Congresso Nazionale Aniarti 2002
Emergenza, cure intensive e Livelli Minimi di Assitenza
Sorrento (NA), 07 Novembre - November 2002 / 09 Novembre - November 2002
» Indice degli atti del programma
2° Intervento Luca Peressoni , Maria Benetton
08 Novembre - November 2002: 10:00 / 10:30
Audio
Foto
- Maria Benetton* Luca Peressoni *
- Grazia Miconi**
- *relatori
- ** coautore
-
- Abstract
-
-
Il supporto ventilatorio meccanico rappresenta una
metodica di frequente utilizzo nell’assistenza ai pazienti critici.
Considerata strategia salvavita, la ventilazione artificiale (VAM) è altresì
invasiva, costosa e gravata da una varietà di potenziali complicanze. Il
rischio di contrarre un’infezione polmonare legata a ventilazione (VAP) è
direttamente correlata alla durata della VAM (es.>
48h), con incidenze variabili in rapporto alla patologia (es. 28-40% nei
traumi cranici). La diagnosi è spesso problematica per l’aspecificità e la
variabilità dei segni clinici e radiologici.
-
Obiettivo dell’elaborato è declinare interventi
appropriati nell’approccio alla VAP attraverso revisione bibliografica
internazionale. L’applicazione di strategie preventive di comprovata
efficacia, associate ad interventi terapeutici precoci, rappresenta
l’indicatore di qualità per un’assistenza infermieristica di eccellenza
nell’ambito dei livelli essenziali definiti (LEA).
- Un presidio
infermieristico multifocale, che muove da azioni semplici ma efficaci sino a
comprendere indicazioni ad alta variabilità e complessità.
-
- Gestione efficace dei presidi per il
supporto ventilatorio (filtri, circuiti, sistemi di umidificazione ed
aspirazione, …);
-
- Profilassi dell’inalazione, aspirazione o
“leakage” di secreti;
-
- Incremento della capacità difensiva
dell’organismo attraverso un’apporto nutrizionale precoce;
-
- Impiego di protocolli di svezzamento (weaning)
per l’approccio multidisciplinare;
-
- Status dei pazienti, dalla posizione
laterale sino alla pronazione.
-
Pratica basata sull’evidenza scientifica, qualità
di risultato, accessibilità ed appropriatezza delle risorse rappresentano gli
item d’analisi e chiave di lettura applicativa al processo.
-
-
-
-
Background
-
- Le infezioni
batteriche rappresentano uno dei principali problemi nelle Unità di Terapia
Intensiva (UTI), sia riguardo alla mortalità che al costo economico dei
pazienti acuti. Questi possono essere ammessi con un’infezione o rischiare di
esserne colpiti durante la loro permanenza nell’UTI. Data la gravità delle
condizioni generali, è spesso indispensabile ricorrere a misure invasive, che
possono, quindi, elevare il rischio d’infezione.
-
Negli Stati Uniti d’America la polmonite
nosocomiale è la seconda più comune infezione.
-
In uno studio sull’efficacia del controllo delle
infezioni nosocomiali condotto negli anni ‘70, il 75% delle infezioni
respiratorie colpiva i pazienti sottoposti ad intervento chirurgico; il
rischio era 38 volte maggiore nel caso di chirurgia toraco-addominale.
-
Analisi recenti hanno identificato ulteriori
soggetti ad alto rischio di contrarre infezioni respiratorie nosocomiali:
-
(a) età
superiore a 70 anni;
-
(b)
portatori di tubo endotracheale e sottoposti a Ventilazione Artificiale
Meccanica (VAM);
-
(c)
sedati o con Glasgow coma score (GCS) basso;
-
(d)
sottoposti a rianimazione cardiopolmonare o procedure d’urgenza;
-
(e)
affetti da patologie polmonari croniche.
-
Con il termine “polmoniti ospedaliere” sono
definite quelle malattie dell’albero respiratorio d’origine infettiva
contratte dai pazienti all’interno della struttura ospedaliera; esse non sono
evidenti al momento del ricovero, ma insorgono durante la degenza in
un tempo pari o maggiore alle 48 ore dopo l’ammissione. Rappresentano
la principale complicanza infettiva nei pazienti sottoposti a ventilazione
artificiale, con un tasso d’incidenza variabile tra il 6 ed il 28% (alcuni
studi riportano percentuali del 52%, ndr.). Oltre all’elevata frequenza,
queste infezioni sono gravate da un alto indice di mortalità “attribuibile”,
che nei reparti di cure intensive è di circa il 30%. Altri fattori quali
patologie concomitanti ed insufficienza multiorgano (MOF) sono cattivi
predittori.
- Ogni giorno di
intubazione e ventilazione artificiale aumenta il rischio di VAP da 1 a 3%, e
ne raddoppia la mortalità. In ogni caso le infezioni polmonari sono
strettamente correlate ad incrementi dei tassi di degenza media e costi
totali. (1)(2)(4)(5)(10)(11)
-
-
-
Obiettivo
-
- Presentare con logica multiprofessionale,
utilizzando come indicatore di efficacia assistenziale il contenimento delle
infezioni nosocomiali in area critica, le modalità di gestione di alcune
problematiche legate al bisogno di “respirazione meccanica”.
-
-
- Le VAP vanno
distinte dalle altre forme di polmoniti nosocomiali, poiché trattamento,
prognosi e risultati possono differire significativamente.
-
Eziologicamente possono essere classificate
secondo la sorgente d’infezione in due tipi:
-
¨ Esogena:
l’infezione polmonare è causata da microrganismi non riscontrati
precedentemente nei campioni di sorveglianza, bensì portati al paziente
dall’esterno senza una precedente colonizzazione. Possono essere contratte in
qualsiasi periodo durante la degenza e la loro frequenza è pari al 15%.
-
¨ Endogena:
l’infezione è causata da germi già presenti, residenti nel paziente prima che
si manifesti la polmonite.
-
-
Valutando le infezioni polmonari in base al tempo
d’insorgenza, le polmoniti ospedaliere precoci (early-onset),
quelle che si manifestano entro le prime 72 ore, sono le forme endogene più
numerose. Sono più spesso provocate da agenti Gram+, in primo luogo dallo
Staphylococco aureus; solo il 25% è sostenuto da Gram-.
