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Congresso Nazionale Aniarti 1998

INTENSIVITA’ ASSISTENZIALE RESPONSABILITA’ INFERMIERISTICA

Napoli (NA), 10 Ottobre - October 1998 / 12 Ottobre - October 1998

» Indice degli atti del programma

Laimer Armuzzi

11 Ottobre - October 1998: 15:00 / 15:30

IL NUOVO SISTEMA CLASSIFICATORIO
DEL PERSONALE/CONTRATTO DI LAVORO 
VALORIZZA LA PROFESSIONALITÀ INFERMIERISTICA? 
  
Laimer Armuzzi 
    
Vi ringrazio per l’invito che ci avete rivolto. 
Credo di rispondere alle vostre esigenze non limitandomi ad una descrizione dell’intesa sottoscritta ma spiegando le ragioni che ci hanno spinto a modificare il precedente ordinamento e gli obiettivi che abbiamo inteso perseguire con il nuovo modello di classificazione del personale. 
Il sistema classificatorio del contratto ha la funzione di rappresentare la scala di «valori» delle professioni e dei lavori sia dal punto di vista gerarchico che economico. 
Il modello che scaturiva dal DPR 761/79 era naturalmente collegato al funzionamento e all’assetto organizzativo che caratterizzava la sanità nel 1979. 
Il periodo che va dal ‘79 all’‘83 è caratterizzato da grandi modifiche del SSN che dopo la legge di riforma 833 vede la ricomposizione, all’interno del SSN, di tutte quelle competenze che venivano svolte da soggetti diversi con conseguenti processi di modalità del personale. 
L’obiettivo perseguito dall’ordinamento definito con il DPR 761 era quello di rispondere, attraverso le tabelle di equiparazione delle figure professionali, anche all’omogeneizzazione del personale proveniente da enti, contratti ed esperienze molto diverse e di consentire la stipula del 1° contratto unico della sanità. 
L’inadeguatezza di questo sistema, a prescindere dalle «invenzioni» e «adattamenti» che le singole regioni hanno messo in atto per rispondere a esigenze specifiche o per aggiornare il sistema, discende direttamente dalla discrasia tra il modello descritto dal DPR 761 e la realtà organizzativa e di lavoro delle aziende sanitarie. 
Questo scostamento tra il sistema di rapporti gerarchici codificato nell’ordinamento e la struttura organizzativa e funzionale dalle Aziende è stato creato in parte dai vari provvedimenti legislativi che sono più volte intervenuti sul modello del SSN e sulle sue articolazioni ed in parte dalla profonda modifica dell’organizzazione del lavoro che ha prodotto attività, modalità operative, competenze e responsabilità molto diverse da quelle che venivano disegnate dall’ordinamento. 
Da queste considerazioni ed analisi, che per brevità ho semplificato eccessivamente, nasce l’esigenza e quindi l’ipotesi di mutare il sistema classificatorio (operazione molto complessa in qualsiasi contratto) creando un sistema flessibile che rispecchi sia la situazione attuale di chi lavora, sia le evoluzioni del modello lavorativo ed i suoi mutamenti. 
L’obiettivo principale è stato, quindi, quello di pensare non ad una nuova fotografia che avrebbe nel tempo mostrato gli stessi difetti di vetustità e rigidità del 761 ma ad un sistema capace di valere nel tempo attraverso la previsione dell’evoluzione della professionalità e destinato a incidere su più di un rinnovo contrattuale. 
È ovvio che un sistema con queste caratteristiche ha tempi di sperimentazione e applicazione più lunghi di un rinnovo contrattuale ma bisogna ricordare che l’assetto delle professioni è cosa molto più sentita dagli operatori di quanto non possa essere un aumento contrattuale. 
Abbiamo quindi analizzato quelle che, in base all’esperienza ed ai «malesseri» esplicitati, erano secondo noi gli elementi con maggiore criticità del precedente ordinamento. 
Il precedente schema consentiva semplicemente una cosa: era possibile fare carriera semplicemente diventando un’altra cosa, cambiando norme e attività. 
