Congresso Nazionale Aniarti 2007
Per l'attivita' quotidiana, per l'assunzione di responsabilita', per l'etica della decisione.
Rimini (RN), 15 Novembre - November 2004 / 17 Novembre - November 2004
» Indice degli atti del programma
Sessioni Parallele: Sala B
16 Novembre - November 2001: 14:45 / 17:15
- UNIVERSITA’
CATTOLICA DEL SACRO CUORE – ROMA
- POLICLINICO
UNIVERSITARIO “A. GEMELLI”
- SEZIONE AUTONOMA
DI TERAPIA INTENSIVA PEDIATRICA
- LA GESTIONE DEL
DOLORE NEL BAMBINO POLITRAUMATIZZATO
-
-
-
R. Megliorin**, A.Barletta*, D.Carlini°, L.Caddeu*,
L.Muscheri*, N. Tofani*
-
-
-
“ Miei
cari bambini: vedo la luce
-
Nei vostri occhi,
l’energia nei vostri corpi
-
E la speranza nei vostri cuori.
-
So che sarete voi, non io, a
rimediare
-
Ai nostri errori e a
portare avanti
-
Ciò che è giusto nel
mondo”
-
-
Nelson
Mandela
-
- INTRODUZIONE
-
-
Il ritardo nella ricerca scientifica, la parcellizzazione
dei risultati e i pregiudizi hanno fatto sì che per molti anni la
professione infermieristica non ha preso piena coscienza del problema
dolore.La stessa scienza medica deve attendere la metà degli anni 80 per
riscontrare un primo passo avanti verso l’analgesia pediatrica finchè
finalmente, grazie anche all’intervento dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità, questo tema ha raggiunto l’attenzione necessaria per essere
affrontato con serietà e senza pregiudizi alcuni. La relazione qui
presentata vuole essere sopratutto uno spunto di riflessione e di
dibattito per quanti operano in area critica pediatrica e che, come noi,
sentono la necessità di garantire al bambino il ritorno al massimo delle
sue potenzialità nel pieno rispetto di tutti i suoi diritti.
-
-
-
Il dolore: definizione e classificazione
-
Il
termine “dolore” deriva dal latino dolo- re (m), da dolire
“sentire dolore”,
-
Definizione: sostantivo maschile.
-
1. sensazione di sofferenza fisica:
dolore lieve, forte, acuto, lancinante, atroce; dolore di testa….
-
2. sofferenza morale, spirituale;
afflizione, pena: dolore straziante, inconsolabile, ……
-
3. cosa o persona che causa dolore:
quel figlio è sempre stato il suo dolore.
-
-
(Da: ”Vocabolario
Garzanti” anno 2000)
-
-
-
Se analizziamo la
definizione data dal vocabolario vediamo come ancora oggi si tenda a
suddividere la sofferenza fisica da quella morale e spirituale, come se
ogni individuo riuscisse a scindere questo suo vissuto sempre in
modo razionale e così ben definito.
-
-
In realtà Il dolore
non è un sintomo ma un fenomeno multidimensionale, complesso,
difficile da definire, il cui significato può essere ricondotto ad una
risultante che comprende più aspetti: fisici, ambientali, psicologici,
morali…
- Da ciò se ne deduce che:
-
Il bambino politraumatizzato che ha dolore, vive “ l’esperienza dolore”
-
- L’Associazione
Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP) ha dato questa definizione
:
-
Il dolore è un’esperienza sensoriale ed
emotiva spiacevole, associata ad un danno tissutale reale o potenziale, o
descritta nei termini di tale danno.
-
Il dolore è sempre soggettivo; ogni
individuo impara l’applicazione della parola dolore per il tramite delle
esperienze correlate ai traumatismi della prima infanzia.
-
-
LE RISPOSTE AL DOLORE
-
-
-
La trasmissione dello
stimolo algogeno è il risultato di un processo di neuromodulazione,
mediato dall’azione di molecole chimiche quali la sostanza P, la
serotonina, l’istamina, la bradichinina, le prostglandine e gli ioni k+.
- Alcune di queste sostanze chimiche sono
rilasciate in misura diversa secondo l’entità del trauma al momento
dell’insulto tissutale, mentre altre di queste sono rilasciate in un
secondo momento.
- Una volta che il messaggio algogeno è
stato modulato a livello del midollo spinale, è trasmesso al cervello
mediante una serie di fibre.
- I meccanismi di percezione del dolore sono
presenti fin dall’inizio della gestazione. All’epoca della 6° settimana di
gestazione, le cellule delle corna posteriori del midollo spinale hanno
formato sinapsi con i neuroni sensitivi in via di sviluppo.
- A mano a mano che il bambino si sviluppa
riscontriamo un cambiamento delle risposte comportamentali agli stimoli
dolorosi che dipendono alla maturazione delle vie nocicettive e
all’integrazione con i centri superiori e, in parte, allo sviluppo delle
capacità cognitive ed emotive che il bambino sta sperimentando.