-
Tali microrganismi, normalmente presenti nel
paziente, possono essere dotati di bassa patogenicità (v. Veionella,
Bacteroides, Clostridium) oppure potenzialmente patogeni (Streptococco
pneumoniae, Haemophilus, Staphylococco aureus, Candida). (16)(17)
-
-
-
-
-
-
-
Endogene precoci
-
- GRAM
+ 71%
|
- GRAM
- 25%
|
- Streptococco
pneumoniae
|
-
Haemophilus influenzae
|
-
Staphilococco aureus
|
- Moraxella
catarrhalis
|
- Altri
aerobi
|
- Escherichia
coli
|
-
|
- Candida
|
-
|
- Altri
aerobi
|
-
|
- Altri
anaerobi
|
-
POLIMICROBICHE 4%
|
-
-
-
Le polmoniti ospedaliere tardive (late-onset),
comparse cioè dopo 72-96 ore dal ricovero, sono eziologicamente riconducibili,
nella maggior parte dei casi, a batteri Gram-, classificabili come
microrganismi ospedalieri dotati di potenziale patogenicità.
-
Il tipo di germe in causa dipende anche dal tipo
di misure preventive che vengono adottate: nelle UTI che impiegano come
prevenzione delle polmoniti la profilassi con l’uso delle Decontaminazioni
Selettive del tratto digestivo (SDD), si segnala in generale un aumento
dell’isolamento dello Staphylococco aureus, contrariamente ad una prevalenza
di Gram- nelle UTI che non ne fanno uso. (16)(28)(29)(30)
-
-
Endogene tardive
-
- GRAM
+ 33%
|
- GRAM
- 59%
|
-
Staphilococco aureus
|
- Pseudomonas
aeruginosa
|
- Altri
aerobi
|
-
Acinetobacter spp.
|
-
|
- Serratia,
Proteus, Klebsiella
|
-
|
- Altri
aerobi
|
-
POLIMICROBICHE 8%
|
-
-
-
Le patologie causali il ricovero in UTI possono
predisporre il degente all’infezione da specifici agenti. Affezioni polmonari
cronico-ostruttive (COPD), ad esempio, elevano il rischio per Haemophilus
influenzae, Moraxella catarrhalis e Streptococco pneumoniae; traumi ed insulti
neurologici possono facilitare polmoniti sostenute da Staphilococco aureus.
(3)(5)(10)(11)(13)
-
-
PATOGENESI
-
La VAP è strettamente correlata a due importanti
meccanismi patogenetici: la colonizzazione batterica del tratto
aereo-digestivo e l’aspirazione di secreti contaminati nelle basse vie
respiratorie.
-
I batteri possono invadere le vie respiratorie
attraverso:
-
1.
Aspirazione dall’orofaringe;
-
2.
Traslocazione dalla via gastrointestinale;
-
3.
Inalazione attraverso aerosol (soprattutto esogeni);
-
4. Per
via ematogena (v. batteriemie).
- Di queste la via
dell’orofaringe e la gastroenterica sono quelle principali. E’ dimostrato che
fisiologicamente il 45% dei soggetti adulti in salute, durante il sonno,
aspira secreti dall’orofaringe. Per quanto riguarda l’inalazione, le
principali vie d’ingresso dei batteri comprendono i presidi artificiali di
supporto ventilatorio ed i sondini nasogastrici. Esistono poi dei fattori
ambientali che possono provocare un aumento dell’incidenza di polmonite da
Aspergillus (v. lavori di muratura) e Legionella (v. impianti di
condizionamento). (3)(13)(17)
-
-
-
DIAGNOSI
-
- Non è
facile. Il frequente utilizzo della ventilazione artificiale meccanica nelle
UTI rende aspecifica la semplice analisi dei segni clinici quali il numero dei
globuli bianchi, la febbre, la tosse, l’espettorato purulento, o l’impiego di
metodi diagnostici come la radiografia del torace positiva per infiltrato.
- Per l’analisi
microbiologica si utilizza l’esame colturale. L’esecuzione di procedure
invasive quali il lavaggio broncoalveolare (BAL) con o senza broncoscopia, ha
portato ad un aumento della sensibilità e specificità diagnostica, sebbene
tali procedure siano legate a complicanze quali ipossia e sanguinamento.
(4)(5)(6)
- In molti centri ci
si riferisce alla definizione espressa in Am. J. Resp.
Crit. Care Medicine (1999;159:188-198).
-
-
La diagnosi clinica di polmonite deve
comprendere i seguenti tre criteri:
-
1.
Nuovo e/o pregresso infiltrato polmonare alla radiografia del torace;
-
2.
Almeno 2 dei seguenti segni e sintomi:
-
Ø
Temperatura
³
38°C o < 36°C;
-
Ø Leucocitosi
³
12000/ml o leucopenia < 3500/ml;
-
Ø Secrezioni tracheali purulente.
-
-
La diagnosi microbiologica di conferma
richiede la soddisfazione di almeno 1 dei seguenti punti:
-
1.
Coltura dell’aspirato tracheale, PBS (protected specimen brush) o BAL
(bronco alveolar lavage) positiva per patogeni;
-
2.
Emocoltura positiva per un patogeno in assenza di un focolaio infettivo
extra-polmonare;
-
3.
Risposta alla terapia antibiotica.
-
-
-
FATTORI DI RISCHIO
-
-
1.
Fattori legati all’ospite (età, immunodepressione, etc.);
-
2.
Fattori che aumentano la colonizzazione orofaringea o gastrica (uso
d’antibiotici, farmaci alcalinizzanti lo stomaco, etc.);
-
3.
Condizioni che richiedono l’uso prolungato della VAM, di presidi respiratori
esterni, procedure invasive, etc.;
-
4.
Esecuzione d’interventi chirurgici;
-
5. Condizioni che favoriscono
l’inalazione e l’aspirazione, quali l’intubazione endotracheale, l’uso di
sonde nasogastriche (SNG) o loro riposizionamento. (1)(5)(8)(10)(11)
-
-
-
-
MORBILITA’ E COSTI
-
-
Diretta
conseguenza della VAP è il prolungarsi della VAM (variabile da 10 a 32 giorni)
e della degenza media, aspetti validati da numerose evidenze. In alcuni studi
la durata della degenza in Terapia Intensiva correlata alla VAP era di 21
giornate contro una media di 15 giorni dei pazienti caso-controllo.
Riassumendo i dati disponibili, con molta probabilità la VAP prolunga la
degenza in Terapia Intensiva di almeno 4 giorni.
