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Congresso Nazionale Aniarti 2007

Per l'attivita' quotidiana, per l'assunzione di responsabilita', per l'etica della decisione.

Rimini (RN), 15 Novembre - November 2004 / 17 Novembre - November 2004

» Indice degli atti del programma

Le nuove responsabilita' professionali, etiche e giuridiche Marinella D'Innocenzo

15 Novembre - November 2001: 11:40 / 12:20

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Le nuove responsabilità professionali etiche e giuridiche
 
Marinella D’Innocenzo 
Componente Comitato Centrale IPASVI
 
- Trascrizione come da registrazione audio -
 
 
Ringrazio Elio e l’ANIARTI, per le bellissime giornate che dedicano agli infermieri.
Volevo iniziare questa relazione sperando di essere quanto più sintetica possibile, perché la relazione era abbastanza onerosa da un punto di vista di dei contenuti che dovevano essere  affrontati.
Però ho voluto pensare al tema di questa giornata, anzi al titolo del congresso ANIARTI.
Guardando l’orizzonte, preferisco pensare all’assistenza infermieristica avendo di fronte un orizzonte ampio, infinito e quindi ho voluto iniziare dicendo nella consapevolezza dei limiti un’assistenza senza confini, prendendo l’accezione di limite nella sua dinamicità, nel suo modo di porci di fronte a questa consapevolezza, oggi che non abbiamo più confini.
Allora volevo iniziare questa relazione partendo  un pò da quello che è stato tracciato dal Prof. Vecchiato, che ha fatto una relazione brillantissima così come quella di Elio.
Affrontare il tema delle responsabilità, partendo da quello che sta cambiando, da che cosa è cambiato, quali sono gli orizzonti per la professione infermieristica e per i protagonisti della professione :  gli infermieri.
Che cosa è cambiato, sicuramente tutto quello che ci è stato detto  fino ad ora, è cambiato così come ci presentava il Prof. Vecchiato, il nuovo PSN, è cambiata la società civile, è cambiato il sistema economico, sempre più globalizzato, è cambiato il modo di intendere e di fare la politica, anche di una disaffezione progressiva  agli strumenti di questa.
E sicuramente sta cambiando lo stato, le istituzioni, pensate alla legge sul federalismo, sta cambiando il modo di concepire i diritti, di esercitare la democrazia.
Si sono modificate e si stanno modificando i bisogni, i comportamenti, le abitudini, si modificano le aspettative rispetto a tutto questo.
Che cosa è cambiato e che cosa sta cambiando nel sistema sanitario e nelle politiche per la salute.
Noi abbiamo visto attraverso la prima relazione i contenuti del piano sanitario che  ho voluto affrontare specificatamente.
Come vedete qui c’è  tutta la maggiore produzione legislativa che riguarda la sanità italiana e non solo.
Nel processo di aziendalizzazione che si è avuto dal 1992, con la riforma ter si sono in qualche modo  rafforzati quei principi e ritradotti nell’impianto più generale del servizio sanitario, quei principi forti contenuti nella Legge 833/78.
Oggi ci troviamo di fronte a questa realtà che il federalismo, a come questo si tradurrà da un punto di vista della tutela del diritto alla salute nelle varie regioni, nonostante un PSN abbia ripreso i contenuti forti, quei principi previsti dalla riforma ter e dalla prima riforma sanitaria.
Sta cambiano perché è la prima volta dopo la Legge 42/99, che un intero  decreto riguardi la professione infermieristica, il DL 402 del 12.11.01, affronta la questione infermieristica dando alcune risposte anche abbastanza significative ai problemi posti dalla professione al nostro governo e alla società civile italiana.
Che cosa è cambiato e che cosa sta cambiando nell’assistenza infermieristica.
Sicuramente la Legge 42/99 ha significato un passo avanti, un passaggio epocale, ma anche un non ritorno, mi piace sempre dire che con questa legge noi dobbiamo fare i conti con tutto quello che sta accadendo e non con quello che è accaduto.
Dobbiamo tenere presente una grossa memoria storica su quelli che eravamo, ma dobbiamo affrontare oggi la realtà tenendo conto di quello che dobbiamo essere, di quelli che saremo nel futuro di questa società, nel futuro dei cittadini che hanno bisogno di risposte ai problemi di salute; e quindi come diceva Elio prima, dare una lettura, come dobbiamo affrontare la professione, quali sono le strategie per arrivare a rendere la professione infermieristica a quella che oggi  è la produzione legislativa  più evoluta a livello europeo.