- Le soglie del dolore sembrano innalzarsi
con l’età anche se non è ancora chiaro se questa modifica sia legata alla
percezione del dolore in sé o a una maggiore capacità di autocontrollo,
certo è che differenti personalità e differenti culture portano il bambino
a reagire in modi comportamentali diversi.
-
- Le reazioni all’insulto algogeno possono
essere di tipo:
-
-
Ø fisiologico,
-
Ø comportamentale,
-
Ø legate allo stress.
-
-
- Risposte
fisiologiche
-
- I primi segnali di risposta allo stimolo
algogeno sono rilevati mediante le variazioni dei parametri emodinamici e
in particolare della frequenza cardiaca (FC), frequenza respiratoria (FR),
della pressione arteriosa (PA), della saturazione d’ossigeno (SaO2)
e della Pressione intracranica (PIC).
-
- In particolare è importante ricordare che
la PA e la PIC sono i migliori indici di controllo sull’aumento del
dolore; un aumento della PA comporta sempre un aumento della PIC in misura
proporzionale, con conseguente riduzione della perfusione cerebrale.
-
- Altra risposta facilmente rilevabile è la
SaO2 che in caso di dolore mal controllato e soprattutto nei bambini più
piccoli, può subire decrementi fino a 50mmHG. E' importante aggiungere che
nel bambino ventilato la presenza del dolore può provocare una ridotta
compliance al sistema di ventilazione con conseguente aumento delle
pressioni intratoraciche, della PIC, oltre che a desaturazioni anche
gravi.
-
-
-
- Risposte
comportamentali/cognitive.
-
- Le risposte comportamentali sono
rilevabili tramite:
-
-
è la mimica del volto:
- è caratterizzata
da espressioni specifiche quali: la tensione dei muscoli facciali,
strizzare gli occhi, aggrottare le sopracciglia, sguardo spaventato;
-
-
è la postura:
- il bambino che ha
dolore cerca di toccare la zona dolorante, assume una postura antalgica,
mostra rigidità nei movimenti, tensione muscolare.
-
-
è il pianto:
- il pianto è il
primo segnale di disagio nel bambino che ha dolore e che ha paura. Se il
dolore è tollerabile e lo stato di ansia ridotto il pianto si presenta
flebile e può essere consolato. Se il dolore è troppo forte e il bambino
non si sente sicuro il pianto diventa inconsolabile ed è di alto grado.
-
- è
l’inappetenza o l’anoressia:
- sono sintomi
frequenti nel bambino che ha dolore. Ci può essere un rifiuto della
tettarella o movimenti di tipo masticatori della stessa senza però
assunzione di latte. Spesso è presente il vomito o la nausea che può
essere accentuata dalla presenza di genitori che si dimostrano impauriti o
in collera.
- L’inappetenza e
il vomito sono anche sintomo di ipertensione cerebrale.
-
- è
l’alterazione del ritmo sonno-veglia:
- soprattutto per
la perdita selettiva del sonno REM che può protrarsi anche per lunghi
periodi. Tale alterazione si ripercuote poi sulla risposta allo stress e
sulla risposta al dolore stesso che è accentuata.
-
- è
Legate allo stress dato dal trauma fisico:
- inducono
cambiamenti sistemici ormonali e metabolici che possono provocare gravi
danni allo sviluppo, e della risposta neuro-umorale del bambino. In
particolare si segnala un rilascio di catecolamine, cortisolo, aldosterone
e altri corticosteroidi. Oltre a ciò la secrezione di insulina è soppressa
o fortemente ridotta con conseguente grave e prolungato aumento della
glicemia, dei lattati, dei chetoni e dei piruvati.
-
-
-
LA CLASSIFICAZIONE DEL
DOLORE
-
-
Il dolore può essere così
classificato:
-
-
- Nocicettivo
-
-
- Viscerale
-
-
- neurogeno
-
-
Il primo è generalmente ben localizzato, acuto e risponde
bene all’utilizzo dei farmaci oppioidi.
-
Il dolore viscerale è meno localizzato, può essere acuto,
profondo o intermittente. Il bambino ha una sensazione continua di
malessere e non sa identificare bene la sede.
-
Questo tipo di dolore risponde alla somministrazione di
oppioidi specie con attività kappa e delta.
-
Il dolore neurogeno ha una natura molto varia che va dalla
sensazione della scossa elettrica a sintomatologie complesse legate
all’alterazione percettiva.
-
E’ il dolore tipico del bambino cui è stato amputato un
arto o del bambino oncologico.
-
Vi è poi il tipo di dolore più frequente in Terapia
Intensiva e cioè quello legato a procedure invasive.
-
Un' ulteriore
classificazione suddivide il dolore in:
-
-
Ø acuto (è il
dolore postoperatorio, da frattura, da trauma, da ustione);
-
-
Ø cronico
(oncologico ed emopatico, artritico, da cefalea, neuropatico);
-
-
Ø
organico/funzionale (dato da stress emotivi).
-
-
-
-
-
-
L’ASSISTENZA AL BAMBINO
POLITRAUMATIZZATO
-
-
Le specificità della
struttura corporea dal punto di vista anatomico (peso, altezza, maturità
ossea) e funzionale dell’età pediatrica determinano un’assistenza
specifica e diversa da quella dell’adulto.
