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Rimini (RN), 15 Novembre - November 2004 / 17 Novembre - November 2004

» Indice degli atti del programma

L' assistenza in sala operatoria Cuneo Mariangela, Moggia Fabrizio

16 Novembre - November 2001: 09:50 / 10:20

Audio  N.B.la relazione audio e' composta da due parti fuse assieme  

 Foto

L’ASSISTENZA IN SALA OPERATORIA
De Boni Nives, Capasso Rosaria, Cuneo Mariangela: Inf. Sala Operatoria - Ente Ospedaliero Ospedale Galliera di Genova
Moggia Fabrizio: Inf. Sala Operatoria Cardiochirurgia - A.O. Ospedale San Martino Di Genova e Cliniche Universitarie Convenzionate
 
INTRODUZIONE
 
All’interno del blocco operatorio le funzioni che vengono svolte dal personale operante sono di tipo assistenziale, tecniche e relazionali.
Il personale viene comunemente distinto in personale “sterile” e personale “non sterile”, a seconda che entrino o meno in contatto  con lo “spazio sterile” costituito dal campo operatorio, dai piani dei tavoli servitori.
Il personale infermieristico è a tutti gli effetti un elemento dell’équipe operatoria e svolge azione fondamentale di supporto tecnico ed assistenziale.
E’ responsabile dell’accoglienza del paziente all’interno del blocco operatorio, provvede alle esigenze dell’équipe durante l’atto operatorio, al controllo  e al monitoraggio dei  parametri vitali del paziente durante l’intervento chirurgico e nell’immediato postoperatorio, coordina il trasferimento del paziente presso il reparto di degenza  o all’unità di terapia intensiva.
L’infermiere svolge attività assistenziali molteplici , che   comprendono  principalmente  le azioni  dirette nei confronti del paziente e secondariamente quelle  di collaborazione tra infermiere ed anestesista  (durante l’induzione , il mantenimento dell’anestesia ed il risveglio ), tra infermiere e chirurgo.
Tutte le attività indirette che vengono svolte dall’infermiere sono atte a garantire una corretta e adeguata assistenza al paziente operando a partire dalla disinfezione,  sterilizzazione e preparazione dello strumentario chirurgico; alla preparazione e controllo delle apparecchiature tecnologiche (elettrobisturi, apparecchio di anestesia ….), fino al  controllo e alla preparazione dei dispositivi necessari (farmaci, fleboclisi…).
All’interno del blocco operatorio, quindi, è fondamentale l’elaborazione di linee guida e di piani assistenziali per garantire livelli di assistenza di alta qualità.
L’arrivo del paziente che necessita di un intervento urgente rappresenta un evento  critico per la sala operatoria, la capacità di attivarsi nel più breve tempo possibile ed in condizioni di sicurezza è sicuramente un elemento qualitativo importante.
 
