Congresso Nazionale Aniarti 2007
Per l'attivita' quotidiana, per l'assunzione di responsabilita', per l'etica della decisione.
Rimini (RN), 15 Novembre - November 2004 / 17 Novembre - November 2004
» Indice degli atti del programma
Il processo di trasferimento dalla sala d'emergenza ai servizi di diagnostica Stefano Bambi
16 Novembre - November 2001: 09:20 / 09:50
Audio la relazione audio e' composta da due parti fuse assieme
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- IL PROCESSO DI
TRASFERIMENTO DEL POLITRAUMATIZZATO DALLA SALA EMERGENZE AI SERVIZI DI
DIAGNOSTICA.
- Stefano Bambi –
D.E.A. Azienda Ospedaliera Careggi, Firenze
-
-
1- Criteri di priorità per le indagini diagnostiche.
-
Il supporto avanzato vitale del politraumatizzato
all'interno della struttura ospedaliera, trova nel corretto approccio
diagnostico strumentale al dipartimento di emergenza, la chiave di volta
per la sopravvivenza del paziente durante la golden hour, e per il
miglioramento della qualità di vita residua della vittima.
-
In questa tipologia di malato, la clinica mostra evidenti
limiti, poichè esiste una pletora di lesioni potenzialmente minacciose per
la vita spesso nascoste da altre insufficienze funzionali in atto, che
devono essere escluse mediante le indagini strumentali, indipendentemente
dalla manifestazione (o meno) di segni e sintomi.
-
Data la condizione di criticità in cui versa il malato con
trauma maggiore, diventa essenziale l'esecuzione precoce (in
sovrapposizione alla primary e secondary survey) del numero più ampio
possibile d'indagini strumentali al letto del malato nella sala antishock,
ed in particolare:
-
- Rx torace (antero-posteriore);
-
- Rx rachide
cervicale (antero-posteriore e laterale);
-
- Ecografia
addominale estesa alla pelvi ed al retroperitoneo;
-
- Rx bacino (antero-posteriore).
-
- Figura 1 – diagnostica
strumentale del politraumatizzato in D.E.A.
-
-
Le raccomandazioni cliniche per il trattamento
intraospedaliero del politraumatizzato individuano nei seguenti
accertamenti il golden standard diagnostico:
-
esecuzione routinaria
-
- Rx torace (antero-posteriore);
-
- Rx colonna
vertebrale in toto (antero-posteriore e laterale);
-
- Rx bacino;
-
esecuzione frequente in presenza di clinica minima o
dinamica presuntiva di lesione potenziale
-
- ecografia
addominale estesa a pelvi e retroperitoneo;
-
- TC encefalo
(estesa a C1-C2);
-
-
TC torace;
-
- TC passaggio
cervico-toracico (C6-T1).
-
- Figura 2 – diagnostica strumentale
standard nel politraumatizzato
-
- Dal momento che il politraumatismo si
caratterizza per l'alta variabilità dei quadri lesionali, e delle
conseguenti insufficienze funzionali che comportano decisioni terapeutiche
diversificate in tipologia e priorità, l'iter diagnostico-strumentale può
essere suddiviso in tre categorie principali relative all'ordine temporale
di esecuzione degli esami, sulla base del quadro clinico prevalente che la
vittima presenta. I diagrammi di flusso che ne derivano rappresentano
semplicemente un indirizzo nella pratica clinica, suscettibile di
qualsiasi variazione, in base all'evolutività del paziente in esame.
-
-
1.1- Politraumatizzato standard
-
Si caratterizza per un sostanziale equilibrio nella gravità
delle diverse lesioni ed insufficienze d'organo: la priorità delle
indagini è determinata dal principio della ricerca delle massime
informazioni diagnostiche con l'utilizzo degli esami più urgenti e più
brevi:
-
-
- Figura 3 – priorità diagnostiche nel
politraumatizzato “standard”
-
-
- 1.2-
Politraumatizzato con prevalenza di shock
-
Il quadro clinico è predominato dallo stato di shock
rispetto alla componente neurologica delle lesioni; questo determina la
ricerca prioritaria di condizioni emorragiche a carico di torace ed addome
(fig. 4-5) contemporaneamente alle cause di shock cardiogeno (fig.6-7), ed
infine quelle di shock neurogeno.
-
-
- Figura 4 – flow-chart
diagnostica per politraumatizzato in shock grave (I)
-
-
-
- Figura 5 – flow-chart
diagnostica per politraumatizzato in shock grave (II)
-
-
- figura 6 – flow-chart
diagnostica per politraumatizzato in shock cardiogeno (I)
-
-
- figura 7 – flow-chart
diagnostica per politraumatizzato in shock cardiogeno (II)
-
-
1.3- Politraumatizzato con prevalenza del quadro
neurologico
- L'insufficienza cerebrale sovrasta, in
questo caso, tutte le altre lesioni ed insufficienze funzionali presenti,
perciò gli accertamenti diagnostici vengono indirizzati in prima istanza
alla ricerca di condizioni d'interesse neurochirurgico (encefalo e midollo
spinale) (fig.8).
-
E' necessario sottolineare che a parità di lesione
presente, il sanguinamento addominale riveste caratteri di priorità di
trattamento chirurgico rispetto all'emorragia cerebrale, laddove non sia
possibile un intervento in contemporanea.
