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Congresso Nazionale Aniarti 1998

INTENSIVITA’ ASSISTENZIALE RESPONSABILITA’ INFERMIERISTICA

Napoli (NA), 10 Ottobre - October 1998 / 12 Ottobre - October 1998

» Indice degli atti del programma

ILMEANA ADAMINI, EMMA VECLA

11 Ottobre - October 1998: 10:30 / 10:45

LA PRONAZIONE
  
ILMEANA ADAMINI, Rianimazione EMMA VECLA, Ospedale Maggiore Policlinico, Milano 
  
La mobilizzazione del paziente ricoverato in Terapia Intensiva, rappresenta un importante aspetto sia della gestione clinica che di quella infermieristica. 
Considerando la vastità dell’argomento, sarà affrontata solo la posizione prona, non ancora comunemente utilizzata nei reparti di rianimazione ma che sembra essere assai promettente, non solo come «Presidio fisioterapico», ma anche nel migliorare il decorso clinico dei pazienti affetti da insufficienza respiratoria acuta. 
I dizionari medici definiscono la postura prona come un’esposizione dell’intera superficie dorsale del corpo e la pronazione un movimento rotatorio secondo l’asse longitudinale dello stesso. 
Esistono in letteratura poche «Linee guida» per gli operatori circa la pronazione e la cura del paziente prono. 
Si cercherà quindi di illustrare quali procedure si adottano per effettuare la pronazione di un paziente ricoverato in rianimazione. 
  
Quali sono gli effetti della postura prona? 
Effetti della postura prona sull’apparato respiratorio
L’utilizzo della postura prona in pazienti con insufficienza respiratoria acuta viene proposto per migliorare l’ossigenazione e favorire il drenaggio delle secrezioni. 
Un numero crescente di studi suggerisce che, durante postura prona, nei pazienti con grave insufficienza respiratori acuta, si assiste ad un miglioramento dei parametri emogasanalitici ed inoltre, al ritorno in posizione supina, è stato segnalato un miglioramento della compliance toraco/polmonare e dell’ossigenazione rispetto al periodo precedente la pronazione (Flaatten et al, 1998; Servillo et al, 1997; Pelosi et al, 1998; Blanch et al, 1997; Gattinoni et al, 1997) 
I meccanismi fisiopatologici che causano cambiamenti dell’ossigenazione in posizione prona non sono tutt’ora del tutto chiari, ma sembra che l’aumento dell’ossigenazione possa essere spiegato da una variazione regionale della ventilazione/perfusione che si è riscontrata essere più uniformemente distribuita tra le regioni polmonari dorsali e ventrali in posizione prona. 
L’insieme di queste osservazioni suggerisce che la postura prona può modificare l’evoluzione dell’insufficienza respiratoria incidendo sulla mortalità, sulla frequenza e la durata di altre disfunzioni d’organo e quindi sulla durata della degenza in Terapia intensiva. 
Tuttavia gli studi fin d’ora effettuati sono piccole casistiche e studi non controllati. 
Da ciò è sorta la necessità di avviare una sperimentazione clinica randomizzata e multicentrica: lo studio prono/supino, per studiare gli effetti della posizione prona sulla mortalità (e sui parametri respiratori) dei pazienti affetti da insufficienza respiratoria acuta grave) (Gattinoni et al, 1997). 
  
Effetti della postura prona sulla cute. 
Tutti noi siamo quotidianamente impegnati nella cura del paziente ricoverato in Terapia intensiva e molto spesso «ci inventiamo» uno o più sistemi particolari per proteggerlo dalle lesioni da compressione. 
Le lesioni da decubito insorgono quando si esercita una compressione prolungata superiore a 36 mmhg che è la pressione di scorrimento del sangue nei capillari. Più dura è la superficie di appoggio e più sottile lo strato di pannicolo adiposo(che tampona la compressione) maggiore è il rischio di lesioni. 
Naturalmente il rischio aumenta in relazione alla gravità del paziente; i pazienti ricoverati in Terapia intensiva sono quasi tutti affetti da insufficienza respiratoria di media o grave entità ed i problemi di ossigenazione aggravano l’ipossia provocata dalla compressione sul piano d’appoggio. 
La postura prona annulla la pressione esercitata dal piano di giacenza su tutta la superficie dorsale del corpo, contribuendo alla prevenzione ed alla cura delle lesioni da decubito a carico delle zone solitamente più a rischio (calcagni, sacro, gomiti, scapole, occipite). D’altro canto però, la posizione prona espone alcune zone della superficie ventrale del corpo normalmente non a rischio di lesioni (creste iliache, seno/sterno, ginocchia e gli zigomi in base alla posizione del volto), alla possibilità di insorgenza di piaghe da decubito. 
  