-
Accanto a ciò si devono
ricordare le differenti sedi d’impatto dell’evento traumatico, oltre
all’aumento della forza di collisione tipica dei corpi più piccoli (<
massa corporea x energia /unità di area = energia d’impatto >
dell’adulto).
-
-
Tipico dell’età infantile
è ad esempio il trauma caratterizzato dalla triade di Waddell:
-
Ø trauma
toracico o addominale,
-
Ø trauma degli
arti inferiori,
-
Ø trauma
cranico.
-
-
La stabilizzazione iniziale del bambino politraumatizzato
prevede:
-
-
AÞ Airway con
stabilizzazione della colonna cervicale (anche se nel bambino il trauma
della colonna avviene approssimativamente con una percentuale pari a circa
il 5% rispetto a tutti i casi di trauma);
-
Posizionamento del paziente
-
Aspirazione
delle vie aeree
-
-
BÞ Breathing /
stabilizzazione respiratoria
-
Ventilazione in
maschera;
-
Intubazione
orotracheale;
-
Iperventilazione
se si suppone un trauma cranico
-
-
CÞ Circulation /controllo
dei parametri vitali, delle perdite emorragiche esterne e dello shock;
-
Presidi
antischock
-
Accesso venoso
centrale;
-
Accesso venoso
periferico;
-
Accesso
intraosseo;
-
Utile prelievo
per gruppo e interreazione;
-
Somministrare
sangue o Sol.RL 20ml/Kg
-
Controllo
ipotermia
-
-
DÞ Disability/
compromissione neurologica
-
-
Controllo: Stato
mentale con GCS modificata,
-
Tono muscolare,
-
Pupille
-
Fontanelle (fino ai due anni),
-
Postura.
-
Se esistono segni di
aumento della PIC:
-
Ridurre
velocità d’infusione di liquidi (se non segni di shock),
-
Alzare
di 20° la posizione della testa (se non c’è trauma vertebrale)
-
Iperventilare.
-
-
EÞ Exposure / Verificare
le ferite
-
Fratture
-
Lacerazioni
-
Contusioni
-
Valutare il polmone e il
cuore, preparare per una toracentesi se PNX;
-
Valutare l’addome:
-
· inserire SNG
per distensione addominale (se vi sono segni di Trauma Cranico posizionare
SOG)
-
· ipotizzare
trauma epatico e/o della milza, .
-
-
Valutare genitali e pelvi.
-
· se ci sono
segni di trauma come sangue dal meato uretrale, ematoma scrotale,
-
· non
posizionare mai il catetere ma chiamare l’urologo
-
· se si
presenta dolore alla palpazione o ematomi o deformità si deve programmare
un’indagine radiografica o ecografia;
-
-
Valutare eventuali deficit
di perfusione degli arti (crush sindrome)
-
- Durante la prima osservazione il bambino
può essere agitato e impaurito, è da evitare una sedazione fino a completo
controllo neurologico del paziente. In questo caso la calma dimostrata dal
team, l’uso di un tono di voce tranquillo e di gesti rapidi ma non
costrittivi o bruschi può evitare ulteriori crisi di panico per il piccolo
paziente.
- Il sistema di valutazione della gravità
del bambino politraumatizzato si avvale dell’uso di due scale:
-
-
-
-
- IL PEDIATRIC TRAUMA SCORE
-
-
- Presentazione del paziente
|
-
- +2
|
-
- +1
|
-
- -1
|
-
- Peso in Kg.
-
|
-
- >20
|
-
- Da 10 a 20
|
-
- <10
|
-
- Vie aeree
-
|
-
- Normali
|
-
- Conservate
|
-
- Non conservate
|
-
- Pressione sistolica
-
|
-
- >90 mmHg
|
-
- Da 50 a 90 mmHg
|
-
- < 50 mmHg
|
-
- Stato di coscienza
-
|
-
- Sveglio
|
-
- Obnubilato
|
-
- Coma/decerebrato
|
-
- Ferite aperte
-
|
-
- Nessuna
|
-
- Minima
|
-
- Grande/penetrante
|
-
- Trauma scheletrico
|
-
- Nessuno
|
-
- Fratture chiuse
|
-
- Fratture aperte/ multiple
|
-
-
-
-
-
-
-
-
- IL GLASCOW COMA SCORE MODIFICATO
-
-
Parametri
-
|
-
Bambini
|
-
Neonati
|
- Punteggio
|
-
-
-
-
Apertura degli occhi
|
-
-
Spontanea
-
-
Agli stimoli verbali
-
-
Al dolore
-
-
Non risponde
|
-
-
Spontanea
-
-
Agli stimoli verbali
-
-
Al dolore
-
-
Non risponde
|
-
-
4
-
-
3
-
-
2
-
-
1
|
-
-
-
-
-
Risposta motoria
|
-
-
Obbedisce al comando
-
-
Localizza il dolore
-
-
Si ritrae al dolore
-
-
Flette al dolore
-
-
Estende al dolore
-
-
Non risponde
|
-
-
Movimenti spontanei
-
-
Si ritrae al tatto
-
-
Si ritrae al dolore
-
-
Decortica al dolore
-
-
Decerebra al dolore
-
-
Non risponde
|
-
-
6
-
-
5
-
-
4
-
-
3
-
-
2
-
-
1
|
-
-
-
-
-
Risposta verbale
|
-
-
Orientata, appropriata
-
-
Confusa
-
-
Parole inappropriate
-
-
Parole incomprensibili
-
-
Non risponde
|
-
-
Balbetta
-
-
Pianto irritabile
-
-
Piange al dolore
-
-
Geme al dolore
-
-
Non risponde
|
-
-
5
-
-
4
-
-
3
-
-
2
-
-
1
|
-
-
-
E’ importante che il GCS venga valutato all’arrivo
del bambino e monitorizzato nel tempo. Fattori quali l’ipotermia possono
incidere in una prima valutazione, mentre la paura del bambino può
modificare alcuni parametri: la risposta verbale può manifestarsi confusa
oppure non presentarsi (specie se rilevata da personale non esperto), il
dolore a volte non permette di rispondere in modo verbale.