-
La prolungata ospedalizzazione sottolinea l’onere
economico derivato dallo svilupparsi di una infezione respiratoria. La stima è
influenzata da vari e differenti fattori: il sistema sanitario esistente,
l’organizzazione dell’ospedale e della Terapia Intensiva, costi degli
antibiotici, costi del materiale sanitario, ecc. A titolo puramente
esemplificativo e considerata l’alta variabilità dei reports, la media dei
costi eccedenti dovuti ad un singolo episodio di infezione polmonare
nosocomiale è calcolata tra i 3.000 ed i 6.000 dollari americani.
-
I tassi di mortalità attribuibile alla VAP ed
espressi in numerosi studi oscillano fra 24 e 76%, con significative
differenze rispetto al patogeno responsabile. I decessi correlati a
Pseudomonas o Acinetobacter possono raggiungere anche l’80-87%, contro il 55%
di altri microrganismi. Va sottolineata la maggior sensibilità dei Gram- verso
la terapia antibiotica, ad eccezione dello Staphilococco aureus
Meticillino-resistente (MRSA). (1)(3)(5)(16)
-
-
-
- STRATEGIE PREVENTIVE
-
-
Metodologie operative farmacologiche e non sono ad
oggi adottabili dallo staff assistenziale per ridurre l’incidenza di VAP.
L’impostazione di un programma di prevenzione da utilizzarsi all’interno dell’UTI,
trova sostegno su forti razionali scientifici; concettualmente deve
contestualizzarsi rispetto a specifici fattori, essere sviluppato, valorizzato
ed implementato. Per selezionare gli interventi è raccomandabile considerare
la quantità di risorse umane (infermieri, medici, fisioterapisti, farmacisti,
ecc.), amministrative e materiali disponibili, oltrechè le capacità dell’equipé
a monitorare nel tempo l’evoluzione del programma. Numerosi studi hanno
dimostrato l’importanza dello staff per migliorare le performance delle
prestazioni, dalla cura nel lavaggio delle mani allo svezzamento dalla VAM (weaning),
e ridurre l’incidenza d’infezioni nosocomiali. In Strutture Operative con
risorse limitate o insufficienti, risulta consigliabile attuare strategie
semplici, rapide e che richiedono minimi allontanamenti dall’unità-letto quali
postura semiseduta del paziente, utilizzo di schiume e gel alcolici per la
disinfezione delle mani, drenaggio delle secrezioni sottoglottiche.
Conseguentemente, le ricadute sull’“outcome” dei degenti vanno considerate
secondo una logica temporale, per eseguire analisi di risultati e costi, con
l’obiettivo di identificare le attività efficaci, ricercare strategie
alternative ed implementare le competenze dei professionisti. Non sempre è
possibile prevenire la colonizzazione del tratto aereo-digestivo e
l’aspirazione con semplicità e costi limitati. L’intervento riconosciuto come
più favorevole è la ventilazione non invasiva a pressione positiva attraverso
maschera facciale, quale alternativa all’intubazione endotracheale. Numerosi
studi clinici hanno dimostrato la sua efficacia nel ridurre le infezioni
nosocomiali, VAP inclusa, rispetto alla VAM convenzionale. Sfortunatamente,
l’utilizzo della ventilazione non invasiva è applicabile solo ad una parte di
pazienti e richiede il supporto costante di specifiche figure professionali,
quali ad esempio i fisioterapisti, e questo può limitarne la diffusione.
-
La formazione di biofilm nel tubo endotracheale è
considerato un importante fattore nello sviluppo della VAP; ad oggi non sono
applicabili interventi che abbiano la capacità di prevenirla. Aggressioni
genetiche sui batteri, ricerca di nuovi presidi e materiali antiaderenti sono
i punti di sviluppo futuri, tuttavia nell’attesa l’equipé deve adottare misure
d’intervento sicure ed efficienti per tutti i pazienti sottoposti a
ventilazione invasiva. (2)(3)(5)(7)
-
-
-
-
-
-
ASSISTENZIALI
-
-
· Lavaggio delle mani.
E’ considerata una misura primaria, in altre parole d’indiscussa
dimostrazione. Le evidenze bibliografiche non raccomandano in assoluto un tipo
di sostanza detergente e/o disinfettante, ma sono categoriche nel sostenere
l’efficacia della manovra in quanto tale. Uno studio monocentrico pubblicato
su New England Journal comparava il lavaggio con il semplice sapone a quello
con Clorexidina, a vantaggio di questa ultima. Tuttavia la maggioranza dei
ricercatori è concorde nell’affermare che non è il tipo di soluzione
utilizzata quanto la frequenza dei lavaggi che riduce significativamente il
rischio di colonizzazione. (2)(17)
-
-
· Misure di barriera.
-
L’uso dei guanti è importantissimo per prevenire
la contaminazione crociata, ma non deve esentare dal lavaggio delle mani. Non
è definito se tali presidi debbano essere sterili o meno. I camici e le
maschere trovano un razionale utilizzo nelle rianimazioni neonatali e
pediatriche; genericamente nelle UTI polivalenti non necessitano d’uso
routinario ma solo in presenza di pazienti già contaminati o immunodepressi.
L’uso dei guanti è stato associato ad una diminuzione dell’incidenza
d’infezioni nosocomiali. Tuttavia i patogeni possono colonizzare i guanti se
non ben conservati e sono state descritte epidemie dovute al personale che non
cambiava i guanti dopo contatto con i pazienti. (2)(17)
-
-
· Misure igieniche
-
Sebbene sia considerata una pratica
infermieristica standardizzata, l’importanza dell’igiene del cavo orale è
spesso sottostimata nell’assistenza al paziente in VAM. Il difficile accesso
alla cavità per la presenza del tubo endotracheale può indurre a scegliere la
semplice irrigazione quale metodica preferenziale. L’approccio ottimale deve
considerare lo sfregamento dentale, l’uso di soluzioni e colluttori per la
detersione delle mucose, la rimozione dei secreti. La presenza di tubi
nasotracheali, nasogastrici o nasoenterici provoca l’accumulo di secreti nelle
narici e coane con conseguente aggravio del rischio di VAP.