-
- Figura 8 – flow-chart diagnostica per
politraumatizzato con priorità neurologica
-
-
-
1.4- Altri accertamenti strumentali
-
Oltre all'esecuzione routinaria di un ECG, in particolar
modo nei traumi toracici, esiste un altro gruppo di esami diagnostici di
seconda istanza ad indicazione limitata, , in base alla clinica del
malato:
-
-
laringoscopia/broncoscopia; (effettuabile in sala antishock)
-
- endoscopia
digestiva; (effettuabile in sala antishock)
-
- angiografia;
-
- uretrografia
retrograda;
-
- urografia
endovenosa.
-
-
2- Criteri di priorità di trattamento
-
Effettuato il bilancio lesionale del paziente, l'iter
terapeutico viene deciso generalmente di comune accordo dai vari
specialisti coinvolti nelle cure, sulla base della gravità clinica degli
insulti.
-
Ovviamente il percorso diagnostico-terapeutico preventivato
è suscettibile di modificazioni o interruzioni immediate al variare delle
condizioni del paziente.
-
La suddivisione dei trattamenti in ordine di priorità dal
momento di accesso del paziente politraumatizzato al dipartimento di
emergenza si compone di tre fasi:
-
1- rianimazione
interventi immediati salvavita contemporanei alla primary survey;
-
2- interventi
terapeutici immediati con indagini diagnostiche minime o non necessarie:
-
I - emopericardio:
pericardiocentesi;
-
II - emorragie esterne :
emostasi chirurgica;
-
III - ferite penetranti
mediastiniche, dei grossi vasi o broncopolmonari: toracotomia immediata;
-
IV - ferite addominali
penetranti: laparotomia immediata;
-
3- interventi
terapeutici d'urgenza con indagini diagnostiche di vario livello:
-
V - shock emorragico da
-
emoperitoneo: laparotomia;
-
emotorace: toracotomia;
-
lesione vasale
mediastinica: toracotomia;
-
ematoma retroperitoneale
con lesione di organi/vasi : intervento chirurgico;
-
VI - lesioni intracraniche
espansive: craniotomia decompressiva;
-
VII - shock emorragico
modesto e controllabile: toracotomia o laparotomia;
-
VIII - lesioni
vertebro-midollari: decompressione e stabilizzazione;
-
IX - lesione a visceri in
assenza di shock: osservazione, toracotomia/laparotomia;
-
X - lesioni scheletriche:
riduzione/osteosintesi.
-
-
-
Razionale delle priorità di trattamento del
politraumatizzato
-
il grave shock
emorragico evolve più rapidamente delle lesioni espansive endocraniche;
-
l'emorragia addominale
rappresenta una minaccia più immediata rispetto al sanguinamento
mediastinico;
-
l'ematoma subdurale
acuto ed epidurale hanno elevata priorità chirurgica per le conseguenze
dell'ipertensione endocranica sul tronco encefalico;
-
lesioni renali e
intestinali con shock controllato, e lesioni vertebro midollari
costituiscono urgenze chirurgiche a minor rischio immediato di morte
rispetto agli insulti espansivi intracranici;
-
lesioni viscerali in
assenza di shock sono oggetto di controlli ripetuti e di trattamento a
basso livello di priorità;
-
le lesioni scheletriche
con interessamento vascolare e nervoso sono urgenze chirurgiche
immediatamente dopo la laparotomia e la toracotomia in presenza di grave
shock e la craniotomia decompressiva.
-
-
3- Il trasferimento del politraumatizzato dal DEA alle
diagnostiche strumentali: competenze, responsabilità dell'infermiere nella
pianificazione operativa
-
L'impossibilità tecnica e logistica di effettuare
interamente gli esami previsti dall'iter diagnostico strumentale completo
del politraumatizzato nella sala emergenza determina la necessità di
trasportare il malato all'interno dell'ospedale verso le unità operative
di radiologia.
-
L'allontanamento fattivo dall'ambiente protetto
rappresentato dalla sala emergenze, espone il paziente a numerosi rischi
di complicanze cliniche legate solo in parte alla sua condizione di
criticità.
-
La sensibilità del personale medico ed infermieristico
delle terapie intensive verso questa problematica ha dato origine ad una
serie di studi (peraltro non numerosi) fin dagli anni '70, ma, ad oggi, le
evidenze scientifiche disponibili risultano ancora scarse12, e
permangono molte controversie da risolvere.12-37
-
Il trasferimento intraospedaliero del trauma maggiore, così
come di ogni altra persona in condizioni di criticità vitale, si
prefigura, quindi, come un processo di natura organizzativa e clinica, che
richiede la partecipazione sinergica di tutte le professionalità che
ruotano attorno al malato, con l'obiettivo di assicurare la massima
continuità assistenziale anche fuori dall'ambiente intensivo.4
Questo comporta un'attenta pianificazione delle fasi che lo compongono
tenendo conto di tutta una serie di variabili d'influenza che se ignorate,
possono mettere seriamente a repentaglio la sicurezza e la vita del
paziente:
-
-
caratteristiche architettoniche ospedaliere;
-
- timing;
-
- unità
operative di destinazione;
-
- mezzo di
trasporto;
-
- tecnologie a
disposizione;
-
- alterazioni
fisiologiche del malato durante il trasferimento;
-
- complicanze
legate all'equipaggiamento (mishaps-incidenti).
-
-
3.1- personale incaricato del trasferimento.