Lo studio prono/supino, registrando il tipo di materasso in uso presso ogni centro di rianimazione partecipante ed i tipi di presidi usati per posturare i pazienti, fornirà una serie di dati la cui sottoanalisi potrà dare informazioni circa le superfici ed i presidi più efficaci per ridurre l’incidenza da lesioni di compressione. 
  
Effetti della postura prona sull’apparato locomotore. 
Il cambiamento frequente di postura per i pazienti si è rivelato molto efficace anche per la prevenzione di retrazioni tendinee, muscolari e danni alle strutture articolari. 
Un paziente lasciato a lungo nella medesima posizione può sviluppare contratture e/o anchilosi alle articolazioni che potrebbero condizionare la ripresa dell’attività motoria una volta superata la fase acuta. 
Durante la mobilizzazione è necessario porre molta attenzione ad evitare movimenti impropri degli ari e posizioni scorrette che potrebbero causare danni a carico del sistema vascolare e/o microtraumatismi articolari. 
Maggiore attenzione va dedicata alla mobilizzazione dei pazienti sedati e curarizzati poiché non hanno reazioni di nessun tipo e non possono segnalare lo stress. I movimenti vanno eseguiti con delicatezza e rispettando la conformazione anatomica. 
Una volta che il paziente è stato messo nella posizione scelta è bene tener presente l’allineamento corretto di tutti i suoi segmenti corporei per evitare che alcune zone del corpo siano soggette a maggior pressione causando lesione ai nervi periferici. Questo vale anche per il paziente sedato e curarizzato.  
La posizione prona si è rivelata molto efficace nella prevenzione delle contratture: l’équipe userà la sua abilità per coricare ogni giorno il paziente nella posizione prona. La posizione si manterrà inizialmente per brevi periodi e gradualmente si aumenta il tempo mano a mano che la mobilità del paziente aumenta. Ad esempio, se le ginocchia sono contratte, lentamente si rilassano, si estendono e la spasticità si riduce.  
  
Effetti della postura prona sul sistema sensoriale 
La mobilizzazione sembra influire anche sulla propriocettività del paziente. 
Le afferenze provenienti dai recettori localizzati nei muscoli, nei tendini e nelle capsule articolari, cioè nell’ambito dell’apparato locomotore, costituiscono la sensibilità propriocettiva. Le afferenze propriocettive, inviando al sistema nervoso centrale informazioni circa la posizione degli arti ed il tono muscolare, consentono l’apprezzamento della sede e della velocità di spostamento di alcune parti del corpo rispetto ad altre. 
Se il paziente semicosciente è male allineato e mal posizionato nel letto, risponderà con il proprio corpo aumentando il tono muscolare (per reazione allo stress) e se lasciato a lungo nella medesima posizione potrebbe reagire con iperattività ed angoscia. 
Il paziente che si muove eccessivamente nel letto girandosi e agitandosi di continuo è un grosso problema per l’équipe poiché potrebbe volontariamente o involontariamente strappare uno o più presidi ai quali è collegato. Tali movimenti possono venire interpretati come una disperata ricerca di informazioni dell’ambiente circostante. 
Cuscini bene imbottiti riducono lo spazio aperto del letto: i cuscini non possono fissare meccanicamente il paziente in ogni posizione, ma possono calmarlo, fornendogli informazioni sulla sua posizione rispetto allo spazio circostante, cosa che il materasso e l’aria aperta del letto non fanno. 
Un aspetto purtroppo spesso trascurato nella fase acuta è che il paziente diventa irrequieto e si muove costantemente se viene tenuto a letto senza alcuna forma di esercizio o di distrazione. Chiunque diventerebbe irrequieto se fosse tenuto a letto giorno e notte senza avere assolutamente niente da fare! 
E’ molto più gratificante osservare come un paziente che si è esercitato svolgendo una mobilizzazione appropriata, si addormenti non appena si abbassano le luci. 
  