ALLERTAMENTO DELLA SALA OPERATORIA
 
Il personale  previa comunicazione, si attiva alla  preparazione delle  apparecchiature e del materiale necessario all’intervento chirurgico:
- Check list del respiratore automatico
- Preparazione strumentario necessario  all’intubazione tracheale (tubi endotracheali, laringoscopio,ecc.)
- Preparazione kit per monitoraggio pressione arteriosa invasiva.
- Preparazione occorrente per monitoraggio pressione venosa centrale (PVC)
- Check list del monitor multiparametrico: pulsiossimetro (SaO2), tracciato continuo elettrocardiografico ( ECG), pressione arteriosa non invasiva (NIBP), almeno tre canali di pressione.
- Accensione e controllo funzionamento letto operatorio e successiva predisposizione all’intervento chirurgico
- Controllo aspiratori ed apparecchiatura per recupero sangue intraoperatorio
- Accensione e controllo funzionamento elettrobisturi
- Controllo dell’apparecchio riscaldatore per soluzioni infusionali.
- Preparazione di farmaci e terapia infusionale secondo protocollo
- Preparazione di sondino nasogastrico e/o catetere vescicale con rispettive sacche di raccolta
- Preparazione modulistica per documentazione medico-infermieristica
Il personale infermieristico svolge inoltre le seguenti attività:
- corretta preparazione del campo chirurgico
- mantenimento della sterilità della sua persona e della rilevazione di eventuali manovre o movimenti non sterili che si effettuano durante l’intervento
- sterilità del contenuto del tavolino chirurgico
- scelta dei ferri chirurgici e delle suture chirurgiche
- conoscenza e rispetto dei tempi chirurgici “sporchi” e “puliti”
- conta delle garze e dei ferri
Un politraumatizzato richiede spesso un trattamento specialistico multidisciplinare:
ai fini della sopravvivenza è importante valutare i danni d’organo, poiché un danno d’organo evidente può distogliere l’attenzione da lesioni meno evidenti ma potenzialmente più evolutive.
Sulla base dei riscontri diagnostici effettuati, in seguito, devono essere stabilite le priorità del trattamento, dando la precedenza alle lesioni emorragiche che potrebbero in breve compromettere la sopravvivenza: un paziente con trauma cranico e rottura di milza deve essere sottoposto a splenectomia prima del trattamento neurochirurgico. In questo caso il paziente sarà sottoposto a splenectomia, posizionamento di PIC, posizionamento di trazione transcheletrica per poi, nei giorni successivi, stabilizzare definitivamente la frattura.
Il paziente viene portato urgentemente in sala operatoria, per essere sottoposto primariamente, ad intervento chirurgico di splenectomia per risolvere lo shock emorragico.
Per rottura di milza si intende la lesione splenica con  lacerazione della capsula, del parenchima o dei vasi dell’organo.
La rottura traumatica della milza rappresenta la complicanza più frequente dei traumi addominali chiusi e può essere determinata non solo da trauma contusivo diretto all’addome o alla base dell’emitorace  sinistro, ma anche per contraccolpo, per improvvisa decelerazione o accelerazione durante  uno spostamento veloce.
Nella maggior parte dei  casi traumatici si assiste ad una rottura acuta immediata (90% dei casi); più raramente si forma inizialmente un ematoma intrasplenico sottocapsulare, la capsula, da prima integra, per un effetto del progressivo aumento di pressione dovuto all’ematoma si lacererebbe solo in un secondo tempo. In questo caso si parla di rottura in due tempi.
Una volta posta la diagnosi il trattamento di splenectomia deve essere fatto d’urgenza.
La splenectomia può essere eseguita mediante un’ampia incisione sottocostale sinistra, ma in genere si preferisce un incisione mediana che consenta anche l’esplorazione degli altri organi addominali.
 

 
CONTINUITA’ ASSISTENZIALE DEI MONITORAGGI DI SALA E DELLA DOCUMENTAZIONE INFERMIERISTICA
 
L’assistenza infermieristica nel blocco operatorio può essere suddivisa in tre momenti principali:
ASSISTENZA INFERMIERISTICA PREOPERATORIA:
ha inizio dal momento in cui il paziente viene affidato al personale del blocco operatorio e termina con l’inizio dell’intervento chirurgico.
Il paziente viene condotto all’interno del Blocco Operatorio Chirurgico per essere sottoposto ad intervento; l’infermiere  provvederà alla sua accoglienza considerando le condizioni di salute e lo stato di coscienza ricevendo le informazioni di carattere clinico-assistenziale dal collega che ha effettuato il trasferimento e prendendo in consegna la cartella clinica.
Il piano di assistenza dovrà prevedere:
· l’attuazione di tutte le condizioni di accoglienza favorevoli al paziente: presenza di personale qualificato al momento dell’ingresso nel Blocco Operatorio Chirurgico (BOC), temperatura e illuminazione adeguate.
· controllo della documentazione relativa all’intervento chirurgico a cui il paziente dovrà essere sottoposto (cartella clinica completa, referti radiologici, consenso all’anestesia e all’intervento, screening cardiologico).
· verificare che il paziente abbia già effettuato tra gli esami ematochimici d’urgenza il gruppo e la prova crociata, ma soprattutto accertarsi che il sangue richiesto sia già pervenuto presso la sala operatoria oppure sui tempi di arrivo.   
· controllo dello stato di preparazione fisica del paziente (pulizia e disinfezione della cute, tricotomia)
· controllo ed eventuale rimozione di indumenti ed oggetti personali avendo cura di conservarli come da protocollo per lo spoglio dei beni.
 