-
-
La valutazione del dolore nei bambini politraumatizzati
sotto I due aNNI di età
-
-
Molta della sintomatologia
dipende dall’età del bambino ma, molto di più, dal grado di maturità e di
sviluppo; in parte è legata alle esperienze precedenti che hanno tracciato
un sentiero difficile da modificare, soprattutto se negativo.
-
Alcune delle risposte al
dolore sono di tipo fisiologico si caratterizzano con modifiche della
frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, della saturazione di
ossigeno nel sangue arterioso, della sudorazione. A queste però si
uniscono risposte di tipo comportamentale, che quindi, più di altre,
possono essere soggette alla libera interpretazione di personale a volte
inesperto, psicologicamente provato, troppo o troppo poco partecipe
all’evento.
- Alcuni autori, per la maggior parte di
cultura anglosassone, hanno creato delle scale di valutazione che
permettono a tutti gli operatori di leggere oggettivamente, la reale
situazione dolorosa del piccolo paziente e di poterla registrare come un
normale parametro vitale sulla scheda infermieristica e/o cartella
clinica. Se è vero infatti che le variabili del dolore come intensità,
frequenza e qualità sono meglio valutabili se descritte dal soggetto che
vive il dolore, è pur vero che gli effetti della terapia antalgica o di
altri tipi di interventi possono essere letti e valutati in chiave critica
dall’infermiere.
-
-
I sistemi di valutazione comprendono
alcune scale tra le quali ricordiamo:
-
la scala delle risposte comportamentali
- la scala
analogico-visive.
- La nostra realtà operativa si avvale della
CRIES (Crying Requires O2 Increased vital signs Expression
Sleepless). Il nome è una sigla formata da 5 variabili psicologiche e
comportamentali che, come abbiamo visto precedentemente, sono associate al
dolore.
-
-
- SCALA CRIES
-
|
-
-
|
-
-
0
|
-
-
1
|
-
-
2
-
|
-
-
Pianto
-
|
-
-
No
|
-
-
Acuto
|
-
-
Inconsolabile
|
-
-
Necessità di ossigeno per SpO2 >95%
|
-
-
No
|
-
-
<30%
|
-
-
>30%
|
-
-
Indici vitali aumentati
|
-
-
FR e PA = al periodo precedente
-
|
-
-
FR e PA <20%
|
-
-
FR e PA >20%
-
|
-
-
Espressione
-
|
-
-
Nessuno
|
-
-
Smorfie
|
-
-
Smorfie/grugniti
|
-
-
Insonnia
-
|
-
-
No
|
-
-
Frequenti risvegli
|
-
-
Sveglio
|
-
-
La
valutazione del dolore nei bambini più grandi
-
-
-
Con l’aumentare dell’età
si modifica l’atteggiamento del bambino nei confronti del dolore, della
paura per l’evento accadutogli, per la paura dell’ambiente a lui
completamente estraneo, e spesso, non rispondente ai suoi bisogni
(ricovero nelle rianimazioni per adulti) e del distacco dai propri
genitori.
-
In questo caso per
l’infermiere è ancora più difficile scindere tutte le variabili per
definire la reale intensità e durata del dolore provato dal piccolo
paziente.
-
L’organizzazione del
lavoro gioca in questo caso un ruolo decisivo soprattutto con bambini che
all’ingresso hanno un livello di coscienza buono.
-
-
La voce deve essere calmo
e pacato, le frasi, dette tra gli operatori, poche e a bassa voce. Tutto
deve far ritenere al bambino che non c’è nulla da temere e che quella
situazione è sovrapponibile a quella di altri bambini.
-
I gesti con cui si
svolgono le prestazioni devono essere tranquilli anche in emergenza.
-
Rassicurare il bambino
serve a ridurre lo stato d’ansia che incide anche sul dolore.