La preparazione del paziente alla pronazione 
Le manovre di pronazione devono essere sempre effettuate in condizioni di sicurezza, con adeguato personale e monitoraggio. 
Una volta decisi i movimenti da eseguire, si valuterà il numero di persone necessario ad effettuare l’intervento.  
Non esiste letteratura che consenta di esprimere raccomandazioni sulla mobilizzazione del paziente, pertanto sarà presentata l'esperienza del nostro centro e le domande aperte su alcune pratiche.  
  
Nella nostra esperienza tutti i pazienti, con la dovuta cura, possono essere tecnicamente pronati; le uniche controindicazioni sono di natura medica (instabilità della colonna, ipertensione endocranica, ferite o fratture non stabilizzate).  
  
Preparazione del paziente e del materiale 
- Esecuzione delle attività medico/infermieristico non eseguibili in posizione prona 
- Informazione del paziente contattabile e valutazione medico/infermieristico sulla necessità di sedare il paziente o supplementare la sedazione 
  
- Verifica della tenuta dei cerotti(cambio se necessario)in modo da ottenere un ottimo ancoraggio alla cute e la stabilità durante la rotazione  
  
- Verifica che ciascuno dei deflussori, tubi, drenaggi, siano sufficientemente lunghi da consentire la rotazione del paziente; in caso contrario organizzare il prolungamento di quelli indispensabili o deconnettere temporaneamente quelli non indispensabili. 
 E’ consigliabile non deconnettere il paziente dal ventilatore durante la manovra. 
 Si consiglia di mantenere almeno un sistema di monitoraggio. 
  
- Pulizia e chiusura degli occhi per non incorrere in danni della cornea e/o della congiuntiva. 
  
- Lo stomaco (se il paziente ha in corso una nutrizione enterale) va svuotato per evitare episodi di vomito? In relazione ai dati dello studio pilota Prono-Supino, il vomito non sembra essere un problema importante (4.3% su 228 pronazioni, eseguite in 50 pazienti). Attualmente presso il nostro centro la nutrizione enterale non viene sospesa durante la manovra né viene svuotato lo stomaco. 
  
- Le secrezioni bronchiali vanno aspirate prima della pronazione? L'ingombro tracheo-bronchiale si verifica nel 20% dei pazienti: questo sta ad indicare la necessità di aspirare le secrezioni prima di iniziare la manovra di pronazione. Attualmente nel nostro centro questa non è una pratica abituale.  
  
- Preparazione dei presidi/supporti utili al posizionamento del paziente al termine della rotazione. 
  
Rotazione del paziente  
- Scelta del numero di persone necessarie per eseguire la manovra di rotazione. Inizialmente si pensava che il numero ottimale di persone fosse 5. in realtà molto dipende dal paziente (peso, drenaggi, CVC etc) e dal tipo di superficie (alcuni tipi di letto permettono la pronazione con soli 3 operatori). 
  
- La rotazione avviene in quattro tempi: 
1) allineare il paziente sul letto con le braccia lungo i fianchi 
2) spostare il paziente sul bordo del letto controlateralmente al senso di rotazione 
3) iniziare la rotazione sollevando leggermente il tronco ed il bacino per consentire il passaggio del braccio che si trova tra il corpo del paziente ed il piano di giacenza. 
4) recuperare il braccio e completare la rotazione coricando il paziente in posizione prona. 
  
Posizionamento del paziente 
- Per garantire una corretta posizione noi utilizziamo tre presidi da sistemare uno sotto la testa, uno a livello del manubrio dello sterno ed uno a livello delle creste iliache. I presidi devono essere morbidi e di circa 15/20 cm di altezza. 
  