 

 
ASSISTENZA INFERMIERISTICA PERIOPERATORIA:
 
Consiste in tutta l’attività infermieristica svolta dal  momento dell’ingresso del paziente nella sala operatoria, durante la fase dell’atto operatorio, al termine dell’intervento chirurgico fino al trasferimento.
       Il piano di assistenza all’ingresso del paziente in sala operatoria dovrà prevedere:
  •  
    Posizionamento del malato sul letto operatorio, in questo caso in posizione supina   
  •  
    Garantire la pervietà delle vie aeree che potrebbero essere ostruite dalla presenza di materiale   organico mediante l’aspirazione del cavo orale e delle vie aeree.
  •  
    Monitoraggio e controllo parametri vitali, con il collegamento del paziente dai monitoraggi portatili a quelli della sala operatoria
  •  
    Controllo delle eventuali sacche di  raccolta dei liquidi organici (CV, SNG….) con relativo bilancio idrico e loro successiva sostituzione.
  •  
    Controllo della cute e delle mucose (cianosi ungueale).
  •  
    Controllare l’eventuale stato di ipotermia e provvedere all’eventuale riscaldamento del paziente mediante l’utilizzo di apposite apparecchiature termiche.
  •  
    Assistenza al posizionamento del Catetere Venoso Centrale (C.V.C.)
  •  
    Posizionare la placca dell’elettrobisturi
  •  
    Assistenza infermieristica all’anestesia generale.
  •  
    In accordo con il chirurgo e l’anestesista, prima dell’intervento posizionare il letto operatorio per migliorare l’esposizione degli organi addominali.
  •  
    Controllare ed eseguire un conteggio accurato di garze e strumenti chirurgici prima, durante e al termine dell’atto chirurgico.
  •  
    Eseguire una corretta disinfezione e medicazione della ferita chirurgica e dell’eventuale zona di inserzione del drenaggio.
 
Terminato l’intervento di splenectomia, si procede all’applicazione del monitoraggio della pressione intracranica (PIC).
Il paziente viene lasciato in decubito  supino, l’infermiere deve posizionare l’apposito poggiapiedi nel caso si necessiti durante l’intervento, un posizionamento in anti Trendelerburg.
È altresì doveroso provvedere alla protezione, degli occhi con l’applicazione  di compresse  oculari in ovatta oftalmica precedentemente inumidite con soluzione fisiologica  e /o la somministrazione di collirio, e  alla protezione del canale auricolare con appositi tamponi; tutto questo per evitare l’ingresso di sangue o materiale organico in genere o liquidi di trattamento.
L’ipertensione intracranica è la minaccia principale alla sopravvivenza del traumatizzato in fase acuta, e non può essere determinata con la TAC.
Le indicazioni all’applicazione del monitoraggio sono:
  •  
    tutti i pazienti emodinamicamente stabili che presentano un GCS = 8 con TAC positiva per danno encefalico
  •  
    GCS = 8 con Tac negativa con presenza di almeno due dei seguenti fattori:
  •  
    anomalie di diametro e reflettività pupillare
  •  
    asimmetria di risposta motoria
  •  
    ipotensione arteriosa
  •  
    età > 40
  •  
    vanno escluse le cause di coma metabolico e farmacologico.
 