-
La scala che utilizziamo è la scala di CHEOPS
-
-
-
-
SCALA CHEOPS
-
|
-
-
-
Pianto
|
-
Non piange
|
-
1
|
-
Geme
|
-
2
|
-
Piange
|
-
2
|
-
Urla
|
-
3
|
-
-
Espressione
|
-
Sorride
|
-
0
|
-
Composto
|
-
1
|
-
Smorfie
|
-
2
|
-
-
-
Verbale
|
-
Positiva
|
-
0
|
-
Nessuna
|
-
1
|
-
Si lamenta di altro
|
-
1
|
-
Si lamenta di dolore
|
-
2
|
-
Entrambi
|
-
2
|
-
-
Torso
|
-
Neutro
|
-
1
|
-
Cambia posizione
|
-
2
|
-
Teso
|
-
2
|
-
Tremante
|
-
2
|
-
Eretto
|
-
2
|
-
Controllato
|
-
2
|
-
-
-
Tatto
|
-
Non tocca
|
-
1
|
-
Cerca
|
-
2
|
-
Tocca
|
-
2
|
-
Afferra
|
-
2
|
-
Bloccato
|
-
2
|
-
-
-
Gambe
|
-
Neutro
|
-
1
|
-
Si agita/scalcia
|
-
2
|
-
Piegate/tese
|
-
2
|
-
In piedi
|
-
2
|
-
Bloccato
|
-
2
|
-
-
-
La valutazione del dolore
dovrà essere ripetuta nel tempo soprattutto nella prima giornata di
ricovero, quando ancora la conoscenza della situazione del bambino è
incompleta. Durante le procedure invasive o diagnostiche alle quali il
piccolo paziente viene sottoposto è necessario che la rilevazione del
dolore venga effettuata in modo standardizzato ogni 3-5 minuti.
-
Una volta che la terapia
antalgica è stata iniziata e che il farmaco ha raggiunto un range ottimale
di effetto, il controllo può essere effettuato solamente in concomitanza
con alcune procedure particolarmente dolorose quali cambiamenti di
postura, medicazioni di ferite, cure igieniche…
-
-
Il trattamento farmacologico
-
-
Il modo migliore per trattare il dolore è
rimuoverne le cause. Non sempre però questo è possibile, così è necessario
intervenire con una terapia adatta a ridurre la sintomatologia.
-
Prima però di arrivare alla descrizione
particolareggiata della terapia farmacologia da utilizzare, è importante
premettere che, ogniqualvolta trattiamo il dolore, dobbiamo focalizzare la
nostra attenzione sul bambino e non soltanto sulla sua patologia o sulla
procedura che ci accingiamo a svolgere.
-
Dobbiamo anche ricordare che alcuni
preconcetti quali: è imprudente somministrare analgesici narcotici perché
inducono alla dipendenza, i narcotici deprimono sempre la funzione
respiratoria dei bambini,…, non hanno più ragione di esistere
-
A confronto invece è importante sottolineare quanto i
farmaci consentano di ridurre la risposta allo stress, con conseguente
riduzione dei fenomeni catabolici e della iperglicemia già ricordati
precedentemente; che la terapia antalgica permette al bambino di mantenere
o riprendere i ritmi circadiani altrimenti compromessi; che la terapia del
dolore aiuta il bambino sottoposto a ventilazione meccanica a meglio
tollerarla e a non contrapporsi alle eventuali pressioni necessarie come
nel caso della Sindrome da distress respiratorio.
-
L’OMS ha definito le linee guida per la
terapia del dolore che possono essere così sintetizzate:
- SCALA DI
GRAVITA’ DELL’OMS
-
A
-
S
-
OPPIOIDI
DEBOLI OPPIOIDI FORTI S
E
-
N
-
ANALGESICI PERIFERICI FARMACI ADIUVANTI FARMACI
ADIUVANTI Z
A
-
-
FARMACI ADIUVANTI
ANALGESICI ANALGESICI
D PERIFERICI
PERIFERICI
O
L
O
R PERSISTENZA O AUMENTO DEL
DOLORE E
-
®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®®
-
-
I farmaci analgesici si dividono in:
-
-
Ø Analgesici
periferici,che riducono l’azione dei recettori periferici del dolore;
-
-
Ø Analgesici
oppioidi, riducono l’attività dei recettori del SNC;
-
-
Ø Analgesici
locali, rallentano la trasmissione dell’impulso nervoso dalla periferia ai
centri di integrazione spinale;
-
-
Ø Farmaci
adiuvanti, non sono farmaci analgesici in senso stretto, ma possono
modularne l’effetto e/o controllarne gli effetti collaterali.
-
-
-
Gli analgesici periferici (A.P.)
-
- Gli A.P. costituiscono il primo passo
verso la terapia del dolore medio-lieve che si può riscontrare in un
bambino solamente contuso, con un processo flogistico, nel politrauma
possono essere di supporto alla terapia oppioide, ma usati da soli non
devono essere considerati come una terapia idonea.