-
Le uniche linee guida veramente autorevoli sul trasporto di
pazienti critici all'interno dell'ospedale sono quelle della Task Force
costituita da membri della Society of Critical Care Medicine e
dell'American Association of Critical Care Nurses, pubblicate nel 199319.
Il documento prodotto individua nel numero di 2 operatori, il personale
minimo richiesto per il trasferimento del malato: l'infermiere di area
critica assegnato al paziente, accompagnato da una tra le seguenti
figure:il terapista della respirazione, il tecnico di area critica, o
l'infermiere non specializzato (registered nurse).
-
L' unica alternativa prevista è rappresentata da un
infermiere con specifico training per il trasporto di pazienti critici.
-
La presenza del medico viene contemplata solamente nei casi
di instabilità delle condizioni fisiologiche e laddove siano previsti
interventi in acuzie, che vanno oltre gli standard previsti dalla
competenza dell’infermiere specializzato.19
-
Per quanto riguarda l'utilizzo di team infermieristici
appositamente formati ed addestrati nella gestione autonoma del trasporto
intramoenia di malati intensivi per l'esecuzione d'indagini strumentali,
uno studio retrospettivo americano ha dimostrato una significativa
diminuzione dei rischi annessi al trasferimento, ed una migliore
erogazione della continuità assistenziale (Stearley, 1998).30
-
Lo "Stat Nurse Program" prevede la certificazione in BLS,
ACLS, e PALS; è auspicabile che l'infermiere possieda un baccalato in
scienze infermieristiche e sia certificato in assistenza in area critica.
La formazione specifica dello "stat nurse" ha come obiettivi
l'orientamento assistenziale verso tutte le tipologie di pazienti, lo
sviluppo di strategie di prevenzione dei bisogni e dell'insorgenza di
complicanze relative, e la familiarizzazione con gli ambienti radiologici.
Le competenze acquisite si traducono in responsabilità dirette nei
confronti del trasporto, del monitoraggio e del mantenimento della
stabilizzazione (attraverso interventi terapeutici) della persona che
versa in condizioni critiche.
-
A conferma dell'alto grado di preparazione e competenze
necessarie all'infermiere che effettua un trasferimento intraospedaliero,
ci sono le linee guida emanate dall'American Association of Respiratory
Care1, che prevedono la formazione in ACLS e PALS, e la
presenza di almeno un operatore ben addestrato all'intubazione tracheale.
-
Tutta la letteratura esaminata concorda unanimemente nel
raccomandare la presenza del medico se le condizioni del paziente sono
instabili.
-
I modelli appena esaminati dovrebbero essere pienamente
recepiti dalla realtà infermieristica italiana, dal momento che la
maturità professionale, normativa, deontologica e formativa è finalmente
giunta a compimento.
-
Pertanto:
-
1.1- il personale
che accompagna il paziente politraumatizzato si compone dell'infermiere di
area critica assegnato al paziente e del medico; è auspicabile la presenza
di una figura di supporto (ASS, OTA, OSS) nel ruolo di barelliere, per non
distogliere il personale direttamente responsabile del malato critico
dalle funzioni di monitoraggio e trattamento nelle fasi di trasporto;32
-
1.2- l'infermiere
incaricato del trasferimento intraospedaliero del malato critico dovrebbe
essere certificato in ACLS e ATLS, ed aver ricevuto formazione
specialistica nel nursing di area critica;
-
- Quesiti
-
a- quali responsabilità
caratterizzano l’operatività dell’infermiere di area critica nel
processo di trasferimento rispetto al collega non specializzato?
-
“L’infermiere assume
responsabilità in base al livello di competenza raggiunto…” (cod.
deontologico 3.2). Gli standard formativi indicati dalle linee guida
presenti in letteratura individuano nella rianimazione cardiopolmonare
avanzata e nella specializzazione in area critica gli standard previsti
per il personale che opera il trasferimento; l’infermiere italiano è
ormai da tempo coinvolto nei processi formativi di ACLS e ATLS; il
master di I livello in area critica fornirà le competenze necessarie
alla pianificazione ed alle attività di gestione e coordinamento in aree
di nursing clinico specialistico come questo; ad oggi anche l’esperienza
professionale riveste un peso importante nella capacità dell’infermiere
di operare in contesti ad alta complessità, ma deve trovare un percorso
di verifica e validazione delle competenze acquisite per essere tradotta
in accreditamento personale e collocata nell’ambito di standard di
nursing clinico avanzato predefiniti.
-
b- quali sono i criteri
per stabilire se un paziente può essere trasferito senza il medico?
-
La pianificazione del
trasferimento intraospedaliero, pur seguendo le linee guida, deve essere
effettuata sulla base delle risorse tecnologiche, logistiche e
professionali presenti: questo comporta la necessità di formulare
protocolli operativi multidisciplinari locali che individuino i criteri
clinici di trasferimento di esclusiva responsabilità infermieristica o
medica; in particolare, pazienti critici in condizioni di stabilità dei
parametri fisiologici, possono essere accompagnati da infermieri che
possiedono i requisiti specialistici di cui al punto 1.2, con competenze
specifiche nel mantenimento della continuità terapeutico-assistenziale
in diagnostica, e nella valutazione delle necessità di interruzione
immediata del processo, con l’istituzione di trattamenti adeguati alle
condizioni presenti.