Il monitoraggio si posiziona al più presto dopo la stabilizzazione clinica e la definizione diagnostica (a completamento degli esami strumentali).
La sala operatoria è l’ambiente preferibile per le condizioni di sterilità rispetto ad altri ambienti.
La tecnica di prima scelta prevede il posizionamento di un catetere ventricolare. Se dopo due tentativi  falliti è consigliato posizionare un catetere subdurale o parenchimale.
La permanenza del catetere è condizionata dal quadro clinico.
Per la sorveglianza delle complicanze è fondamentale l’adozione rigorosa di tecniche di asepsi durante le manovre di drenaggio liquorale e di prelievo. Sono raccomandati sistemi chiusi di drenaggio.
I compiti dell’infermiere sono:
- Controllare l’integrità della confezione in cui è contenuto il kit, e secondariamente verificare che non vi siano anomalie e/o rotture nell’intero sistema .
  •  
    Preparare l’azzeramento del MicroSensor ponendo la punta del trasduttore (o del catetere ventricolare) in acqua sterile o soluzione salina.
 La tasca sterile inclusa ha un’area marcata appositamente per questa procedura .
L’infermiere deve fare attenzione a non immergere la punta del trasduttore o del catetere verticalmente in un contenitore profondo di acqua o soluzione salina; ciò potrebbe causare una pressione idrostatica sul diaframma del trasduttore maggiore dello zero atmosferico, comportando un valore di azzeramento inesatto .
- Proteggere da sorgenti di luce diretta l’elemento del trasduttore, durante l’azzeramento e l’utilizzo in quanto sensibile alla luce.
-  Serrare manualmente e controllare, prima dell’utilizzo, tutti gli attacchi  LUER-LOK, in quanto si possono allentare durante la manipolazione e il trasporto del paziente.
- Non esporre il trasduttore per la  PIC a solventi o soluzioni pulenti, compreso  l’alcool; le misurazioni potrebbero risultare inesatte.
- Porre attenzione durante il collegamento del MicroSensor al cavo dell’unità di controllo che vengano rispettate rigorosamente le tecniche di sterilità.
- Annotare il valore di azzeramento a tre cifre fornito dall’unità di controllo, sulla cartella del paziente e sulla documentazione infermieristica, per un riferimento futuro.
 
Terminata l’applicazione della PIC si procede alla stabilizzazione della frattura della diafisi femorale.
Nei paziente politraumatizzati è importante realizzare una stabilizzazione immediata della frattura entro le 24 ore  successive al trauma.
La stabilizzazione immediata diminuirà l’incidenza delle complicazioni polmonari e dell’infezione sistemica .
Se il paziente non presenta difficoltà respiratorie, la procedura chirurgica può essere ritardata dai due  ai cinque giorni, in questo caso si procederà al posizionamento di una trazione transcheletrica per allineare  la linea di frattura.
Il filo di trazione (filo di Kirschner) viene applicato o a livello dell’estremo distale del femore o a livello dell’estremo distale della tibia.
L’inserzione del filo di Kirschner per la trazione transcheletrica è una procedura chirurgica che deve essere eseguita in condizioni sterili con strumenti ed equipaggiamento sterili.
 I compiti dell’infermiere sono:
· Controllare e preparare tutto il materiale sterile per l’intervento,  controllare il corretto funzionamento dell’apposito trapano a batteria e verificarne  la carica.
· Verificare  l’adeguata fornitura dei fili di Kirschner  secondo il calibro e la lunghezza.
· Controllare  il punto di inserzione del filo  di Kirschner ed eseguire una medicazione accurata e appropriata.
· Controllare  la trazione transcheletrica che sia ben allineata e che i pesi siano in sospensione soprattutto durante gli spostamenti del paziente
· Verificare il colorito e la temperatura della cute del piede e della gamba per escludere problemi di natura vascolare.
Provvedere ad avvisare il reparto di radiologia per eseguire il controllo  radiografico intraoperatorio di corretto posizionamento.
 