- Il meccanismo d’azione
degli analgesici periferici è basato sull’inibizione a livello periferico
della liberazione delle sostanze algogene; interferiscono sul metabolismo
dell’acido arachidonico, bloccando la sintesi delle prostglandine;
svolgono azione antiflogistica ed antipiretica.
-
Gli A.P. non danno mai depressione
respiratoria ma alcuni si presentano soltanto sotto forma di farmaci con
somministrazione per via orale perciò possono risultare maltollerati in
caso di riduzione della peristalsi o vomito.
-
Gli effetti collaterali possono ridurne la
possibilità di somministrazione, poiché a dosaggi prolungati, possono
aumentare il tempo di sanguinamento e ridurre la filtrazione glomerulare.
Sono inoltre descritti casi di piastrinopenia, broncospasmo, asma,
gastrite e allergie.
-
Gli AP sono quindi da usare con cautela nei bambini con
storie d’allergie, con patologie dell’emostasi, asma ed insufficienza
renale.
-
-
La somministrazione deve essere effettuata secondo uno
schema ad orari fissi e secondo il peso del bambino, deve tener presente
il CEILING EFFECT, aumentando la dose non migliora l’effetto analgesico, e
che l’uso di questi farmaci può mascherare una risposta febbrile.
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Gli analgesici oppioidi (AO)
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Gli analgesici oppioidi si suddividono in deboli e forti.
Sono indicati nel dolore medio –grave come nel caso del dolore post
traumatico, postoperatorio e di tipo oncologico.
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Il loro meccanismo d’azione è basato essenzialmente con il
legame con i recettori specifici del SNC che modulano la trasmissione
dell’impulso doloroso, e sull’interferimento con il rilascio dei
neurotrasmettitori mimando l’azione dei peptici endogeni (endorfine ed
encefalite) che si legano a tali recettori.
-
-
I
vantaggi nell’uso degli AO sono quelli terapeuticamente utili:
euforia, diminuzione dello stato d’ansia, analgesia; gli effetti secondari
indesiderati sono invece legati alla tolleranza, alla dipendenza fisica,
nausea e vomito, bradicardia, costipazione, spasmi biliari, arrossamenti,
sudorazione….
-
La depressione respiratoria, effetto collaterale molto
temuto, è in realtà dose-correlata e deriva da una diminuita risposta
della CO2 da parte dei centri del respiro. Provoca diminuzione della
frequenza respiratoria e come detto, diminuzione della risposta all’ipercapnia,
ma non all’ipossia perciò è necessaria cautela nella somministrazione di
ossigeno.
-
In realtà quando l’oppioide è adattato al bambino, non si
verifica quasi mai un’importante depressione respiratoria, in quanto il
dolore agisce come antagonista fisiologico nei confronti dei centri del
respiro, il rischio massimo deriva invece nell’eventuale aggiunta di un
farmaco sedativo, a volte necessario nei casi di gravi politraumi, con
fratture esposte e con problemi di per fusione degli arti o nei gravi
traumi cranici.
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-
La depressione respiratoria è comunque reversibile con
l’utilizzo del Naloxone alla dose di: 0.01 – 0.1 mg/Kg ev o im.
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Nel bambino politraumatizzato o nel trauma
cranico spesso è richiesto l’uso degli oppioidi forti che devono essere
somministrati tenendo in considerazione l’età, il peso e le condizioni del
bambino.
-
In questo caso il farmaco deve essere
somministrato in via ev , in infusione continua in pompa siringa,
associato ad un sedativo per bloccare la componente psicologica del
dolore. Se inizialmente si ha uno scarso controllo e il bambino è ancora
in dolore si possono effettuare delle somministrazioni in push di farmaco.
In ogni caso il farmaco deve essere somministrato in una via endovenosa a
parte, senza altre infusioni e senza che questa venga utilizzata per altre
terapie, sia per evitare che il farmaco precipiti o riduca l’effetto per
eventuali interazioni con altre sostanze, sia sia vengano effettuati dei
boli di sedativo che potrebbero causare poi l’effetto secondario
indesiderato.
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Dosaggio Fentanyl: 0.5 – 1 gamma/Kg/h
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Dosaggio Remifentanil: 0.1gamma /Kg/m’
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Se dopo 24 ore il controllo del dolore non è completamente
assente, si può aumentare la dose fino al 30%
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I farmaci adiuvanti (FA)
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I farmaci adiuvanti possono esserci utili nel bambino
traumatizzato laddove ci sia la necessità di modulare l’effetto dei
farmaci analgesici e controllare gli effetti collaterali di tali farmaci.
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Pediatric Controll Analgesia (PCA) e Nursing Controll
Analgesia (NCA) in terapia intensiva pediatrica:criteri e tecniche
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La PCA è un sistema
alternativo di analgesia che dà la possibilità al malato di valutare il
proprio grado di dolore e di agire con i farmaci per ridurre l’intensità
dello stesso.
-
Nel 1968, per la prima
volta, Philip Sechzer descriveva l’utilizzo della Patient Control
Analgesia (PCA) quale metodica per il controllo del dolore comandata dal
paziente.