-
-
3.2- coordinamento e comunicazioni pre-trasporto
-
La buona riuscita del trasporto intraospedaliero richiede
una pianificazione infermieristica dettagliata non solo degli interventi
assistenziali diretti al paziente, ma anche di tutti gli aspetti logistici
ed organizzativi che costituiscono una parte essenziale dell’intero
processo.
-
Particolare attenzione dovrebbe essere posta nei confronti
della predisposizione e della redazione dei supporti informativi, che
rappresentano un dovere non solo etico (nuovo codice deontologico art.
4.7), ma anche una tutela legale a testimonianza dell'operato
professionale, ed una preziosa fonte di reperimento di dati utili per la
ricerca.
-
In ultima analisi, la pianificazione delle fasi
pre-trasporto prevede il soddisfacimento delle necessità informative dei
familiari e il loro adeguato coinvolgimento nel processo di cura della
persona (nuovo codice deontologico art. 4.3).
-
2.1- l'infermiere
incaricato del trasferimento coordina i tempi di trasporto del
politraumatizzato con le unità operative di diagnostica strumentale per l'inizializzazione
immediata degli esami programmati all'arrivo del paziente;19 si
assicura della presenza del materiale e dei dispositivi necessari per il
supporto terapeutico, e garantisce il passaggio di informazioni
infermieristiche e tecniche al personale accettante per l'accoglienza del
malato; predispone la documentazione clinica prodotta al momento;
-
2.2- in
collaborazione col medico, si accerta dell'avvenuta attivazione delle
consulenze specialistiche previste presso l'unità di radiodiagnostica;
-
2.3-
l'infermiere, in ambiti idonei al mantenimento della privacy, informa le
persone significative circa la destinazione, le modalità, gli scopi, ed i
tempi delle procedure; se possibile, fornisce le notizie in contemporanea
a quelle di natura clinica comunicate dal medico; se necessario, contatta
l'unità operativa di destinazione definitiva del paziente per notificare
la presenza di familiari al seguito del paziente e favorirne l'accoglienza
e l'informazione;
-
2.4- i requisiti
del supporto informativo dedicato al trasporto intraospedaliero sono:
-
- rapidità
di compilazione;
-
- griglia
multiparametrica;
-
- aree
predisposte per: bilancio entrate/uscite, terapia schedulata effettuata,
terapia di emergenza, manovre invasive; diagnostica strumentale
effettuata; orari di partenza, esecuzione delle indagini, e ritorno; note
di decorso;
-
- Quesiti
-
a- qual è il confine tra
“notizie mediche” e “notizie infermieristiche”?
-
In area critica ed in
particolar modo in emergenza risulta veramente difficile segnare in
maniera netta il confine tra gli ambiti medici e quelli infermieristici,
che operativamente risultano strettamente complementari e frequentemente
sovrapposti; questo si riflette pertanto anche nella natura delle
informazioni erogate ai familiari del paziente critico, che generalmente
soddisfano il bisogno di rassicurazioni eminentemente cliniche…
-
b- su quali basi
l’infermiere può dare ai familiari informazioni di natura clinica sul
malato?
-
“L’infermiere partecipa
all’individuazione dei bisogni di salute della persona…” (DPR 739/94
art. 3 par. a); ogni giorno valutazioni di pertinenza strettamente
clinica, come l’esecuzione del GCS, vengono eseguite dagli infermieri di
area critica per fornire una base alle attività assistenziali erogate:
pertanto diventa non un diritto, ma un dovere professionale trasmettere
le rilevazioni cliniche effettuate ai familiari che lo richiedano, senza
pensare di aver sconfinato oltre le competenze caratteristiche del
nursing.
-
c- quali responsabilità
si profilano in caso di incongruenza tra le informazioni fornite dal
medico e quelle fornite dall’infermiere?
-
In ogni contesto clinico
l’infermiere ed il medico sono tenuti a mantenere aggiornati i familiari
sulle condizioni del paziente, in particolar modo se presenti situazioni
ad alto potenziale evolutivo: questo comporta la necessità di una buona
comunicazione all’interno del team multidisciplinare prima di fornire le
notizie cliniche; la responsabilità di incongruenze informative sarà da
ricercarsi nell’operatore che abbia effettuato valutazioni errate o
nella mancanza di contemporaneità e continuità dei momenti di contatto
con le persone significative.
-
-
3.3- mezzo di trasporto
-
Benchè la letteratura scientifica degli ultimi 10 anni non
accenni al problema, la scelta del mezzo di trasporto per i traumatizzati
all'interno dell'ospedale ricade su due opzioni: il letto o la barella
attrezzata. I criteri decisionali sono: le caratteristiche architettoniche
nosocomiali (accessibilità dei percorsi da compiere), la maneggevolezza,
la sicurezza ed il comfort offerti al paziente, la necessità di limitare
al minimo i passaggi letto-barella, e, non ultimo, i costi.
-
3.1- i requisiti
essenziali del mezzo di trasporto sono: dimensioni ridotte;
maneggevolezza; piano rigido sollevabile e movimentabile in almeno 2
segmenti; snodabilità delle 4 ruote con sistema di bloccaggio separato
anteriore e posteriore; sponde laterali sollevabili; supporti per
strumentazione di monitoraggio, ventilazione meccanica, e sistemi
infusionali; aste reggiflebo; vano apposito per riserva di ossigeno in
bombola;
-
- Quesiti
-
a- che ruolo riveste
l’infermiere nella scelta del mezzo di trasporto da acquistare
nell’unità operativa di appartenenza?