Con la Legge 42/99 non c’è più il mansionario e la professione ha definitivamente superato l’ausiliarietà, non ci sono più alibi colleghi, non si può più pensare che si ritorna indietro, ecco perché mi piace guardare a queste giornate con un orizzonte infinito.
È stato definito il campo  di attività proprie dell’infermiere, si sono rafforzati tutti quei contenuti che sono dentro il profilo professionale, gli ordinamenti didattici i contenuti formativi, cioè quello che ci viene somministrato ma anche trasmesso durante un percorso formativo così articolato, così composito, così impegnativo per gli infermieri durante i nostri tre anni di studio universitari.
Viene rafforzato e riproposto il valore enorme del nostro codice deontologico, uno tra i più evoluti nel mondo, con la Legge 251/00 che è un pò la prosecuzione, l’evoluzione della Legge 42/99, viene attribuita la diretta responsabilità e  gestione dell’assistenza infermieristica agli infermieri, vengono impegnati gli infermieri all’utilizzo di metodologie di pianificazione per obiettivi, sempre questa legge ci impegna a rivedere l’organizzazione del lavoro attraverso l’applicazione di modelli di assistenza personalizzata.
Il Decreto Ministeriale sulla riforma universitaria, quello che segna il passaggio da una istruzione che era ancora in qualche modo non ancorata alle altre professioni, agli altri professionisti  sanitari invece ci ancora a tutti gli altri, ci da quella pari dignità, già prevista con la Legge 42/99 e quindi il DM rafforza questa volontà di vedere gli infermieri insieme con gli altri professionisti al centro di un grosso sviluppo ed evoluzione.
Vedete che l’ordinamento della laurea, riprende e rafforza il concetto dell’infermiere professionista sulla base delle sue competenze, conoscenze acquisite, perché attraverso queste è in grado  di pianificare, gestire e valutare l’intervento infermieristico.
L’ultimo decreto, il DL di cui parlava Elio, e che ci ha visto come Comitato Centrale impegnati in questi ultimi mesi, affinchè finalmente si dessero risposte concrete al problema dell’emergenza infermieristica,.
Ci rendiamo conto che questo decreto se pur positivo non risolve in maniera complessiva il problema dell’emergenza infermieristica, ma questo è un decreto che dà un segnale alla professione, che responsabilizza ancora più la professione rispetto al compito di dare risposta ai bisogni di assistenza infermieristica di cui ha bisogno il paese.
In questo DL si affronta uni dei problemi che noi come professione abbiamo posto, e quello che dopo la riforma universitaria e l’ingresso definitivo all’università della professione infermieristica già sancito nel 1992, con il DL 592 ci fosse l’equipollenza per altro già prevista, già conquistata con la Legge 42/99 all’ articolo 4 comma 1, venisse ripresa, riproposta l’equipollenza tra vecchi titoli oramai resi equipollenti ai Diplomi Universitari con la Legge 42/99 che ci fosse questo riconoscimento invece con le nuove lauree.
Bene questo riconoscimento c’è stato e l decreto dice che i titoli sono validi ai fini del proseguimento e dell’accesso alle lauree specialistiche e ai master  di 1 ° e 2° livello.
C’è il riconoscimento ufficiale della necessità per gli infermieri di avere la formazione complementare, quindi si riconosce il valore anche in termini di titoli ai fini della carriera del master di 1° livello, quindi della formazione complementare.
Viene definita la necessità di individuare gli standard assistenziali, e vengono previste le prestazioni aggiuntive in libera professione.
Quindi se i bisogni sanitari si modificano con il modificarsi della società e dei suoi sviluppi politici, economici, come abbiamo visto all’inizio, se il nuovo scenario legislativo presuppone  professionisti in grado di leggere  e interpretare i processi di cambiamento, se l’obiettivo della nostra professione, del nostro agire quotidiano è garantire il massimo di qualità assistenziale per le persone che ne hanno bisogno, qual è il confine, come porre limiti responsabili ad un’assistenza infermieristica senza confini, come percorrere quelle strade nuove per la qualità assistenziale che vengono indicate nell’invito che l’ANIARTI fa a tutti i partecipanti, quali sono le nuove responsabilità, perché sono diverse da quelle di prima, pur rimanendo sempre le stesse, so che è un giro di parole che può sembrare un esercizio, ma  in realtà quali nuove responsabilità ci sono così come le evidenziava Drigo.