-
In particolare la PCA
consente il mantenimento costante dei livelli ematici del farmaco
permettendo al paziente di rimanere entro il range di concentrazione
analgesica.
-
Ormai da alcuni anni tale
metodica è consuetudine nel mondo degli adulti, un po’ meno lo è per la
realtà pediatrica, anche se i paesi anglosassoni, in cui la tecnica è
utilizzata da oltre 10 anni, hanno dimostrato che anche con i bambini si
ottengono risultati di buona efficacia, buona sicurezza e ottima
compliance.
-
Le vie di somministrazione
della PCA sono: la via endovenosa, la via sottocutanea, la via epidurale,
la via intranasale e la via orale.
-
La realtà del nostro
centro ha un’esperienza relativa alla PCA per via endovenosa
-
Alla domanda qual è l’età
del bambino più adatta per iniziare l’utilizzo della PCA alcuni autori
anglosassoni rispondono che “… quando un bambino è in grado di utilizzare
i videogames è in grado anche di autosomministrarsi un farmaco con la PCA”.
-
Nella nostra terapia
intensiva abbiamo un’esperienza di circa due anni relativa a questa
metodica che approntiamo in base ad alcuni criteri che prendono in
considerazione sia il malato che il farmaco.
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CRITERI RELATIVI AL MALATO
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-
Età:
Abbiamo preso in considerazione non tanto le esperienze degli altri paesi
( le culture diverse possono influire) quanto dagli studi di J Piaget che
ha definito i 7 – 8 anni l’età della comprensione del concetto causa –
effetto.
-
Nei due anni di utilizzo
presso la TIP abbiamo scelto per la tecnica di PCA soprattutto bambini con
un’età maggiore o uguale ai 10 anni.
-
Comprensione del
linguaggio:
Ci siamo trovati davanti ad alcuni casi in cui l’incapacità di
comprensione della lingua ha creato un vero e proprio ostacolo
all’applicazione della metodica. Il bimbo deve capire bene la tecnica,
facendogliela provare e maneggiare prima ancora di essere innestata, e
soprattutto lo scopo della PCA
-
E’ importante che bambino
venga assistito in modo partecipe nei primi tentativi di utilizzo, così da
non sentirsi trascurato. In questo caso la comunicazione verbale deve
essere seguita da una comunicazione gestuale e del corpo: l’infermiere
deve essere vicino al bambino, dalla parte in cui è adagiato il sistema di
PCA, deve guidare la mano del piccolo paziente e rassicurarlo. Ben presto
il bambino comunicherà, in modo esplicito, che non c’è più bisogno di
seguirlo nella tecnica, anzi dimostrerà la capacità di utilizzarla nel
modo più congruo.
-
-
Consenso Informato:
Come già detto, della metodica devono essere messi a conoscenza i genitori
che, prendendone atto, decidono se far applicare la PCA o utilizzare le
normali tecniche di terapia analgesica.
-
-
Stato di coscienza:
il livello di
coscienza è forse il criterio principale che può, di per sé escludere o
no, l’utilizzo di questa metodica.
-
Nella nostra realtà quindi
abbiamo escluso i bambini con problemi neurologici o neurochirurgici, per
l’impiego della PCA, che invece è stato utilizzato prioritariamente nei
bambini con problemi traumatici relativi all’apparato osteoarticolare
sottoposti ad interventi alla colonna vertebrale o agli arti.
-
- Patologie preesistenti:
la presenza d’altre
patologie non esclude l’utilizzo della PCA, fatte salve quelle a carico
del SNC o che alterano la motilità delle mani (artrite reumatoide,
fratture)
-
-
-
criteri per la scelta e l’utilizzo del farmaco
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Dose personalizzata:
la dose del farmaco, sia esso un FANS o un oppiaceo deve essere misurata e
studiata per il singolo bambino: dose/Kg.
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-
Facile maneggiabilità:
il farmaco deve essere stabile, anche dopo diluito, per almeno 12/24 ore,
così da garantire al paziente la giusta efficacia.
-
-
Via di somministrazione:
è necessaria una via d’infusione da utilizzare singolarmente per la PCA
mantenuta da Sol.Fisiologica a non più di 5 ml/h. Sono da evitare
prolunghe di raccordo maggiori a 10 cm per l’infusione dei piccoli boli,
così da evitare il ritardo nell’infusione rispetto al momento dell’invio
dell’impulso da parte del utente.Meglio è se il dispositivo per la PCA è
innestato subito dopo il catetere venoso.
-
la
tecnica prevede solo l’utilizzo della PCA o della PCA unita ad
un’infusione continua dello stesso farmaco; nel traumatizzato il
protocollo utilizzato prevede la seconda opzione (un’infusione di base con
il supplemento della PCA) con dosaggi corrispondenti al seguente schema:
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Morfina Fentanyl
-
-
Bolo: 20
μg/Kg. Bolo: 0,5 -1 μg/Kg.
-
-
Intervallo minimo: 5
minuti Intervallo minimo: 6 – 10 minuti
-
-
Infusione basale: 4
μg/Kg./h Infusione basale: 0.5 - 1 μg/Kg./h
-
-
Accanto alla tecnica della PCA c’è la Nursing Control
Analgesia .