-
E’ anacronistico pensare
che la strumentazione e le tecnologie presenti in unità operativa
debbano essere adottate senza passare per il preventivo parere
dell’infermiere che le utilizza quotidianamente ed in larga parte
autonomamente, e che possiede, quindi, la cognizione delle
caratteristiche necessarie per l’utilizzo ottimale…
-
-
3.4- equipaggiamento per il trasporto
-
L'equipaggiamento che deve accompagnare il paziente durante
il trasporto e la permanenza fuori dalla sala emergenze deve essere
conforme a criteri di garanzia nei confronti delle comuni emergenze e dei
"mishaps" più frequenti, definiti come "tutti quegli eventi non
pianificati che possono avere effetti deleteri sulle condizioni cliniche
del malato";29 l'incidenza totale dei mishaps varia dal 5%7-22
al 34%29 in tutti i trasporti intraospedalieri di malati
critici sottoposti a studio che, in ordine di frequenza, possono essere:
-
-
disconnessione degli elettrodi ECG;
-
- esaurimento
della batteria del monitor;
-
- stravaso o
disconnessione di linee venose;
-
-
disconnessione dell'infusione di farmaci vasoattivi;
-
- problemi
correlati ai cateteri venosi centrali;
-
-
disconnessione di linee arteriose;
-
-
disconnessione dal ventilatore automatico;
-
- estubazione
accidentale;
-
- rimozione
accidentale di SNG;
-
- rimozione
accidentale di drenaggi toracici;
-
Pur non essendo riscontrato in letteratura alcun caso di
morte per le complicanze suddette, l'infermiere è tenuto a compiere tutti
gli interventi necessari per prevenire e/o porre rimedio a questa
tipologia di evenienze che possono mettere a serio repentaglio la
sicurezza del paziente (nuovo codice deontologico art. 4.9); peraltro
l'insorgenza di complicanze correlate all'equipaggiamento non sembra
essere correlata alla tipologia e alla quantità di tecnologia impiegata
durante il trasporto (Smith et al.).29
-
4.1-
equipaggiamento minimo per il trasporto del paziente politraumatizzato:1-19-32-36
-
- monitor
multiparametrico a batterie predisposto per lettura in continuo della
traccia ECG, FC, SpO2 e NIBP;
-
-
defibrillatore/pacemaker transcutaneo a batterie;
-
-
capnografo;
-
-
aspiratore portatile a batterie;
-
- materiale
per l'accesso di base ed avanzato alle vie aeree e per la ventilazione
assistita;
-
- adeguata
scorta di O2 in bombola, con riserva suppletiva calcolata per almeno 30
minuti oltre ai tempi complessivi di trasporto stimati;
-
- materiale
per accesso venoso in emergenza;
-
- farmaci
ACLS;
-
- farmaci
della sedazione, analgesia e miorisoluzione;
-
- adeguate
scorte di liquidi e farmaci per la terapia in corso;
-
- pompe
infusionali;
-
- asse
spinale, collare cervicale, splint per arti;
-
4.2- se
disponibile e/o necessario:1-19-32-36
-
- monitor
multiparametrico con ingressi per pressioni invasive;
-
4.3-
l'equipaggiamento per il trasporto del paziente deve essere mantenuto
operativo 24 ore su 24; il controllo è di responsabilità dell'infermiere
di area critica in base ad appropriate check-list eseguite secondo
protocolli prestabiliti;12-36
-
- Quesiti
-
a- a quali livelli
dell’organizzazione del personale infermieristico ricadono le
responsabilità nel caso di malfunzionamento delle apparecchiature da
trasporto in realtà dove le check-list di controllo non sono attivate?
-
“L’infermiere fonda il
proprio operato su conoscenze validate ed aggiornate…” (cod.
deontologico 3.1): se l’utilizzo di check-list rappresenta l’unico
metodo (riconosciuto internazionalmente) che garantisce l’efficacia e la
completezza dei controlli sulle strumentazioni, eventuali problemi
scaturiti dalla mancata adozione, ricadranno certamente sull’intero
gruppo infermieristico e sul coordinatore, considerato l’obbligo
professionale ai diversi livelli di responsabilità di segnalare e porre
il rimedio migliore possibile alla presenza di carenze e disservizi
(cod. deontologico 6.3)
-
b- quali comportamenti
deve tenere l’infermiere nel caso i cui l’equipaggiamento in dotazione
non sia conforme agli standard individuati, in assenza dei criteri di
eccezionalità?
-
“l’infermiere riferisce
a persona competente e all’autorità professionale qualsiasi circostanza
che possa pregiudicare l’assistenza infermieristica e la qualità delle
cure,…” (cod. deontologico 6.4): la responsabilità professionale verso
il mantenimento degli standard di sicurezza minimi per il trasporto
intraospedaliero deve spingere l’infermiere a pretendere l’adeguamento
delle tecnologie necessarie, comunicando e motivando con l’evidenza
scientifica ai vari livelli di gestione aziendale
le
proprie richieste.