La Legge 42/99 e la Legge 251/00 ma non solo il nuovo decreto, tutto quello che adesso vedremo; per quanto riguarda la produzione legislativa che ci riguarda, quindi l’ufficializzazione attraverso una scelta di tutto il paese nella professione infermieristica, dicono che il professionista infermiere è un professionista autonomo e quindi responsabile, e allora l’autonomia non può che essere strettamente connessa alla responsabilità, non ci può essere autonomia se non c’è una forte presa in carico di responsabilità e la responsabilità non può che essere strettamente connessa alla consapevolezza delle decisioni che prendiamo e quando noi infermieri decidiamo, scegliamo nell’agire quotidiano, non lo possiamo che fare sulla base della conoscenza e della competenza, nella capacità di verifica e valutazione ogni volta sui  rischi che le nostre decisioni comportano ed  ecco qui la consapevolezza del limite di un assistenza senza confini.
E allora io sono competente, sono in grado di declinare, sono in grado di capire dove le mie conoscenze riescono a supportare il mio modo di essere professionista, la mia capacità di presa incarico e quindi sono responsabile delle mie azioni, sono responsabile del mio modo di essere infermiere, cioè di quello che faccio, di quello che so, di quello che sono continuamente ogni giorno, dovunque io opero.
Che cosa è la competenza, vediamo un attimo insieme di definire la competenza, come quell’elemento che connota la responsabilità professionale, senza la quale noi oggi non potremmo trovarci qui a dire siamo professionisti.
La competenza è la piena capacità di orientarsi in determinate questioni, e l’idoneità a trattare, giudicare, risolvere determinate questioni, capacità di affrontare efficacemente una situazione interagendo attivamente con l’ambiente, l’essere competente è l’attitudine di una persona a decidere, a scegliere, a valutare quali sono i rischi della decisione presa, delle azioni che vengono svolte, è la conoscenza approfondita della sicura abilità in un dato campo, allora la competenza che cosa è, da che cosa è formata.
È formata da un mix di capacità, dalla capacità relazionale, dalla abilità tecnica, dall’intelligenza, dalla capacità di intuito, sicuramente dall’esperienza, dalla percezione, dalla capacità di osservare, di cogliere, di prendere tutto quello che ci riguarda, dalla conoscenza, da quel bagaglio di conoscenze  vaste, complesse che ci fanno vedere il progetto complessivo della persona, progetto assistenziale e c’è ne fanno assumere le responsabilità.
Quindi la competenza è l’insieme di tutto questo ed è quello che ci fa essere responsabili.
Allora la responsabilità che è strettamente connessa alla competenza, e che quindi  rende in una dimensione nuova la responsabilità dell’infermiere e una responsabilità sicuramente clinico assistenziale, perché fa in modo questa responsabilità così strettamente legata alla competenza,  con quelle componenti della competenza che abbiamo visto che ci  rende professionisti in grato di praticare, di rendere la pratica clinica sulla base dell’evidenza scientifica, un modo di lavorare e legato all’appropriatezza assistenziale, alla capacità di usare efficaci strumenti operativi, quella responsabilità organizzativa gestionale, così legata ai risultati impregnata di quella che ha, che diceva nella visione strategica che diceva il Prof. Vecchiato, nella capacità di acquisire, nella rivisitazione dei processi organizzativi o una sempre maggiore definizione di quello che è giusto, necessario appropriato che l’infermiere faccia, quindi un ampio spazio all’efficienza gestionale e alla valutazione degli obiettivi e dei risultati raggiunti.
Quindi le  nuove responsabilità verso chi, le nuove responsabilità verso la società, gli infermieri hanno una enorme responsabilità verso i cittadini, verso la professione stessa; da loro dipende la capacità di sviluppo della nostra professione, da ognuno di noi, ognuno di noi è chiamato ad  assicurare lo sviluppo  della professione di tutti, nessuno più può pensare di essere solo, perché ognuno di noi rappresenta tanto e viceversa.
La responsabilità anche nella definizione e nella mutualità dei confini con gli altri professionisti   e la capacità di rendere questo orizzonte ampio perché c’è una grossa integrazione professionale.
