni fa. Regio Decreto del 2 maggio 1940! Anche solo per questo
fatto, è di tutta evidenza che erano ormai insostenibili.
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Mi riferisco quindi, soprattutto alle norme del giro di
boa. Cito soltanto:
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- il D.L.vo
502/92 e 517/93 che ha formalizzato l’integrazione fra l’università e il
Servizio Sanitario per la formazione infermieristica,
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- il DM
739/94, che innova il profilo professionale dell’infermiere,
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- il DM
509/99, sugli ordinamenti didattici che regolamentano la formazione
universitaria ed individua le classi di laurea,
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- la L. 42/99,
che definisce l’autonomia della professione infermieristica, e la anche
formale eliminazione del famoso assurdo storico del mansionario
(unica professione ad averlo!),
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- il Codice
deontologico dell’infermiere, utile anche come riferimento giuridico per
l’attività svolta dall’infermiere,
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- la L.
251/2000, che riconosce la responsabilità diretta e la competenza della
pianificazione dell’assistenza all’infermiere e che riconosce la dirigenza
infermieristica.
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Anche altre potremmo citarne, ma queste sono le più
significative, quelle che ci portano ad affrontare il tema della caduta
dei confini tradizionali ed ormai solo formali per l’assistenza, e a
definire nuovi criteri per l’identificazione e la distinzione
dell’esercizio della professione infermieristica rispetto al mondo
circostante.
-
Il titolo del nostro congresso parla di confini
dell’assistenza infermieristica.
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La parola confini evoca identificazioni e diversità
ed evoca anche immediatamente i contatti tra le diversità, indica cioè un
transitare sui confini stessi.
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Entusiasmo dunque per l’identificazione infermieristica che
adesso è finalmente esplicitata anche dalle norme, e prudenza per i
contatti ed i transiti sui limiti della nostra identità.
- E’ cambiato il mondo, sta continuamente
cambiando il mondo, sono cambiate le persone, sono cambiate le regole
della società, sono cambiate le organizzazioni e, finalmente, sono
cambiate anche le leggi per gli infermieri. Niente o quasi, è più come
solo dieci anni fa, e non può essere anche solo come un mese fa.
-
Se prima la parola confine ci indicava un limite
invalicabile, adesso confine significa soltanto il luogo in cui
inizia la libertà responsabile e prudente con l’obiettivo di
permettere e ricercare il massimo di qualità assistenziale per le persone
che ne hanno bisogno.
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Libertà implica
responsabilità.
-
Responsabilità implica
decisione personale.
-
Decisione implica
conoscenza e capacità di valutazione.
- E tutto
sulla certezza di una costante garanzia di rispetto e di massimo interesse
per la persona a cui è rivolto il servizio.
- Il concetto di confine inteso come limite,
è già uscito dalla storia.
-
Vogliamo invece
concentrare le nostre riflessioni su un altro confine: quello della
libertà di percorrere strade nuove, forse inesplorate ma che dobbiamo
percorrere, perché solo noi possiamo e, in un certo senso, siamo
responsabilmente obbligati a percorrere, per la ricerca della qualità
assistenziale e dunque della qualità di vita delle persone.
- La strada percorsa fino ad ora va da
ciascuno di noi conosciuta e valorizzata.
-
· Le
conoscenze, le metodologie operative, le ridefinizioni organizzative e gli
interventi di provata efficacia devono diventare riferimenti non
approssimativi ma puntuali del nostro agire.
-
· La
partecipazione attiva ai processi terapeutico-assistenziali deve essere un
assumersi una responsabilità ricercata e definita soprattutto da noi
stessi.
-
· La garanzia
della protezione e promozione rispettosa della persona deve essere un
elemento che arricchisce l’assistenza specialmente nella particolare
criticità dei contesti intensivi.
-
· La
deontologia e l’etica devono superare i confini ristretti del semplice
rapporto interpersonale per spaziare nella dimensione delle responsabilità
sociali e della vita che si svolge nel mondo.
- Vedremo in questi giorni assieme e molto
concretamente, se e come questo ci sia possibile. Partiremo dall’esame
puntuale della nostra attività quotidiana più comune, quella che forse
siamo abituati a percorrere con automatismi, per ricercare ed indicare gli
elementi di sicuro appoggio, per individuare le piste di una comune
ricerca nel dubbio, per identificare gli ambiti di integrazione con gli
altri professionisti. Per fare questo abbiamo scelto di esaminare il
percorso sanitario di una persona politraumatizzata, in tutte le fasi
dell’assistenza infermieristica intensiva in area critica.
-
Discuteremo sul metodo scelto per il nostro operare,
sulle motivazioni razionali sottese alle scelte ed alle decisioni
difficili, sulle fonti scientifiche ed esperienziali delle proposte.
-
Metteremo in luce ed evidenza gli elementi critici e
problematici delle scelte operate per attivare il dibattito, per
raccogliere con l’aiuto di esperti, altri elementi di valutazione e
definire ulteriormente il quadro nel quale collocare il nostro agire
professionale, soprattutto in prospettiva.
-
Perché il futuro sta premendo forte sudi noi; forse è già
qui.
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Predisponendo i contenuti di questo congresso, ci siamo
convinti di quanto essi siano delicati e decisivi per il futuro nostro e
della professione infermieristica intera.
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La prudenza di cui parlavo all’inizio deriva dalla
consapevolezza della responsabilità che abbiamo in questa occasione,
nell’orientare e gestire la novità che deriva dalla nostra libertà.
-
Fin d’ora voglio precisare, che i dibattiti che
seguiranno alle singole sessioni, dovranno essere considerati parte
integrante del programma di queste giornate di intenso studio.
-
Esclusivamente dalla condivisione diffusa delle scoperte,
dell’esperienza, della rigorosa competenza e dello spessore umano del
nostro operare con i malati in situazione di criticità di vita e le
persone per essi significative, potrà derivare un nuovo livello di
civiltà sanitaria.
-
Il contributo attento e costruttivo di tutti in questo
congresso, sarà importante per delineare insieme la strada nella quale
sviluppare le nostre competenze con coraggio e responsabilità verso i
nostri concittadini, che ci hanno autorizzato, in quanto professionisti,
ad occuparci intimamente della loro salute.
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Credo che, di fronte all’impegno di questi giorni,
dobbiamo augurarci tutti buon lavoro!
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