-
-
3.5- supporto ventilatorio
-
La persona vittima di un trauma maggiore presenta
frequentemente, nelle prime fasi successive all'evento, un'instabilità
delle funzioni vitali tale da dover ricorrere all'intubazione
endotracheale e alla ventilazione meccanica. Pertanto il trasferimento in
diagnostica comporta la necessità di assicurare la continuità del supporto
ventilatorio allo scopo di mantenere un'ossigenazione cospicua ed
un'adeguata clearence della CO2, particolarmente importante nei pazienti
con traumatismo cranio-encefalico moderato e grave. L'utilizzo di un
ventilatore automatico da trasporto permette una maggior stabilità dei
valori di pH e CO2 arteriosa rispetto alla ventilazione manuale con
pallone autoespansibile.7-22-28
-
5.1- il paziente
in ventilazione artificiale deve essere mantenuto connesso durante il
trasporto ad un respiratore automatico in grado di erogare volume/minuto,
FR, PEEP, FiO2 identici a quelli ricevuti in sala emergenza;19
-
5.2- il
ventilatore da trasporto deve essere ciclato a volume e prevedere le
modalità di ACV e/o SIMV;1
-
5.3- il
respiratore deve essere dotato di visualizzazione manometrica della
pressione delle vie aeree, e di allarmi acustici e visivi di
disconnessione ed alta pressione nelle vie aeree;1
-
5.4- è possibile
provvedere al trasporto del paziente mediante utilizzo di ventilazione
manuale con pallone autoespansibile o circuito di Waters solo se connessi
a spirometro volumetrico portatile;18
-
-
3.6- livello di monitoraggio
-
Il timore principale degli operatori incaricati di
trasportare un malato critico è che durante il tragitto o in radiologia si
manifestino complicanze cliniche imputate al trasferimento stesso. Molti
studi hanno rilevato la comparsa di alterazioni dei parametri fisiologici
e di eventi critici in percentuali nettamente differenti tra loro
(variabili dal 10 al 68%);12 le discrepanze riscontrate possono
essere dovute alla tipologia dei parametri studiati, alla popolazione
statistica (T.I. generali e specialistiche), e ad atteggiamenti clinici
differenti durante le fasi di trasferimento. La pletora delle complicanze
registrate comprende:
-
- alterazioni
della FC;
-
- aritmie;
-
-
desaturazione arteriosa di O2;
-
- alterazioni
della FR;
-
-
ipotensione/ipertensione arteriosa;
-
- ipotermia;
-
- alterazioni
del segmento ST all’ECG - 12 derivazioni;
-
-
deterioramento neurologico;
-
- aumento
della PIC;
-
- dolore;
-
- pnx;
-
-
sanguinamento;
-
- alterazioni
della CO2 arteriosa;
-
- ACR;
-
Alcuni autori sono giunti alla conclusione che le
alterazioni dei parametri sotto controllo sarebbero comparse
indipendentemente dall'effettuazione del trasporto (Insel et al.; Szem et
al.)25-31; lo studio di Andrews et al.3, invece,
evidenzia che la comparsa di cambiamenti nella fisiologia del paziente
prima del trasferimento sono un indice di predittività della
manifestazione di alterazioni durante il trasporto.
-
Alla luce di questa disamina appare giustificata la
necessità di garantire il continuum assistenziale presente in ambiente
protetto anche durante il trasferimento intraospedaliero del
politraumatizzato (che per definizione è un malato potenzialmente
instabile) mantenendo lo stesso livello di monitoraggio presente in sala
emergenza.
-
6.1- nel
trasferimento di tutti i malati critici sono da preferire i monitor dotati
di pletismografia, per la precoce rilevazione di artefatti che possono
inficiare la lettura del dato numerico dei parametri;
-
6.2- il
monitoraggio di minima per il politraumatizzato prevede:19-36-37
-
lettura in continuo di:
-
- traccia
ECG;
-
- FC;
-
- SpO2;
-
registrazione periodica di:
-
-
FR;
-
-
NIBP;
-
-
TC;
-
- diuresi
oraria;
-
6.3- livelli di
monitoraggio superiori possono rendersi necessari in base alle condizioni
cliniche del paziente:19-37
-
lettura in continuo di :
-
- ETCO2;
-
- IBP;
-
registrazione periodica di:
-
- PVC;
-
6.4- il paziente
in VAM deve essere sottoposto a monitoraggio continuo di:1
-
- pressione
delle vie aeree;
-
- volume
corrente o volume/minuto (se disponibili);
-
6.5- la gestione
complessiva dei sistemi di monitoraggio, il controllo e la registrazione
sugli strumenti informativi sono di responsabilità infermieristica;
-
-
3.7- preparazione del paziente politraumatizzato
-
Gli obiettivi del nursing durante la fase di preparazione
diretta del politraumatizzato al trasferimento in diagnostica sono
caratterizzati da 3 elementi chiave: stabilizzazione clinica, sicurezza, e
comfort.4-12-39 Queste priorità assistenziali costituiscono un
triangolo concettuale i cui vertici si influenzano vicendevolmente
attraverso interrelazioni dirette.
-
Le difficoltà oggettive nell'erogare un'assistenza completa
al paziente, determinate dalla variegata e minuziosa serie di controlli ed
interventi indispensabili prima della partenza, possono essere superate
dall'utilizzo di check list cliniche e strumentali4 tipiche dei
trasferimenti interospedalieri (Tan; Wallace et al.).32-36
-
Il presupposto fondamentale per l'allontanamento del
paziente dalla sala emergenze è il raggiungimento di una soddisfacente
stabilizzazione dei parametri vitali e delle condizioni immediatamente
pericolose per la vita12-37: l'unica eccezione prevista è la
necessità del trasferimento di emergenza in sala operatoria, evenienza
peraltro frequente nel politraumatismo.