Allora come vedete tutto quello che è un po’ oggi la produzione legislativa è permeata, connota in se alcuni aspetti che io oggi ho cercato di evidenziare e che dicono molto su quelle che sono le responsabilità, le nuove  e le vecchie responsabilità degli infermieri, così come le presentava Elio, come nuove responsabilità ma che colleghi sono le responsabilità che i colleghi hanno in un sistema sanitario come il nostro, in un sistema sanitario tra i migliori del mondo. L’infermiere, dice il decreto sul profilo, ma anche la Legge 42/99, e lo dice in una maniera semplice ma che da la dimensione enorme  di quello  che rappresenta, l’infermiere è responsabile dell’assistenza infermieristica, dell’assistenza generale ma anche dell’assistenza specialistica e sempre il Codice Deontologico del 99’, dice che l’assistenza infermieristica è  servizio alla persona, e un servizio posto proprio in risposta ai bisogni della persona, il rispetto fondamentali dell’uomo, dei principi etici della professione e condizione essenziale per l’assunzione della responsabilità delle cure infermieristiche; vedete come la dimensione etica assume un vasto senso di prospettiva per gli infermieri.
Il codice deontologico ai diversi livelli di responsabilità dice che l’infermiere contribuisce ad orientare le politiche e lo sviluppo del servizio sanitario, così come ci diceva Drigo verso la fine della sua relazione, quali sono oggi le nuove responsabilità.
Gli infermieri non sono più attori passivi, sono protagonisti e come tali hanno una responsabilità forte, quella di dire la loro anche e soprattutto sulle scelte politiche in termini di politica sanitaria nel paese, loro ritengono che come professionisti al servizio della persona, i diritti fondamentali della persona non possono mai essere lesi nelle scelte politiche ed economiche di questo paese e quindi devono garantire il rispetto dei diritti degli assistiti, l’equo utilizzo delle risorse e la valorizzazione del ruolo professionale.
L’infermiere svolge con autonomia professionale attività diretta alla prevenzione, alla cura e alla salvaguardia della salute individuale e della collettività, espletando le funzioni individuate dalle norme del profilo e utilizzando, metodologie per la pianificazione dell’assistenza.
Come vedete vengono riprese dalla legge esattamente alcuni richiami a quali tipi di responsabilità è chiamato oggi l’infermiere.
L’infermiere assume la responsabilità in base alla competenza raggiunta e quindi di nuovo riproposta la  connessione tra competenza e la responsabilità, riconosce l’infermiere che l’integrazione è la migliore possibilità per far fronte ai problemi dell’assistito, l’infermiere riconosce i limiti delle proprie conoscenze e competenze e declina la responsabilità quando ritiene di non potere agire con sicurezza.
Bene colleghi, questi due punti, due commi del codice deontologico sono fondamentali, perché c’è un richiamo verso una responsabilità fondamentale, da un lato riconoscere i propri limiti, cioè dire io non ho tutte quelle conoscenze  che mi consentono di assumermi la responsabilità del rischio di una manovra sbagliata, di una decisione presa non con grosso approfondimento, non con grossa riflessione e c’è una doppia responsabilità, quello di riconoscere nell’altro nel collega quella competenza che oggi io non ho, quella conoscenza che io ritengo di non potere avere e che ritengo quindi approfondire e che quindi ho l’obbligo di andare a rivedere e riverificare, per ora ci chiama ad una responsabilità che è quella di utilizzare quell’enorme patrimonio di conoscenze e di competenze di cui il nostro mondo è pieno, questo riconoscere nell’altro collega che ci sta vicino, del collega di un altro reparto, quella competenza specifica, quella competenza maggiore della nostra per potere garantire le migliori cure alle persone.