-
L’utilizzo di meccanismi operativi che favoriscano
l’igiene e la cura delle cavità orale e nasale dovrebbe essere implementato e
valutate razionalmente le ricadute. Evidenze sembrano supportare l’uso di
composti a base di clorexidina in presenza di soggetti ad alto rischio,
sottoposti a chirurgia cardiaca o colonizzati da Staphylococco. In quest’ultimo
caso ed in presenza di batteri antibiotico-resistenti, l’antisettico può
essere esteso anche al letto cutaneo. (3)(14)(17)
-
-
· Intubazione endotracheale.
-
La presenza di supporti invasivi
rappresenta un fattore importante nella patogenesi e sviluppo della VAP.
Il tubo endotracheale facilita la colonizzazione batterica dell’albero
tracheobronchiale e l’aspirazione nelle basse vie di secrezioni contaminate,
inibendo significativamente il riflesso tossivo. La presenza o la comparsa di
sinusite aumenta significativamente il rischio e l’incidenza di polmonite,
come evidenziato da studi comparativi e randomizzati. Ad oggi, nessuna
evidenza ha definitivamente dimostrato l’efficacia dell’intubazione
orotracheale nel ridurre le sinusiti rispetto alla rinotracheale. Tuttavia
l’approccio routinario da preferirsi è quello orale, soprattutto nell’ipotesi
di ventilazione prolungata (> 48 ore). Le reintubazioni, per quanto possibile,
vanno evitate, rappresentando un importante fattore di rischio.
-
Il ruolo della tracheotomia precoce nella
prevenzione della VAP rimane controverso, sebbene numerosi studi randomizzati,
prospettici e multicentrici non dimostrino una sua correlazione nel ridurre
pneumonia, tempi di degenza e mortalità. (1)(3)(5)(9)(14)(15)(17)
-
-
-
-
· Weaning
-
La rimozione precoce del tubo endotracheale
rappresenta una delle strategie più efficaci e raccomandate nella prevenzione
non-farmacologica della polmonite. Tuttavia, la prematura sospensione del
supporto ventilatorio può aumentare l’incidenza di errate estubazioni, VAP e
mortalità.
-
Linee guida cliniche raccomandano l’uso di
strategie d’intervento basate su forte razionale scientifico, che non devono
rappresentare una rigida standardizzazione della pratica, quanto piuttosto una
guida implementabile, evolvibile e contestualizzabile. Queste comprendono:
-
1.
multidisciplinarietà dell’approccio;
-
2.
utilizzo di meccanismi operativi;
-
3.
valutazione quotidiana dei livelli di autonomia respiratoria dei pazienti;
-
4.
identificazione e trattamento precoce dei fattori sfavorenti lo svezzamento
(squilibri sierici, broncospasmo, malnutrizione, eccessive secrezioni, posture
errate, cambi frequenti di supporto ventilatorio);
-
5.
corretto utilizzo della sedazione farmacologica;
-
6.
“timing” dell’estubazione (circa il 50% dei pazienti che si autoestubano non
richiedono reintubazione, ndr.);
-
7.
aggiornamento delle evidenze e manutenzione delle abilità;
-
Trials randomizzati hanno dimostrato che
l’utilizzo di protocolli di svezzamento multidisciplinari da parte di
professionisti non-medici può garantire una ripresa sicura ed efficiente della
respirazione spontanea, riducendo significativamente la durata del supporto
artificiale.
-
La complessità del processo deve considerare sia
l’aspetto fisiologico sia psicologico del paziente, sebbene non esistano
standard e metodologie assoluti. Recentemente l’American Association of
Critical-Care Nurses’ ha prodotto un modello concettuale di svezzamento che
include tre fasi e che fonda il suo principio sull’approccio coordinato e
multidisciplinare. La prima fase (preweaning) considera la valutazione di
parametri respiratori e non, per stabilire se il paziente è nelle condizioni
di poter affrontare il processo.
-
-
- PARAMETRI RESPIRATORI
|
- PARAMETRI NON RESPIRATORI
|
- Ossigenazione
|
- Stato
neurologico
|
- Ventilazione
|
- Stato
emodinamico
|
- Meccanica
polmonare
|
- Crasi ematica
|
-
|
- Stato
idro-elettrolitico ed acido-base
|
-
|
- Stato
nutrizionale
|
-
|
- Fattori
psicosociali
|
-
-
Nella gestione di tali indicatori il team
infermieristico e medico deve essere supportato da fisioterapisti respiratori,
dietiste, farmacisti ed assistenti sociali, attraverso meeting preliminari ed
utilizzo di meccanismi operativi.
- Il processo di weaning rappresenta la seconda
e più complessa fase. La scelta del metodo di svezzamento è fondamentale, così
come la definizione dei criteri di sospensione e delle strategie terapeutiche
di supporto. Esistono diverse tecniche, delle quali le più utilizzate sono:
T-Piece, Sincronicity Intermittent Mandatory Ventilation (SIMV), Pressure
Support Ventilation (PS). La fase finale comprende il periodo in cui il
supporto meccanico viene completamente sospeso per la completa autonomia del
paziente. Allo stato attuale non vi è evidenza circa la maggior efficacia di
una metodica rispetto ad altre. (3)(7)(8)(9)(26)(27)(28)(29)
-
-
-
-
· Nutrizione enterale
-
Nella pratica quotidiana, alla maggior parte dei
pazienti che richiedono VAM è associato il posizionamento di un sondino
nasogastrico, con lo scopo di drenare le secrezioni, prevenire la distensione
gastrica e permettere la somministrazione d’alimenti. La sonda non è
generalmente considerata come fattore di rischio diretto ma piuttosto
indipendente, poiché può elevare la colonizzazione orofaringea, provocare la
stasi di secreti, aumentare il rischio di reflusso e conseguente aspirazione.