Il sistema della qualifica funzionale previsto nel precedente sistema di classificazione consentiva di avere riconoscimenti di natura professionale solo diventando un’altra cosa oppure solo se il contratto nazionale prevedeva che tutti quelli che si chiamavano come me passavano da qui a lì, i famosi «reinquadramenti».  
Non erano consentiti atri sistemi, ad esempio non esisteva la possibilità di passaggio dal 6° al 7° livello per qualifica funzionale continuando a fare la stessa attività, semplicemente quale riconoscimento di acquisizione di un evoluzione professionale che consente di fare meglio il lavoro con maggiore qualità e con maggiore formazione e quindi riconosce giusto che io sia collocato dal punto di vista professionale ed economico in una casella diversa. 
Per mettere mano a questo tipo di problemi abbiamo deciso che era necessario portare modifiche di natura strutturale e non piccoli aggiustamenti al sistema. 
Usciamo un attimo dalle professioni sanitarie; per gli amministrativi sarebbe stato sufficiente il superamento del titolo di studio e la carriera si sarebbe aperta, così facendo, però, non si sarebbe risolta la cosa che abbiamo messo a monte della questione e cioè il fatto che passare da una qualifica all’altra comportava il divenire un’altra cosa, non era un amministrativo più bravo e professionalmente evoluto, ma era capo ufficio. 
Non abbiamo, quindi, semplicemente flessibilizzato il sistema precedente, abbiamo tentato di cambiarlo nella sua natura, nella sua possibilità di essere utilizzato là dove le evoluzioni si determinano, decentrando e tentando di costruire un sistema che potesse essere utilizzato all’interno dei luoghi di lavoro e che non fosse semplicemente frutto di accordi nazionali. 
Una volta definito l’impianto il contratto nazionale non dovrà più intervenire sulla questione della classificazione del personale, nel senso che interverrà solo per modificarlo ma non per prendere questa figura professionale e metterla da un’altra parte, in una categoria piuttosto che in un’altra. 
Solo a sperimentazione avvenuta o nel corso degli anni, quando l’impianto si renderà non più utilizzabile perché invecchiato, come tutti gli impianti di natura professionale e contrattuale, potranno essere apportate modifiche a livello nazionale. 
Il nuovo modello classificatorio consente di avere evoluzioni di tipo professionale e quindi riconoscimenti di tipo economico, sai dal punto di vista orizzontale, con una evoluzione di natura economica demandata tutta a sistemi di contrattazione aziendale, sia verticale e cioè da una categoria all’altra, attraverso prove selettive. 
Non si supera il principio che c’è una selezione per il passaggio da un area all’altra, ma c’è un alleggerimento della parte burocratica e un adeguamento delle modalità selettive alla tipologia di professione. 
Ciò è possibile con un sistema di relazioni sindacali all’interno dei luoghi di lavoro che può incidere anche nella evoluzione di natura verticale, non può modificare gli elementi fondamentali, ma può aggiungere ed integrare i parametri di riferimento e di misurazione, può integrare quelli che sono previsti nell’accordo nazionale. 
Su questa questione del verticale ed orizzontale c’è un problema aperto all’interno della professione infermieristica e riguarda la possibilità per gli infermieri di accedere all’area superiore, all’ex 7^ qualifica funzionale. 
Noi abbiamo costruito un intesa che consente, rispetto alla situazione precedente, l’accesso all’infermiere professionale all’area D, che è l’area all’interno della quale vengono in prima battuta inquadrati con la trasposizione le figure degli ex livelli 7° - 8° - 8° bis. 
Il sistema che abbiamo costruito consente questo tipo di evoluzione e consente che gli IP, possono restare tali o avere un evoluzione di natura verticale e anche di natura orizzontale. 
C’è su questa problematica un forte dibattito con alcune associazioni e figure professionali. 
  