E allora se la consapevolezza dei limiti per una assistenza senza confini è strettamente legata alle nuove responsabilità che derivano dalle competenze acquisite dall’infermiere, dalle competenze esercitate, dalle competenze revisionate continuamente, la revisione e la manutenzione continua delle competenze impone quelle responsabilità che noi abbiamo definito nuove ma perché si riempiano e si coniugano con quelle di una volta, così definite nuove e vecchie, ma vi ripeto solo per un’esercizio di oggi, per riflettere un po’ di più sul tema della responsabilità, quelle responsabilità che sono professionali legati alla dimensione assistenziale, gestionale, formativa sugli obiettivi, sui processi, sulla definizione e revisione dei processi, sull’attenzione alle nuove responsabilità legata ai risultati, alla verifica continua del raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Quella responsabilità etica che secondo me e secondo noi si configura nel mantenere l’impegno valoriale nell’agire quotidiano, quei principi che devono in qualche modo, supportare veicolare, raddrizzare i nostri comportamenti, l’agire di tutti i giorni, nel tradurre operativamente i principi e i valori del codice deontologico.
Io vi riporto qui due passaggi di alcuni commi del codice deontologico dell’ICN, International Council Nursing e il codice di condotta etica ed è estremamente significativo per gli infermieri a livello internazionale riprendono questi aspetti nei codici di condotta degli infermieri di tutto il mondo e dicono nella parte nel capitolo riguardante l’infermiere e la pratica assistenziale, la pratica clinica, l’infermiere ha la diretta responsabilità e la competenza per la pratica infermieristica e coniuga di nuovo la responsabilità alla competenza e quindi ha la diretta responsabilità e competenza per la pratica infermieristica e per il mantenimento delle competenze attraverso l’apprendimento continuo.
L’infermiere dicono, nell’erogazione dell’assistenza si assicura che l’uso delle tecnologie, delle apparecchiature scientifiche avanzate siano compatibili con la sicurezza, la dignità e i diritti delle persone, con una ricaduta positiva sulla professione e con un aumento della fiducia delle persone.
Le responsabilità giuridiche, si sono in qualche modo riempite di ulteriori  responsabilità per il fatto che noi siamo oggi dei professionisti dentro un processo continuamente in via di sviluppo, in via di evoluzione come quello del nostro sistema sanitario, quindi alle responsabilità classiche, quella civile, penale e amministrativa,  per altro enormi e complesse, ci sono le responsabilità legate alle nuove regole della pubblica amministrazione, alle nuove regole del rapporto di lavoro, della struttura del rapporto di lavoro come si è modificato negli anni il rapporto di lavoro dell’infermiere, responsabilità oggi legate alla struttura dei contratti, anche l’ultimo contratto chiama l’infermiere ad essere sempre più protagonista del proprio vissuto professionale, della propria partecipazione e compartecipazione alle scelte più generali di politica sanitaria e sindacale, e una responsabilità sempre più legata ai meccanismi di funzionamento delle aziende sanitarie.
Gli infermieri sono chiamati alla partecipazione nelle scelte, a definire le linee strategiche di sviluppo delle aziende attraverso quello  che oggi le leggi ci hanno messo a disposizione, pensate alla Legge 251/00 che ha creato le condizioni per la dirigenza infermieristica, ma non solo a tutto quello che è stato riportato nella legge di riforma, nella legge ter con la partecipazione degli infermieri ai collegi di direzione e tutto quello che la riforma sanitaria, e oggi  i processi di cambiamento e di sviluppo delle politiche sanitarie hanno portato e comportano per gli infermieri e la professione infermieristica.
Che cosa è necessario, per articolare, declinare, manutenere e valutare le competenze, che sono quindi quell’elemento significativo per l’assunzione di responsabilità, che è quella competenza  che ci permette di poter decidere, scegliere e di fare scelte fondamentali e importantissime, su quali cure e qualità, erogare per quanto riguarda le cure infermieristiche alle persone e ai cittadini.
A livello operativo, sicuramente la competenza deve fare i conti con la necessità della formazione continua, non possiamo pensare a maggior ragione perché nel decreto legge è previsto il riconoscimento della formazione complementare, un primo passo e poi ne faremo altri e siamo disposti a farne sempre di maggiori, ma non li possiamo fare  da soli, un gruppo dirigente della professione non può avere un gap enorme della professione, ha bisogno che la professione sia insieme a lui, che la professione lo rappresenti sempre, che rappresenti in maniera totale la risposta qualificata  ai bisogni infermieristici delle persone e allora la formazione continua deve essere uno degli  strumenti attraverso cui  nelle nuove responsabilità noi evidenziamo sempre di più alla cittadinanza le persone come il professionista infermiere può rispondere ai suoi bisogni, a una pratica basata sull’evidenza scientifica, l’appropriatezza, il discorso sull’equità, cioè la possibilità di rendere l’accesso fruibile a tutti i cittadini e  non penalizzare attraverso logiche di razionamento che sono le liste di attesa, che sono quegli strumenti terribili attraverso cui un sistema  come il nostro, pieno di principi non riesce a rendere un sistema sanitario così solidaristico, così equo come quello nostro.