La stessa nutrizione enterale, il cui beneficio nei pazienti critici risulta
di comprovata efficacia, si è dimostrata fattore causale nello sviluppo della
polmonite, sebbene non sempre in maniera incontrovertibile. La colonizzazione
dello stomaco è favorita dall’uso di antiacidi sistemici o locali e
dall’alimentazione enterale, poiché alcalinizzano le secrezioni gastriche e
quindi facilitano la crescita batterica. In assenza di terapia con antiacidi o
H2 antagonisti (alcuni studi randomizzati suggeriscono l’uso del
sucralfato) è stato riscontrato un incremento di batteri Gram-negativi dopo
l’inizio della somministrazione di preparati nutrizionali. Il reale beneficio
nell’uso generalizzato di sondini di piccolo calibro o sonde digiunali appare
non chiaro. Questi risultati concorrono a definire l’importanza di una
corretta gestione infermieristica del supporto nutrizionale per minimizzare i
rischi di colonizzazione batterica del tratto aereodigestivo e la conseguente
aspirazione. La distensione gastrica dovrebbe essere evitata riducendo l’uso
di narcotici e anticolinergici, monitorando il residuo gastrico dopo
alimentazione gastrica ed utilizzando, se necessario, farmaci che aumentino la
motilità gastrica. (1)(3)(5)(8)(31)(32)
-
-
· Posizione del paziente
-
Mantenere il paziente in posizione supina, in VAM
e con sondino nasogastrico rappresenta un ulteriore fattore di rischio
d’aspirazione. Studi multicentrici, randomizzati e revisioni sistematiche
hanno dimostrato una frequenza ed un rischio di VAP significativamente
inferiori nei pazienti con tronco sollevato di 30-45 gradi, che appare tra gli
interventi più efficaci, poco costosi e facilmente attuabili. In uno studio
randomizzato si è analizzato l’impatto della posizione prona nella prevenzione
della VAP in pazienti in coma da danno cerebrale. Tale postura ha evitato il
degrado dell’ossigenazione polmonare, sebbene gli effetti benefici non siano
ben definiti e rimangano notevoli dubbi circa la possibilità di espandere tale
metodica nella pratica quotidiana.
-
Per favorire il drenaggio delle secrezioni
polmonari e ridurre il rischio infettivo, è stato valutato l’utilizzo di letti
ad azione cinetica. Applicazioni prospettiche e randomizzate ne hanno
dimostrato la validità nell’incrementare l’ematosi e ridurre il rischio
attelettasico, ma non nella prevenzione della VAP.
(14)(15)(17)(18)(19)(20)(21)(22)(23)(24)(25)
-
-
· Profilassi antibiotica attraverso
decontaminazione selettiva del tratto digestivo
-
La SDD è una strategia di profilassi delle
infezioni in UTI, in particolar modo delle polmoniti in pazienti che si
supponga siano sottoposti a ventilazione meccanica per almeno 2-4 giorni. I
farmaci antimicrobici non assorbibili applicati topicamente al tratto
digestivo (bocca e stomaco) hanno lo scopo di prevenire la colonizzazione con
microrganismi potenzialmente patogeni (enterobatteri, Pseudomonas sp.,
Stafhylococco Aureus) dell’orofaringe e dell’intestino oppure la loro
eradicazione prima che possano diventare causa d’infezione. La
decontaminazione dell’orofaringe dovrebbe avvenire in circa 4 giorni, quella
dell’intestino mediamente in 15 gg.
-
Alcuni schemi d’intervento prevedono
l’associazione di un breve ciclo di terapia antibiotica sistemica, che ha lo
scopo di “coprire” il periodo iniziale fino alla decontaminazione avvenuta e
d’eradicare eventuali inoculi avvenuti prima dell’inizio della
decontaminazione stessa (infezione precoce). Il farmaco maggiormente
utilizzato in studi randomizzati risulta il Cefotaxime. Recenti metanalisi e
revisioni sistematiche hanno dimostrato un calo di mortalità oltre che di VAP
nella popolazione di pazienti trattati con tale profilassi, sebbene a tutt’oggi
l’argomento rimanga controverso (v. metodiche “non antibiotiche”, effetti
sfavorevoli sulle resistenze batteriche) e sotteso all’utilizzo di protocolli
standardizzati, come raccomandato da un’autorevole revisione Cochrane.
-
Un punto fondamentale dello schema applicativo per
la SDD riguarda la sorveglianza microbiologica, finalizzata mediante
campionamenti su orofaringe/retto e diagnosi microbiologica in caso
d’infezione, a mettere in evidenza la colonizzazione/infezione con altri
microrganismi (Gram +), siano esse dovute ad uno sviluppo di resistenza ai
farmaci impiegati o alla contaminazione del paziente con germi esogeni. Le
colture di sorveglianza, oltre a valutare l’efficacia della SDD, risultano
utili nell’individuare il livello d’igiene, monitorare l’emergenza di
resistenze e gestire l’ecologia di reparto. (2)(3)(17)(33)(34)(35)
-
-
-
-
-
MATERIALI
-
-
-
· Circuito ventilatore.
-
I pazienti sottoposti a ventilazione artificiale
meccanica hanno un rischio intrinseco 6-12 volte maggiore di sviluppare una
polmonite ospedaliera; ogni giorno di VAM aumenta del 1% tale possibilità. I
batteri possono colonizzare i circuiti in maniera esogena attraverso la
manipolazione con le mani contaminate degli operatori durante l’utilizzo,
oppure per precedente colonizzazione degli stessi. La stessa intubazione
tracheale o soluzioni di continuo attorno alla cuffia endotracheale possono
altresì favorire la discesa dei batteri nelle basse vie. I circuiti esterni
dei ventilatori colonizzano dopo 24 ore dall’inizio del loro impiego, mentre
la condensa formata dai sistemi d’umidificazione dopo appena due. L’argomento
è stato oggetto di numerosi studi, sia di tipo prospettico sia randomizzati,
condotti con l’obiettivo di valutare l’impatto di diverse strategie d’utilizzo
dei circuiti nel ridurre l’insorgenza di VAP. I risultati hanno confermato che
aumentando le manipolazioni si eleva esponenzialmente il rischio di inoculare
in trachea condensa colonizzata. Da qui l’evidenza che non sostituire
routinariamente i circuiti concorre a ridurre il rischio infettivo sino al
25%, i carichi di lavoro ed i costi nella gestione della VAM. Vi è indicazione
a sostituire i circuiti esterni solo se macroscopicamente sporchi,
malfunzionanti, rotti. Definito che un alto numero di patogeni si ritrova nei
liquidi di condensa, che divengono causa di VAP se non rimossi o, peggio,
aspirati, è fondamentale che i circuiti esterni siano mantenuti in posizione
di “scarico”, per impedire che l’acqua di condensa sia inalata dal paziente.
-
Il circuito interno non deve essere disinfettato o
sterilizzato di routine. Tali procedure sono necessarie solo dopo che
l’attrezzatura è stata contaminata con agenti quali virus (Epatite C, HIV, etc.),
e ciò non dovrebbe mai avvenire. (36)(37)(38)(39)
-
-
· Filtri.