PREVENZIONE DELLE COMPLICANZE
 
Prevenzione delle complicanze da errata postura
 
Il paziente con trauma addominale viene preparato in decubito supino.
Per prevenire le complicanze da suddetta posizione si devono attuare i seguenti accorgimenti:
 
1. La causa principale di lesione del plesso brachiale è, in genere, lo stiramento; la compressione ha un ruolo solo secondario. Per evitare queste lesioni i reggi-spalla dovrebbero essere  ben imbottiti e posizionati sull’acromion e non sulla clavicola o sulla testa dell’omero: le braccia dovrebbero essere tenute sempre vicine al paziente servendosi di para-braccio metallico imbottito internamente o lenzuola ripiegate avendo cura in quest’ultimo caso che gli operatori non esercitino pressioni sul braccio interessato .
 
2. La causa principale di lesione del nervo radiale è la compressione, che può essere dovuta o  allo scivolamento del braccio fuori dal tavolo operatorio urtando  contro l’archetto reggi-teli reclinabile, e/o da compressione continua da sfigmomanometro automatico. Per evitare ciò è opportuno un corretto posizionamento dell’archetto reggi-teli, dell’utilizzo di eventuali reggi-spalle nel caso sia necessaria una posione di Trendelerburg e infine al controllo del corretto funzionamento dello sfigmomanometro ad intervalli regolari. (fig. 2).
 
3. La causa della lesione del nervo  ascellare è la compressione da archetto reggi-teli, nel caso si ritenga necessario l’abduzione del braccio (fig. 3).
 
 
Prevenzione delle complicanze elettrochirurgiche
 
Il dispositivo per l’elettrocauterizzazione è il sistema elettrico più semplice usato oggigiorno in sala operatoria e utilizza batterie per generare corrente  diretta semplice .
La corrente non abbandona mai lo strumento per propagarsi attraverso il tessuto del paziente .
Gli elettrodi di ritorno del paziente, o piastre collegate a massa , accumulano la corrente che è stata  inviata dal paziente, per rimuoverla in modo sicuro e riportarla al generatore.
I cuscinetti interfaccia monouso, completi di gel e adesivi ,più comunemente utilizzati      aderiscono bene al paziente; le forme e le dimensioni variano a seconda dell’utilizzo.
L’adesivo promuove la conduttività e il buon contatto con la cute del paziente.
È importante collocare correttamente il cuscinetto interfaccia sul paziente; questo dovrebbe essere il più vicino possibile al sito chirurgico e posizionato su di una massa muscolare estesa , il muscolo conduce la corrente elettrica meglio del tessuto grasso , del tessuto cicatrizzato o delle prominenze ossee.
Gli elettrodi di ritorno non dovrebbero essere collocati su protesi metalliche poiché il tessuto cicatrizzato circostante la protesi aumenta la resistenza  al flusso di corrente .
Il sito del cuscinetto dovrebbe essere pulito e asciutto e privo di eccessiva peluria; e dovrebbe essere collocato laddove non c’è rischio di accumulo  di sostanze liquide  durante l’intervento chirurgico.
Durante gli interventi elettrochirurgici l’assistenza al paziente dovrà prevedere :
Fase preoperatoria
· Verifica dei sistemi operatori e dall’allarme.
· Ispezionare il cavo ed il connettore dell’unità elettrochirurgica, non dovrebbero essere usate estensioni di cavo
· Ricoprire l’interruttore a pedale con un involucro di plastica
· Registrare l’esatta posizione anatomica della piastra e  le condizioni della cute sottostante
Fase intraoperatoria
· A fare asciugare  prima della copertura eventuali preparati utilizzati per la cute a base di alcool
· Utilizzare la regolazione di potenza più bassa possibile per raggiungere l’effetto chirurgico desiderato. La necessità di regolazioni più alte può essere indice di un  problema al sistema.
· Collocare i cavi in modo da evitare intralcio; non avvolgere i cavi elettrici sulle apparecchiature
· Verificare che l’elettrodo di ritorno del paziente  abbia mantenuto il contatto cutaneo in caso di spostamento o riposizionamento del paziente. Gli elettrodi di ritorno non dovrebbero essere   riposizionati . Se l'elettrodo di ritorno viene spostato per qualsiasi ragione , dovrebbe essere utilizzata una nuova piastra.
· Spostare dal campo chirurgico, l’elettrodo attivo quando non è in uso, allontanandolo dal paziente utilizzando una apposita fondina isolata
· A non avvolgere i cavi dell’elettrodo attivo , né i cavi  della piastra della messa a terra  , questo può aumentare la corrente di dispersione e rappresentare un potenziale pericolo per il paziente
· Mantenere puliti gli elettrodi attivi ; la formazione dell’escara aumenta la resistenza, riduce le prestazioni e richiede regolazioni di potenza più alte
· A  non immergere gli accessori attivi in soluzioni liquide
· Verificare il sistema in caso di allarme dell’unità elettrochirurgica , per accertarsi del suo corretto funzionamento. Documentare ogni intervento di emergenza
Fase post-operatoria
· Spegnere l’unità elettrochirurgica e portare tutti i segnali a zero
· Ispezionare il sito dell’elettrodo   di ritorno del paziente  dopo la rimozione
· Rimuovere e gettare  l’involucro di plastica che copre l’interruttore a pedale
· Pulire l’unità elettrochirurgica , l’interruttore a pedale e il cavo di potenza
Manutenzione di routine dell’unità elettrochirurgica
· Sostituire periodicamente tutti i cavi riutilizzabili e gli elettrodi attivi, sulla base dell’utilizzo
· Fare effettuare l’ispezione dell’unità da parte di un tecnico almeno ogni sei mesi
· Ispezionare i cavi e i fili “permanenti” per verificare che non ci siano rotture dell’isolante.
 