-
7.1- valutazione
dello stato neurologico e soddisfacimento delle necessità di sedazione,
analgesia e miorisoluzione del politraumatizzato, in collaborazione col
medico;36
-
7.2- rilevazione
e registrazione sistematica dei parametri fisiologici monitorizzati;
-
7.3- A-B:
valutazione della pervietà delle vie aeree naturali o artificiali; in
condizioni di precaria stabilità, collaborare all'intubazione
endotracheale, alla normalizzazione dei valori emogasanalitici ed
assicurare adeguatamente il dispositivo per prevenire l'estubazione
accidentale;36
-
7.4- C:
valutazione emodinamica; stabilire un numero di accessi vascolari adeguato
per tipologia e calibro; trattare le aritmie potenzialmente pericolose;
perseguire l'omeostasi dei parametri cardiovascolari in collaborazione col
medico, attraverso l'infusione di liquidi e farmaci vasoattivi quando
necessario;12
-
7.5- C: la
condizione di emergenza chirurgica, quando rilevata, determina l'immediato
trasferimento in sala operatoria, evitando qualsiasi dilazione temporale;4
-
7.6- C: controllo
della pervietà dei cateteri intravascolari; mettere in atto tutti gli
interventi necessari a prevenire inginocchiature, deconnessione e
rimozioni accidentali delle linee presenti;12-32-36
-
7.7- D: controllo
pervietà dei drenaggi; posizionare in sicurezza i tubi per evitare la
rimozione accidentale; i drenaggi toracici con valvola ad acqua devono
essere mantenuti al di sotto del livello del traumatizzato ed
assolutamente non clampati;32 l’utilizzo della valvola di Heimlich può essere
di beneficio in presenza di pneumotorace senza drenaggio ematico;
-
7.8- E: valutare
il corretto allineamento dei segmenti corporei del politraumatizzato
sull'asse spinale; provvedere a posizionare le cinghie di sicurezza avendo
cura di evitare distretti corporei lesionati; se presenti splint per arti,
verificarne la corretta tenuta;4
-
7.9- E: prevenire
l'ipotermia con l'utilizzo di mezzi passivi di riscaldamento durante il
trasporto;4
-
7.10- predisporre
la strumentazione di supporto alle funzioni vitali e di monitoraggio sui
supporti previsti, in posizione di facile accesso visivo ed operativo;
provvedere ad assicurarla adeguatamente per prevenire incidenti; eseguire
il setting degli allarmi e delle impostazioni sulla base delle condizioni
cliniche del malato;
-
7.11- trasferire
sulla barella attrezzata le infusioni in corso sui supporti previsti,
posizionandole in sicurezza;
-
7.12- predisporre
per il trasporto i presidi ed i farmaci di emergenza;
-
7.13- prima della
partenza dalla sala emergenza, controllare l'effettiva deconnessione
dell'unità di trasporto del malato da supporti e strumentazioni fisse
presenti;4
-
-
a- quali responsabilità
riveste l’infermiere nel caso in cui un’unità di supporto determini una
lesione al paziente durante una manovra scorretta nel posizionamento?
-
La cosiddetta emergenza
infermieristica degli ultimi anni ha determinato la creazione di figure
di supporto sempre più complesse, culminata con l’istituzione del
profilo professionale dell’OSS (GU n.91 19/04/2001); tra le competenze
tecniche previste vi sono quelle relative all’utilizzo di metodologie di
lavoro come i protocolli, e su specifica indicazione del preposto può
trasportare malati anche allettati (in carrozzina o barella), e “attuare
protocolli specifici per mantenere la sicurezza dell’utente, riducendo
al massimo il rischio”. Alla luce del fatto che la mobilizzazione del
politraumatizzato richiede non solo conoscenze teoriche, ma anche un
training adeguato all’utilizzo dei dispositivi d’immobilizzazione
dedicati, i riferimenti legislativi di cui sopra risultano sicuramente
sfumati. L’infermiere che utilizza per la mobilizzazione del
traumatizzato unità di supporto anche se altamente qualificate) deve
pertanto assicurare un’adeguata pianificazione e procedure strettamente
protocollate, e promuovere percorsi formativi complementari adeguati
alle figure di supporto che intervengono in operazioni non routinarie (BTLS
come per i volontari). In presenza dei presupposti appena menzionati,
l’errore determinato dalla figura di supporto durante la movimentazione
del malato avrebbe solo una ricaduta diretta sulla responsabilità
individuale
-
b- quali sono i limiti
all’impiego del personale di supporto in emergenza?
-
Fermo restando che le
manovre di primo soccorso sono previste nei compiti degli OTA, OTA
sperimentali ed OSS, l’infermiere del dipartimento di emergenza dovrebbe
attenersi strettamente alle competenze elencate nelle norme che regolano
le attività delle figure di supporto, ferendo della possibilità di
delegare azioni complementari che richiedono tempo potenzialmente
sottratto ad attività di supporto vitale, quali ad esempio l’invio di
richieste di sangue o esami ematici prelevati, o il taglio dei vestiti
del paziente.