- Ripristinare il monitoraggio preesistente e ricollegare tutte le vie e i drenaggi precedentemente deconnessi. 
  
ATTENZIONE 
- La cannula tracheale non deve appoggiare sul materasso. 
- L’orecchio appoggiato non deve essere piegato. 
- I genitali devono essere ben posizionati. 
Riguardo al posizionamento del volto, delle braccia e dei piedi, tutte le posizioni possono essere considerate corrette se però utilizzate in maniera adeguata; sarà cioè necessario non lasciare il volto, le braccia ed i piedi per lungo tempo nella medesima posizione ma provvedere ad alternare le posture almeno ogni due ore. 
Le figure riportate mostrano quali sono le possibili posizioni del volto, delle braccia e dei piedi; per ogni figura sono indicati gli svantaggi legati alla postura. 
  
(faccia in giù collo dritto) dolenzia alla muscolatura cervicale e al trapezio, possibilità di aumentare, per forza di gravità, la lordosi del collo. Eccessiva pressione a livello frontale. Questa è una postura da usare con cautela. 
  
(faccia e collo girato) possibile stiramento dello sternocleidomastoideo ed i rotatori del capo. Discreta compressione dello zigomo e della zona temporale con conseguente schiacciamento dell’occhio. Questa è decisamente una posizione più comoda rispetto alla precedente; l’unica difficoltà è il suo utilizzo nei pazienti con un collo particolarmente rigido. 
  
(piede dritto) accorciamento del tendine d’achille e retrazione dei muscoli del polpaccio (gastrocnemio e soleo), possibilità di sviluppare una flessione plantare. Eccessivo allungamento dei muscoli della parte anteriore della gamba. Questa posizione è da usare con estrema cautela 
  
(piede giù dal letto) non c’è schiacciamento del tendine d’achille per forza di gravità ma un discreto schiacciamento del dorso a livello tibio/metatarsico che potrebbe favorire la comparsa di danni da compressione Questa è una buona postura. 
  
(piede con sotto il rotolo) non c’è accorciamento del tendine d’achille, c’è però un accorciamento dei muscoli della volta plantare, poiché l’alluce appoggia sul piano di giacenza ed inoltre c’è una discreta compressione del ginocchio 
 
  
Come mostrano le figure, le braccia possono essere posizionate in vari modi. Come concetto generale, va ricordato che la posizione delle braccia grava principalmente sulle articolazioni scapolo/omerali. Questo può causare danni da compressione poiché in questa posizione è favorito il ristagno del liquido sinoviale, favorendo altresì il depositarsi dei sali di calcio con conseguente formazione di anchilosi. Da ciò l’importanza di cambiare, almeno ogni due ore, la posizione delle braccia. 
 
  
  
 
Bibliografia 
Blanch L, Mancebo J, Perez M, Martinez M, Mas A, Betbese AJ et al. Short term effects of prone position in critically ill patients with acute respiratory distress syndrome. Int Care Med 1997; 23: 1033-1039. 
  
Davies P. Steps to follow. Sprinfer Verlag, Berlino, 1985. 
  
Davies P. Right in the middle. Sprinfer Verlag, Berlino, 1990. 
  
Davies P. Starting again. Sprinfer Verlag, Berlino, 1994. 
  
Flaatten H, Aardal S, Hevroy O. Improved oxygenation using the prone position in patients with ARDS. Acta Anaesthesiologica Scandinavica 1998; 42: 329-334. 
  
Gattinoni L, Tognoni G, Brazzi L, latini R. Ventilation in the prone position. The Prone-Supine Study Collaborative Group. Lancet 1997; 350:815. 
  
Pelosi, tubiolo D, Mascheroni D, Vicardi P, Crotti S, Valenza F, Gattinoni L. Effects of the prone position on respiratory mechanics and gas exchange during acute lung injury. Am J Resp Crit Care Med 1998; 157: 387-393. 
  
Servillo G, Roupie E, de Robertis E, Rossano F, Lemaire F, Tufano R. Effects of ventilationin ventral decubitus position on respiratory mechanics in adult respiratory distress syndrome. Intensive Care Med 1997; 23: 1219-1224.

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