-
I filtri antibatterici ad elevata efficienza (in
grado di trattenere particelle fino a 0,2 micron) posizionati fra il
respiratore ed il circuito esterno possono prevenire la contaminazione
retrograda. Soprattutto se utilizzati alla fine della branca espiratoria
possono ridurre il rischio di contaminare l’ambiente contiguo. Tuttavia al
momento non è dimostrata la loro efficacia nella prevenzione della polmonite
nosocomiale. Quando utilizzati, se non bagnati o contaminati macroscopicamente,
possono essere sostituiti secondo gli intervalli suggeriti dai costruttori,
sebbene la sostituzione non sia strettamente necessaria ogni 24 ore;
risultano, infatti, sicuri intervalli di 48 h.. Va considerato che un filtro
antibatterico aumenta lo spazio morto di circa 90-100 ml. Non risulta altresì
efficace collegare filtri antibatterici tra umidificatore e branca
inspiratoria del circuito di un ventilatore automatico. (2)(7)(17)
-
-
· Umidificatori.
-
Esistono sul mercato diversi tipi di sistemi
d’umidificazione. Gli umidificatori con gorgogliatore utilizzano il calore ed
il passaggio dei gas attraverso una massa d’acqua per aumentare l’umidità. La
differenza di temperatura tra il gas inspirato e l’aria ambiente da luogo alla
formazione di condensa, che diviene causa primaria di rischio per una
potenziale polmonite. La condensa e quindi il circuito possono contaminarsi
rapidamente con batteri provenienti dall’orofaringe del paziente. Semplici
manovre infermieristiche, quali rotazione del paziente o movimentazione delle
sponde del letto, possono provocare la discesa accidentale di liquido
contaminato nell’albero bronchiale. Drenare periodicamente la condensa
utilizzando dispositivi di raccolta con valvola unidirezionale, gestire
correttamente i circuiti e lavarsi le mani dopo manipolazione divengono
strategie assistenziali d’assoluta efficacia. La formazione di condensa sulla
branca inspiratoria può essere significativamente ridotta utilizzando speciali
circuiti che attraverso la presenza di un filo metallico riscaldato, aumentano
la temperatura del gas. Al momento non sono tuttavia disponibili dati
sufficientemente precisi che consentano di definirne con chiarezza i vantaggi
nell’utilizzo routinario in rapporto al costo/beneficio. Per ridurre la
formazione di condensa e l’accumulo d’umidità nei circuiti, numerosi studi
hanno valutato l’uso dei filtri antibatterici scambiatori di calore ed umidità
igroscopici (HMEs) in alternativa ai sistemi a cascata. Riciclando il calore e
l’umidità espirata del paziente, riducono la formazione di condensa. Diversi
studi comparativi hanno dimostrato vantaggi in termini d’utilità (minor
manutenzione infermieristica e manipolazioni), efficacia (performance
sovrapponibili) e minor costo, soprattutto nel medio periodo. Tuttavia,
essendo stati documentati aumenti delle resistenze respiratorie e dello spazio
morto, il loro utilizzo è sconsigliato nei pazienti con Sindrome da Distress
Respiratorio Acuto (ARDS) ventilati a bassi volumi e broncopneumopatici
cronici (COPD) in svezzamento. L’aumento del rischio d’occlusione delle vie
aeree, confermato da metanalisi, scoraggia l’uso dei sistemi passivi nella VAM
di lunga durata. Intervalli di sostituzione superiori alle 24 ore (48 vs 96)
non hanno dimostrato ricadute in termini di maggior colonizzazione o
complicanze tecniche. Il filtro è sterile, pertanto va gestito e manipolato
asetticamente, in particolare durante l’intervento di sostituzione. Il cambio
deve prevedere anche quella del catetere Mounth. Si può concludere
sottolineando che allo stato attuale sarebbe opportuno utilizzare nelle prime
giornate di VAM filtri igroscopici, riservando gli umidificatori con
gorgogliatore ai pazienti broncorroici, ipotermici ed in quelli in cui
s’ipotizza una VAM prolungata. (5)(17)(40)(41)(42)(43)(44)(45)(46)(47)
-
-
· Altri presidi.
-
I palloni per ventilazione manuale autoespansibili
(Ambu) e non (Va e vieni) sono particolarmente difficili da pulire e
disinfettare, sebbene rappresentino una potenziale fonte di colonizzazione
batterica. Lo stesso dicasi per gli analizzatori dei gas (es.: ETCO2) e gli
spirometri. Tali presidi devono perciò essere sempre sottoposti a
sterilizzazione o quantomeno a disinfezione prima di essere utilizzati per un
nuovo paziente. (2)(17)
-
-
· Aspirazione delle
secrezioni.
-
L’aspirazione endotracheale rappresenta una
tecnica comune ed essenziale nell’assistenza ai pazienti che necessitano di
VAM. Essa induce la riduzione della stasi delle secrezioni tracheo-bronchiali
e l’incidenza d’infezioni ospedaliere delle basse vie respiratorie, ma i
cateteri rappresentano una delle vie primarie per l’introduzione di batteri
nell’albero polmonare del paziente. Tecnicamente esistono due diverse modalità
d’approccio: sistema aperto con catetere monouso e sistema chiuso multiuso. In
entrambi i casi non è raccomandato effettuare la broncospirazione come manovra
di routine, utilizzando sistemi sterili, atraumatici e con più fori
d’aspirazione. Resta al momento da valutare l’impatto diretto del sistema
chiuso sulla prevenzione e sviluppo della VAP. Tuttavia la metodica “in-line”
presenta alcuni vantaggi rispetto alla tecnica aperta convenzionale:
-
- limita la contaminazione ambientale, del
paziente e del personale;
-
- evita la perdita del volume polmonare;
-
- previene il dereclutamento alveolare nei
pazienti gravemente ipossici.
-
La sostituzione routinaria e/o giornaliera di tali
circuiti non trova fondata specificità in letteratura, neppure qualora siano
esposti all’ambiente senza contaminazione. Nessuna differenza significativa in
termini di mortalità, giornate di degenza ed alterazioni patologiche è stata
riscontrata dopo estensione degli intervalli di sostituzione, e questo
rappresenta un beneficio (sicurezza e minor costo) soprattutto per i pazienti
che richiedono una VAM prolungata. Vanno altresì sostituiti se
macroscopicamente contaminati da sostanze oppure malfunzionanti.