L’importanza dell’abilità e della conoscenza da parte degli operatori , è particolarmente significativa durante l’utilizzo dell’elettrochirurgia.
Gli esiti positivi sul paziente possono essere raggiunti con successo attraverso buone pratiche mediche e d’assistenza, combinate  ad una attenta documentazione .
 
ASSISTENZA INFERMIERISTICA POST-OPERATORIA
Si attua dal termine dell’intervento chirurgico e si conclude con il trasporto del paziente presso il reparto di terapia intensiva.
Un intervento chirurgico è sempre un evento “traumatico” per l’organismo, che reagisce con modificazioni fisiologiche e metaboliche controllate da stimoli   neuroendocrini.
Questa risposta dell’organismo si osserva nel corso di ogni intervento chirurgico anche non complicato per questo l’immediato decorso postoperatorio risulta estremamente delicato e critico per il paziente tanto da richiedere una particolare  attenzione assistenziale.
Il piano d’assistenza dovrà  vertere su:
· le condizioni emodinamiche (FC, PA, PVC, ricerca dei segni clinici dello shock)                                    
· il grado di coscienza
· la diuresi e il bilancio idroelettrolitico
· le condizioni respiratorie: controllo FR, ricerca dei segni di ostruzione bronchiale, con eventuale aspirazione tracheale
· controllo della ferita e dei drenaggi
Per migliorare la qualità del lavoro, è importante attivare un sistema di comunicazione fra sala operatoria e reparto (T.I., P.S.), affinché si possa prestare un’assistenza di alta qualità al paziente critico.
La trasmissione delle informazioni deve essere sia verbale che  codificata, mediante una scheda infermieristica dedicata alla sala operatoria, che deve essere complementare ed integrata alla cartella clinica.
In questa scheda dovrà essere riportata il tipo di intervento chirurgico, le eventuali complicanze intra-operatorie, la presenza di drenaggi e loro posizionamento, il bilancio idrico ed ematico ed eventuali reazioni allergiche.
La trasmissione diretta di dati e di informazioni prima, durante e dopo l’intervento, ci permette di poter dare al malato un’assistenza continuativa e globale. Quindi, per garantire il percorso e la pianificazione del processo assistenziale, occorre anche la corretta compilazione di una scheda infermieristica che segua il paziente, il cui uso quotidiano e diffuso contribuisce a garantire la continuità assistenziale.

 

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