-
Questa metodica rappresenta un po’ la sommatoria di quanto
è stato detto fino ad ora: controllo del dolore, valutazione secondo una
scala appropriata, somministrazione di una terapia farmacologia idonea,
oppure utilizzo di tecniche psicologiche o di terapie fisiche secondo
protocollo.
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-
La NCA si rende necessaria ogni qualvolta il bambino
politraumatizzato non può gestire da solo il proprio dolore, a causa di:
-
età,
-
problemi
neurologici,
-
problemi
fisici,
-
non disponibilità da parte
dei genitori ad acconsentire alla PCA,
-
paura del
bambino,
-
non
comprensione del linguaggio.
-
-
Spesso la NCA si utilizza nella fase di svezzamento dalla
terapia analgesica in infusione continua, quando il farmaco è scalato e
una tantum si rende necessario un supplemento.
-
-
Anche in questo caso si tratta della somministrazione di
piccoli boli d’oppioidi secondo i protocolli precedentemente descritti, ma
in alcuni casi possono essere utilizzati anche analgesici periferici
(seguire le linee guida dell’OMS).
-
-
Gli algoritmi di riferimento rappresentano per l’infermiere
validi strumenti operativi, riconosciuti dal team assistenziale, atti a
favorire una risposta pronta ed efficace alla richiesta del bambino.
-
-
Il protocollo della NCA deve prendere in considerazione:
-
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- pain score
da rilevare almeno ogni ora
-
- tipo di
farmaco
-
- dose del
farmaco /Kg
-
- via di
somministrazione
-
- n° di dosi/die
-
-
corrispondenza tra patologia e farmaco.
-
-
Non possiamo terminare questa relazione senza suggerire
un’altra esperienza speciale: Le tecniche psicologiche sul controllo del
dolore.
- Queste tecniche hanno come riferimento
scientifico la modulazione del segnale del dolore a livello del corno
posteriore del midollo, che, a sua volta, può essere attenuato o
amplificato a seguito di altri stimoli (tattili, immaginativi,…) che
arrivano da altre fibre afferenti o dal cervello e sono di semplice
comprensione per i bambini oltre che facili da applicare.
-
- I bambini infatti, a differenza degli
adulti hanno una grande capacità di apprendimento e si aspettano di
riuscire a fare ciò che apprendono; a differenza dell’adulto sono capaci
di far fronte con naturalezza a problemi che sgomenterebbero l’adulto e
hanno una capacità d’immaginazione che li aiuta a distrarsi dal problema
dolore.
-
Le tecniche psicologiche si suddividono in:
-
-
terapie
cognitive
-
terapie
comportamentali
-
-
Le prime hanno lo scopo di influenzare l’immaginazione ed i
pensieri del bambino.
-
Per favorire questo processo nei bambini in età prescolare
possono essere utilizzati oggetti (gioco preferito, libri colorati) o
eventi concreti (animazioni, video, musica, oggetti transazionali). Per i
bambini più grandi sono utili invece: conversazioni, storie magiche,
speciali, la musica, la distrazione, l’ipnosi.
-
Tra le tecniche di distrazione ricordiamo le bolle di
sapone che si fonda sul distrarre e sul “soffiare via” tutte le paure.
Altra tecnica è quella del guanto magico. Qui l’operatore o il genitore
seduto davanti al bambino è coinvolto nel posizionamento di un guanto
magico che “isolerà” la mano da ogni possibile sensazione spiacevole che
può aversi durante un prelievo o l’incannulamento di una vena.
-
-
Le tecniche biocomportamentali, mobilitano le risorse
adattative e di recupero del bambino, favorendone la partecipazione al
trattamento cercando di modificare il comportamento generalmente
utilizzato (rilassamento progressivo, tecnica del respiro,..)
-
-
-
Quindi,in base all'età del piccolo, potremo utilizzare:
-
Primo anno:
-
succhiotto, musica, filastrocche, bolle di sapone
-
-
Secondo anno:
-
Bolle di sapone, filastrocche animate, libri
tridimensionali, pupazzi
-
-
Tre - cinque anni:
-
Bolle di sapone, libri tridimensionali, giochi con animali,
musica, canzoncine, pupazzi, giochi di fantasia, guanto magico,
interruttore del dolore, storie
-
-
Età scolare:
-
Pupazzi, libri tridimensionali, interruttore del dolore,
respirazione profonda, guanto magico, rilassamento progressivo.
-
-
CONCLUSIONI
-
-
L’utilizzo della PCA, della NCA e delle tecniche
psicologiche ben rispondono alla domanda assistenziale del bambino poiché
ci permettono di concentrare la nostra attenzione su di lui, nella sua
totalità, e non soltanto sulla patologia che presenta.
-
-
Nella nostra esperienza, questa diversità di approccio ha
permesso al gruppo di ritrovare lo specifico professionale, modificando
così un atteggiamento portato a non riconoscere pienamente le potenzialità
di ogni piccolo paziente.
-
-
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