(3)(7)(17)(52)(53)(54)(55)
-
-
· CASS
-
In corso di VAM alcuni autori hanno evidenziato
una correlazione tra la pressione della cuffia e l’incidenza di polmonite. Una
pressione d’ancoraggio tracheale troppo bassa (< 20cm H2O)
permetterebbe la discesa di secrezioni (leakage) nelle vie bronchiali. Nella
fase d’estubazione, prima di sgonfiare la cuffia, è consigliato mobilizzare i
secreti a valle e possibilmente mantenere l’aspirazione durante la rimozione
del tubo. L’evacuazione continua o intermittente delle secrezioni orofaringee
per mezzo di tubi con lume dorsale separato (CASS), è stata proposta quale
metodica per prevenire l’aspirazione attraverso la cuffia tracheale. Questi
tubi possono rappresentare parte di un approccio organizzato nella prevenzione
della polmonite, ma non devono essere utilizzati in maniera enfatica: studi
clinici hanno dimostrato la loro specificità in gruppi selezionati (es.
pazienti sottoposti a chirurgia cardiaca o che richiedono posizione supina
obbligata) e nella prevenzione della polmonite precoce (early-onset VAP) in
assenza di terapia antibiotica preventiva. Valutando l’impatto dell’uso di
CASS, trial randomizzati non hanno dimostrato significative ricadute
nell’incidenza di VAP da Pseudomonas aeruginosa ed Enterobatteri fra
gruppi studio e controllo, mentre alcuni indicatori clinici ed economici quali
mortalità e tempi di degenza, non ne supportano l’uso routinario.
(5)(17)(48)(49)(50)(51)
-
-
- CONCLUSIONI
-
-
I LIMITI DELLA RICERCA
-
- Questa relazione
presenta limiti legati all’incapacità di dare risposte concrete ad
interrogativi sorti durante la sua stesura.
- Ad esempio:
-
(a) “la pulizia del cavo orale
diminuisce l’incidenza di VAP?. Qual è il prodotto più efficace da
utilizzare?. Con quale frequenza andrebbe fatta?. E’ stato dimostrato che
previene l’insorgenza di polmonite nosocomiale nei pazienti sottoposti a
chirurgia a torace aperto, ma per le altre tipologie di pazienti?.”;
-
(b) “se il paziente è tracheostomizzato,
quanto ed in che modo variano i risultati delle ricerche?.”;
-
(c) “l’igiene del corpo può influire
sulla prevenzione o riduzione della VAP?.”;
-
(d) “se il paziente è ventilato
meccanicamente a domicilio, come prevenire la VAP?.”.
- A queste domande
non abbiamo risposta: il supporto bibliografico è insufficiente, le evidenze
carenti da un punto di vista qualitativo o statisticamente poco significative.
- La riflessione che
vorremmo proporvi investe la qualità della ricerca bibliografica. In generale,
la letteratura tradizionale e, soprattutto, i formati mediali digitali, ci
permettono di accedere a numerosissimi editoriali di qualità assai diversa. Si
pone quindi il problema di definire criteri di scelta per l’accesso a dati
affidabili, spendibili e scientificamente validati.
- Oggi, afferire
alle fonti di consultazione con competenza e sistematicità, significa:
-
a) conoscere le banche dati e le
riviste più autorevoli;
-
b) orientarsi nella metodologia della
ricerca;
-
c) saper confrontare e valutare la
qualità delle pubblicazioni.
- Non sempre è
necessario eseguire ricerche approfondite per implementare la nostra pratica
quotidiana: spesso può essere sufficiente utilizzare linee guida
internazionali o condivise dalle società scientifiche, già strutturate e
ragionevolmente supportate, contestualizzandole al proprio ambito operativo.
- In fondo, non
facciamo altro che applicare l’art. 3 del Codice deontologico: “ …l’infermiere
aggiorna le proprie conoscenze attraverso la formazione permanente, la
riflessione critica sull’esperienza e la ricerca al fine di migliorare la sua
competenza …partecipa alla formazione professionale ed attiva la ricerca, cura
la diffusione dei risultati al fine di migliorare l’assistenza
infermieristica”.
-
-
BIBLIOGRAFIA
-
-
“Incidence and risk factors of pneumonia acquired in
I.C.U.”, Chevret S.; Intensive Care Med 1993;19:256-264
-
“Linee Guida per la prevenzione delle polmoniti nosocomiali” Center of Desease
Control and Prevention di Atlanta, 1997
-
“The prevention of Ventilator-Associated Pneumonia” Kollef
M., The New England Journal of Medicine 1999; 340:627-634
-
“Evidence-Based Assessment of diagnostic tests for
Ventilator-Associated Pneumonia” Grossman R., Chest 2000; 117:177S – 181S
-
“Ventilator-associated Pneumonia”, Chastre J., Am. J.
Respir. Crit. Care Med.2002; 165:867-903.
-
“Clinical signs and scorse for the diagnosis of VAP”, Pugin
J., Minerva An. 2002;68:261-5.
-
“Nursing strategies to prevent VAP”, Hixson S.. AACN Clin.
Issues 1998;9(1):76-90.
-
“Risk factors for nosocomial pneumonia. Focus on
prophylaxis”, Fleming CA., Med. Clin. North. Am. 2001 Nov;85(6):1545-63.
-
“Clinical review: non-antibiotic strategies for preventing
VAP”, Ferrer R., Crit. Care 2002 Feb; 6 (1): 45-51.
-
“Pulmonary infection in the brain injured patient”,
Fabregas N., Minerva An. 2002;68:285-90.
-
“Bacterial colonization patterns in mechanically ventilated
patients with traumatic and medical head injury”, Torres A., Am. J. Respir.
Crit. Care Med. 1999;159:188-198.
-
“Optimizing therapeutic approaches in VAP”, Brun-Buisson
C., Minerva An. 2002;68:258-60.
-
“Nosocomial pneumonia: epidemiology, pathogenesis,
diagnosis, treatment and prevention”, Lode H., Curr. Opin. Infect. Dis. 2000
Aug;13(4):377-384.
-
“Prevention of VAP. Selecting interventions that make a
difference”, Iregui M. et al., Chest 2002;121:679-681.
-
“Risk factors for developing pneumonia within 48 hours of
intubation”, Rello J. Et al., Am. J. Respir. Crit. Care Med.
1999;159:1742-1746.