Ci accusano di aver abolito le caposale; noi non abbiamo abolito nulla anche perché ciò che definisce i titoli non è questa intesa ma è un regolamento concorsuale che il Ministero della Sanità non ha ancora emanato ed è ancora vigente quello precedente abbiamo solo tolto gli sbarramenti eliminato l’obbligo di un titolo per la progressione verticale. 
Inoltre io sono contrario a che l’evoluzione della professione possa avvenire solo per via gerarchica, solo per chi coordina. 
Perché chi fa ricerca, didattica e lo fa in modo serio e consente a chi ha le funzioni di direzione di riorganizzare meglio i servizi, dovrebbe essere costretto ad avere un riconoscimento di natura professionale inferiore? 
Infine la formazione complementare, che ha un peso grande su questa partita, e che verrà inserita nella classificazione, ha bloccato i corsi da A.F.D. nel senso che per legge sono bloccati i corsi; inoltre, mi risulta, se non mi hanno dato dei numeri errati, che siamo di fronte a circa 20/21000 A.F.D. in servizio e 1/2000 in possesso del titolo non inquadrati come caposala, e guardando al turn over all’interno della sanità, che è pari al 10% minimo, in due anni il problema è esaurito. 
Non è l’intesa che ha chiuso i corsi da A.F.D., erano chiusi già da prima. 
La formazione complementare invece ci porrà di fronte a figure nuove sul piano professionale e a competenze organizzativo-gestionali con le quali dovremo rapportarci nella classificazione e che ci permetteranno di integrare e completare il processo non sul passato ma sul futuro. 
Il contratto, che speriamo di chiudere presto, ha un altro compito fondamentale quello di creare le condizioni per rendere attuabile la nuova classificazione, dare strumenti per poterla applicare. 
Per meglio capire come può funzionare la progressione economica orizzontale è utile fare un esempio. 
L’evoluzione professionale di natura orizzontale una volta andava con l’anzianità, ora non è più automatica ma in compenso inizia da quando si entra in servizio. Le dinamiche attraverso le quali si possono ottenere i riconoscimenti economici di natura orizzontale, rimanendo nella C (ex livello 6°) possono essere molto più veloci, si può raggiungere il massimo dell’evoluzione professionale nell’arco di 10-12 anni, che è il tempo realistico e i passaggi sono legati a questioni di natura formativa, a esperienze di lavoro concrete, al fatto che all’interno di un area io posso essere «speso» in tutte le attività perché ho le conoscenze necessarie per fare questo, a sistemi di valutazione (che però sono concordati con dei parametri di misurazione e sui quali ci deve essere trasparenza). 
L’insieme di questi elementi la loro applicazione ci danno la possibilità di valorizzare il lavoro che diversamente, sul piano nazionale attraverso contratti e leggi nazionali, non è mai preso in considerazione. 
Infine il tema della formazione; la formazione permanente ha grande rilevanza su questo sistema. 
Quindi non solo la formazione legata a figure gerarchiche, che conosciamo bene, ma processi formativi legati allo sviluppo di conoscenze utili al lavoro e con esso integrate. Un sistema di formazione capace di rispondere alle evoluzioni organizzative del SSN e non a precostituirne il modello. 
Inoltre si deve riflettere sull’immenso patrimonio formativo e di formatori che si era costruito all’interno del SSN e dove questo sta andando a finire, se davvero lo utilizziamo, lo ripristiniamo e se scongiuriamo il rischio che questo patrimonio venga semplicemente dilapidato perché affidiamo ad altri all’esterno i processi formativi. 
Non c’è una formazione neppure quella di base che non possa avvenire in stretto collegamento con quello che avviene per davvero nella professione, nel lavoro: questo collegamento va sempre mantenuto. 
L’ultima questione è quella del mansionario. 
Ho visto per la prima volta il testo nell’incontro che abbiamo fatto fra CGIL-CISL-UIL-IPASVI ed il Ministro on. Bindi in luglio in quella sede lo abbiamo giudicato non coerente e quindi rifiutato. 
La cosa ci interessa ma ragioneremo insieme verificando, se questo testo corrisponde allo spirito con cui quel lavoro era iniziato perché non vorrei che si passasse da un mansionario a linee guida che alla fine si assomigliano molto. Se la modifica di alcune questioni che vi sono contenute comporterà un conflitto con la classe medica, noi non ci tireremo indietro, l’importante è che sia davvero coerente con il profilo e leggeremo attentamente il testo non appena ci verrà formalmente inviato. 
Se il Ministro pensa che si possa procedere alla formalizzazione di una cosa così importante senza avere un coinvolgimento dello stesso tavolo che ha rivendicato l’inizio del lavoro si sbaglia perché questa parte ha estrema importanza e rilevanza. 
 

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