Bene , gli infermieri attraverso una pratica basata sull’appropriatezza, basata su quegli elementi che tra evidenza scientifica e la possibilità di erogare le cure necessarie a chi ha bisogno, rendendo i cittadini tutti uguali da un punto di vista di approccio alle cure e questo è evidentemente uno di quegli aspetti che ci connoterà sempre di più come una professione al passo con lo sviluppo.
L’uso di strumenti operativi così come riportava Elio, il prof. Vecchiato come oggi le linee guida sono un mix tra linee guida clinico e anche assistenziali che orientano anche all’assunzione di responsabilità e la grossa partita che noi dobbiamo giocare sull’integrazione professionale.
A livello organizzativo sicuramente dobbiamo fare i conti con una revisione dei processi assistenziali, le figure di supporto su questo dovranno aiutarci, delegare alcuni aspetti che connotano l’inappropriatezza dell’uso della risorsa professionale infermieristica.
Oggi gli infermieri sono il più delle volte condizionati  ad assumere ruoli che non sono i loro e quindi la revisione dei processi deve portate a delegare quello che è giusto delegare ma anche  a far si che gli infermieri possano fare quello a cui sono chiamati, di cui sono responsabili.
Lo sviluppo di strategia per la valutazione della gestione dei rischi, e della scarsa performance o operare tenendo conto di quello  che sono i rischi, anche la sicurezza nelle scelte e la possibilità di attuare i programmi di miglioramento continuo.
A livello formativo  non possiamo più esimerci da fare i conti con la possibilità di continuare il percorso, oggi che c’è ne la possibilità attraverso una maggiore formazione, una maggiore consapevolezza che le competenze vanno riviste, revisionate, manutenute  e quindi la possibilità di accedere ai master, alla formazione in area critica in questo caso e quindi anche la possibilità di utilizzare lo strumento dell’ECM, di cui ci parleranno altri colleghi nel corso di questi giorni.
Le prospettive: io ritengo che la responsabilità si potrà assumere nel momento in cui e su questo abbiamo già iniziato a camminare, nell’aumentare e rafforzare l’autorevolezza della professione infermieristica e la sua credibilità sociale.
Oggi abbiamo una necessità, che è quella di rendere agli occhi di tutti su cui ancora non vuole vedere l’infermiere, sull’infermiere che non vuole vedere se stesso, sull’infermiere che non si vuole rendere conto che siamo in una condizione di non ritorno, che l’assunzione di responsabilità sta anche e soprattutto dentro di noi rispetto a noi stessi cari colleghi, perché spesso il problema principale degli infermieri sono gli infermieri stessi.
La non volontà di riconoscerci come professionisti, dove gli altri già ci iniziano a riconoscere e non  a caso il PSN di cui parlava il prof. Vecchiato ha un pezzo ed è la prima volta nella storia completamente dedicata alla valorizzazione e ad al contributo della professione infermieristica nella possibilità concreta dello sviluppo del nostro SSN, e allora dobbiamo assumerci la responsabilità di rendere più forte la contrattualità che noi abbiamo, quel patto con i cittadini, con le istituzioni e con gli altri professionisti, e allora io concludo colleghi con una cosa che a me piace tanto, quando Elio mi ha detto di questa relazione mi ha fatto subito pensare a questa piccolissima riflessione sulla utopia, che cosa penso degli infermieri, per me e per noi : in realtà sta dove c’è l’orizzonte, mi avvicino di due passi e lei si allontana, cammino di dieci passi e lei si affretta a spostarsi dieci passi più in là, per quanto io continui a camminare non la raggiungerò mai, ma  a che serve l’utopia, per questo nient’altro che per camminare.

 

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