-
“Epidemiology of VAP”, Crafen D.E., Chest
2000;117:186S-187S.
- “ Polmoniti ospedaliere in
Area Critica”, Miconi G. et al., Scenario 2000; 17 (2): 5-8.
-
“Semirecumbency among mechanically ventilated ICU patients:
a multicenter observational study”, Reeve B., Clinical Intensive Care 2000,
Special Issue: 31-34.
-
“Supine body position as a risk factor for nosocomial
pneumonia in mechanically ventilated patients: a randomised trial”, Torres A.,
Lancet 1999;354:1851-1858.
-
“Effect of combined kinetic therapy and percussion therapy
on the resolution of actelectasisi in critically ill patients”, Raoof S. et
al., Chest 1999;115:1658-1666.
-
“Prone position for the prevention of lung
infection”. Beuret, Minerva An.
2002;68:266-8.
-
“Prone positioning of trauma patients with ARDS and open
abdominal incision”, Murray T. et al., Critical Care Nurse 2002;22:52-56.
-
“Effect of prone positioning on the survival of patients
with acute respiratory failure”, Gattinoni L. et al., N Engl. J. Med.,
2001;345(8):568-573.
-
“Prone position improves oxygenation but not survival in
patients with respiratory failure”, Meade M., Evid. Based Nurs. 5:52-52.
-
“The pragmatics of prone positioning”, Masserole E., Am. J.
of Resp. Crit. Care., 2002;165:1359-1363.
-
“Weaning older Patients from long-term mechanical
ventilation: a pilot study”, Epstein CD., Am. J. of Crit. Care.
2002;11:369-377.
-
“Protocol weaning of VAM in Medical and Surgical patients
by Respiratory Care Practioners Nurses”, Marelich G.P., Chest
2000;118:459-467.
-
“Mechanical ventilator weaning protocols driver by
nonphysician health-care professionals”, Wesley E. et al., Chest
2001;120:454S-463S.
-
“Noninvasive ventilation”, Mehta S., Am. J. Respir. Crit.
Care Med. 2001 Feb; 163 (2): 540-577.
-
“Predisposing factors for nosocomial pneumonia in patients
receiving mechanical ventilation and requiring tracheotomy”, Georges H. et
al., Chest 2000;118:767-774.
-
“Multicenter, prospective, randomized,
single-blind study comparing the efficacy and gastrointestinale complications
of early jejunal feeling with early
gastric feeling in critically
ill patients”, Montejo JC., Crit. Care Med.2002 Apr;30(4):796-800.
-
“Evidence-based practice for enteral feedings: aspiration
prevention strategies, bedside detection, and practice ch’ange”, Medsurg.
Nurs. 2000 Feb;9(1):27-31.
-
“Antibiotics for preventing respiratory tract infections in
adults receiving intensive care”, Liberati A. et al., The Cochrane Library,
Issue 2, 2002.
-
“Prevention of ventilator-associated Pneumonia by SDD”,
Tennis C., Am. J. Respir. Crit. Care Med. 2001; 164:382-388.
-
“Profilassi antibiotica delle infezioni in Terapia Intensiva attraverso SDD”,
Gruppo Italiano di Studio sulle Infezioni Gravi.
-
“Infection control in the ICU: the role of the ventilator
circuit”, Hess D., Minerva An. 2002;68:356-9.
-
“Ventilator circuit and secretion management strategies: a
Franco-Canadian survey”, Cook D., Crit. Care Med. 2000;28(10):3547-54.
-
“Extending ventilator circuit change interval beyond 2 days
reduces the likelihood of VAP”, Fink J.B., Chest 1998;113:405-11.
-
“Ventilator circuit changes: “wu wei” may save time, labor
and money”, Ricard JD, Respir. Care 2001 Sep; 46(9):888-90.
-
“Safety, efficacy, and cost-effectiveness of VAM with
humidifying filters changed every 48 hours: a prospective, randomized study”,
Markowicz P., Crit. Care Med. 2000;28(3):665-671.
-
“Changing HMEs after 96 hours rather than after 24 hours: a
clinical and microbiological evaluation”, Thomachot L., Crit. Care Med.
2000;28(3):714-720.
-
“Safety of combined HMEs filters in long-term mechanical
ventilation”, Hurni J.M., Chest 1997;111:686-91.
-
“HMEs used with biweekly circuit tubing changes: effect on
cost and pneumonia rates”, Salemi C., Infect. Control Hosp. Epid. 2000 Nov;
21(11):737-9.
-
“Effetti meccanici sfavorevoli degli scambiatori di calore e di umidità nei
pazienti ventilati”, Iotti G.A., Intensive Care Med. 1997;23:399-405.
-
“A prospective, randomized comparison of an in-line HMEs
filter and Heated Wire humidifiers”, Kirton O.C., Chest 1997;112:1055-59.
-
“A new device for 100 per cent humidification of inspired
air”, Larsson A., Crit. Care 2000;4:54-60.
-
“A randomized clinical trial comparing an extended-use
hygroscopic condensor humidifier with heated-water humidification in
mechanically ventilated patients”, Kollef M.H., Chest 1998;113:759-767.
-
“Continuous subglottic suctioning for the prevention of
VAP”, Shorr AF. et al., Chest 2001;119:228-235.
-
“A randomized clinical trial of continuous aspiration of
subglottic secretions in cardiac surgery patients”, Kollef M.H. et al., Chest
1999;116:1339-1346.
-
“Prevention of VAP: does one size fit all?”, Wunderink
R.G., Chest 1999;116:1155-1156.
-
“A randomized clinical trial of intermittent subglottic
secretion drainage in patients receiving mechanical ventilation”, Smulders K.
et al., Chest 2002;121:858-862.
-
“Closed vs. open suctioning techniques”, Maggiore S.M.,
Minerva An. 2002;68:360-4.
-
“Mechanical ventilation with or without daily changes of
in-line suction catheters”, Kollef M.H., Am. J. Respir. Crit. Care Med.
1997;156:466-472.
-
“Nosocomial pneumonia in mechanically ventilated patients,
a prospective randomised evaluation of the Stericath closet suctioning
system”, Combes P., Intensive Care Med. 2000;26:878-882.
-
“Survey of nursing practices with closet-system
suctioning”, Paul-Allen J., AACN American Journal of Critical Care
2000;9(1):9-19.
-
» Torna all'indice degli atti del programma