-
-
3.8- continuità dell'assistenza in diagnostica
-
Le problematiche legate all'assistenza del malato critico
durante le indagini radiologiche sono legate essenzialmente a 3 distinti
fattori: le operazioni di trasferimento barella-lettino radiologico,
l'isolamento del paziente per motivi di radioprotezione degli operatori, e
le risorse strutturali dell'unità operativa di radiodiagnostica. In
effetti la ricerca sembra individuare nella fase dell'esecuzione delle
indagini l'anello più debole delle operazioni di trasferimento: il 75% dei
mishaps avviene infatti nel sito di destinazione del paziente, e i 3/4 di
questi durante la tomografia computerizzata (Smith et al.)29.
Questo determina per l'infermiere del dipartimento di emergenza un
notevole carico di responsabilità.10
-
8.1- il
trasferimento del traumatizzato dalla barella attrezzata al lettino
radiologico deve essere eseguito da non meno di 4 persone; l'operazione
deve essere prudente e coordinata per garantire l'integrità del paziente e
degli strumenti cui è collegato;32 il malato deve rimanere
adeguatamente immobilizzato sull'asse spinale, previa verifica della
conservazione del corretto allineamento corporeo da parte dell'infermiere;
-
8.2- per
preservare le riserve a disposizione, le apparecchiature elettriche devono
essere collegate a rete, e i dispositivi di erogazione di gas medicali
connessi alle bocchette del sistema centralizzato;32
-
8.3- il
monitoraggio strumentale deve essere allocato in sicurezza ed in posizione
di adeguato accesso visivo dalla postazione di radioprotezione;32
i microfoni della radiodiagnostica devono rimanere accesi per favorire la
rilevazione degli allarmi sonori;
-
8.4- l'infermiere
in collaborazione col personale della diagnostica, prima dell'inizio delle
indagini, deve verificare che i movimenti del lettino radiologico non
condizionino la sicurezza del malato e non comportino trazionamenti a
carico dei drenaggi, delle linee vascolari, e del circuito di ventilazione
meccanica o di erogazione dell'ossigenoterapia;
-
8.5- il controllo
visivo del malato deve essere mantenuto costantemente per tutta la durata
delle procedure diagnostiche;
-
8.6- ad
intervalli, verificare il bisogno del mantenimento di adeguati livelli di
sedazione, analgesia e miorisoluzione;4
-
8.7- provvedere
al monitoraggio ed alla registrazione dei parametri fisiologici del
paziente;
-
8.8- al termine
dell'esecuzione delle indagini diagnostiche, predisporre le condizioni
organizzative necessarie per il trasferimento in sala operatoria o in
terapia intensiva, previa decisione clinica specialistica (2.1 - 2.2);
-
8.9- se non
disponibili nell'immediato, prendere adeguati accordi con l'U.O. di
radiodiagnostica per il ritiro della refertazione delle indagini eseguite,
senza ritardare il trasferimento del paziente;
-
- Evento critico
-
a- In radiologia non è
presente il numero adeguato di operatori per effettuare il trasferimento
del politraumatizzato dalla barella attrezzata al lettino come da
protocollo…Il medico ordina comunque il trasferimento per non perdere
tempo…L’infermiere ravvisa l’assenza dei criteri di sicurezza per
effettuare la manovra ed il rischio di caduta del paziente dall’asse
spinale…Cosa fare?!
-
“L’infermiere…declina la
responsabilità quando ritenga di non poter agire con sicurezza” (cod.
deontologico 3.3);l’infermiere è il responsabile dell’assistenza
infermieristica generale (DPR 739/94); il bisogno di sicurezza in
emergenza è fondamentale sia per l’utente che per gli operatori
coinvolti; l’adozione di protocolli derivati da linee guida basate
sull’evidenza scientifica permette di garantire un operato efficace e
tutelare la salute adeguatamente. L’infermiere, che ravvisa la mancata
sicurezza dei contesti operativi può assumersi la responsabilità di
rifiutare un ordine medico che comporti un rischio reale di potenziale
danno al paziente o ai componenti del team e mettere in atto gli
interventi necessari per la risoluzione del problema (cod. deontologico
4.9): in questo caso richiedere telefonicamente il personale necessario
all’effettuazione del trasferimento barella-lettino in sicurezza.
-
-
Evento critico
-
b- Il rianimatore (unico
disponibile al momento) è costretto ad allontanarsi dalla TC per
un’improvviso ACR nel reparto di medicina posto al 4° piano; il
traumatizzato è momentaneamente stabile…Dopo pochi minuti si verifica
un’improvvisa ipotensione successivamente accompagnata da tachicardia;
il tecnico di radiologia rileva la presenza di immagini suggestive di
imponente emorragia splenica. L’intensivista viene subito richiamato
telefonicamente, ma è ancora impegnato nell’emergenza…Cosa fare?!
-
Questa è una vera e
propria condizione ai confini dell’assistenza infermieristica…infatti si
configura il paradosso dello stato di necessità all’interno
dell’ospedale, che per definizione è “ambiente protetto”. L’infermiere
che agisce secondo il livello di competenze previste per la gestione
complessiva del processo di accettazione e trasferimento
intraospedaliero del politraumatizzato (cod. deontologico 3.1,3.2) si
assumerà la responsabilità di scegliere l’intervento salvavita adatto
alle circostanza cliniche ed ambientali presenti, ovverosia di
trasportare immediatamente il malato in sala operatoria (precedentemente
allertata durante le fasi di anticipazione).
-
-
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