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Intraossea in emergenza: valutazione del consenso da parte degli infermieri

 

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Un nuovo traguardo per la diffusione della cultura infermieristica.

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Congresso Nazionale Aniarti 1998

INTENSIVITA’ ASSISTENZIALE RESPONSABILITA’ INFERMIERISTICA

Napoli (NA), 10 Ottobre - October 1998 / 12 Ottobre - October 1998

» Indice degli atti del programma

 

11 Ottobre - October 1998: 15:30 / 16:00

Prima domanda 
Nome e cognome : Raimondi 
Professione : Caposala 
Provenienza : Bologna 

Questa relazione ha abbattuto l'enfasi che si era creata in queste giornate, per la sua criticità nei confronti dalla Federazione e di altre istituzioni, e ciò mi fa temere circa il percorso di questo nuovo contratto. 
Io credo che ogni professione per evolvere ad ogni livello abbia bisogno di un riconoscimento, di una sua identità, non solo legata alla formazione, ad esempio, ma anche ad aspetti formali. 
Dico questo sia ai dirigenti infermieristici che ai sindacati. 
Gli infermieri, come i medici, non hanno un orario di lavoro,una vita privata.  
Io spero che con l'arrivo del D.U. qualcosa cambi anche sotto il profilo economico. 
Non mi sembra che questo contratto ci porti qualcosa sotto questo punto di vista.  
Io sono caposala e vi posso garantire che è molto difficile chiedere agli infermieri che sono sempre in servizio di fermarsi un pò di più per redigere procedure e protocolli. 
Questa classificazione è utile e giusta però il fatto che l'infermiere possa fare il caposala in corsia, ed io il dirigente non mi sembra una grossa conquista perchè  
onestamente io ritengo di non avere la formazione di un dirigente infermieristico. 
Credo che invece debbano essere valorizzate le mie attitudini , diverse da quelle di altre mie colleghe, visto che come infermieri non siamo tutti uguali. 
Su questo aspetto, secondo me, deve intervenire il riconoscimento, che deve essere sia economico che di gratificazione.  
Inoltre volevo chiedere : se io faccio un passo avanti nella mia azienda e poi cambio azienda questo mi viene riconosciuto anche sotto il profilo economico? 
Questo potrebbe portare problemi a livello di mobilità fra aziende. 
Credo che i corsi per A.F.D. siano stati chiusi perchè era ancora da definire il percorso infermieristico : vorrei un chiarimento circa questo aspetto. 
Inoltre non ho capito qual è la vostra proposta sulla formazione, visto che non siete d'accordo su quanto proposto dalla federazione.  
Non ho capito inoltre il vostro parere suul regolamento, sembrate già in disaccordo prima di conoscerlo.  
A proposito dello scontro con la classe medica, ricordando la manifestazione del 1° luglio vi faccio presente che se ci mettiamo insieme, federazione e sindacati, siamo in grado di affrontare la classe medica e non di scontrarci il che è diverso, 
Inoltre volevo chiedere perchè non si è sentita la necessità di portare aavanti anche per i caposala i riconoscimenti di competenza come per gli infermieri. Cosa prevedete e Come vedete questa figura, cosa prevedete per essa e in quali tempi?  
Grazie. 
  
Risposta Laimer Armuzzi 
  
Io ho semplicemete un modo di dire le cose, ma non una criticità a priori e ho tentato 
da un anno a questa parte di ricostruire un rapporto con l'associazionismo professionale che dopo,il 1° luglio era in qualche modo scemato. 
Non ho criticità, dico semplicemente che i rapporti fra le diverse associazioni sono dialettici. Non è detto che ci sia un accordo prima ancora che la discussione sia iniziata ed infatti su alcuni temi la discussione non è nemmeno iniziata. 
C'è un percorso che ha portato ad un determinato risultato. 
 Noi eravamo stati invitati a partecipare alla costruzione di quel testo, anche se riteniamo che non sia compito del sindacato ( perlomeno della nostra sigla ) redigere le linee guida nell'ambito di una professione, e questo non implica che alla fine non ci debba essere un dibattito, anche perchè ci possono essere delle ripercussioni a livello contrattuale. 
Questa discussione potrebbe portarci perfino a dire che il testo ci piace, se la discussione fosse stata fatta alla conclusione dei lavori del gruppo. 
E' sempre difficile cambiare le cose quando sono già diffuse perchè si deve spiegare perchè lo si fa e sono sempre più difficilmente modificabili da parte di chi le ha scritte e non di chi propone di modificarle. 
Noi abbiamo concluso dei contratti di lavoro con miglioramenti economici che sono in linea con un accordo a cui noi ci sentiamo vincolati. 
Sto parlando naturalmente dei miglioramenti economici derivanti dall'aumento del tabellare,dello stipendio base e dell'incremento economico che deriva da un incremento di natura automatica legato al contratto nazionale di durata biennale.  
L'accordo cui noi siamo vincolati è quello del 23.07.93, che dice che i salari vanno allineati ai tassi di inflazione. Questa non è l'unica fonte di miglioramento economico. 
Questo è il primo contratto all'interno del quale viene inserita la contrattazione integrativa, che non è più la vecchia contrattazione decentrata ma è la possibilità di contrattare risorse aggiuntive rispetto a quelle nazionali con le aziende con un sistema di tipo privatistico cosa non consentita dai contratti precedenti. 
Non solo, ma il sistema di classificazione può portare ad elementi e a miglioramenti di natura economica. 
Le posizioni economiche che prima erano solo di automaticità per gli infermieri dal 20° anno, possono essere utilizzate molto prima a fronte di dinamiche che ho brevemente descritto, che riguardano riconoscimenti legati a formazione, ad esperienze di lavoro concrete, a processi e a criteri che vanno concordati ma che danno risultati molto prima di vent’anni. 
 L'infermiere che entra in servizio oggi, rimanendo il vecchio sistema , aveva la prospettiva di uno scatto dopo 20 anni ( circa £ 100.000 ) e di una produttività che tutti gli anni andava ricontrattata. 
I processi di evoluzione professionale consentono di consolidare quote economiche che restano nello stipendio, che non sono da ridiscutere ogni anno e non hanno effetto dal 20° anno in poi. 
Ciò avverrà attraverso l'utilizzo dello strumento della contrattazione aziendale integrativa andando anche verso forme di conflitto con le aziende per il reperimento di risorse aggiuntive rispetto a quelle del contratto nazionale. 
Io penso che se si vuole davvero pensare ad un inserimento, anche rapido, di figure infermieristiche all'interno della dirigenza, non ci possono essere all'interno del comparto i livelli di formazione che mi determinano un inquadramento successivo e quindi una frantumazione. 
Il livello formativo che non sia quello di specializzazione ma quello che mi determina anche spostamenti di natura verticale, quello per coordinare, per dirigere, ciò che mi consente l'accesso nell'area D è legato alla dimensione della struttura che dirigo. Il che significa che non mi formo mai più ? 
Assolutamente no,anzi significa mantenere anche processi di formazione permanente proprio perchè questa evoluzione è data non da un titolo preso a monte ma da una evoluzione successiva e dalla capacità di dimostrare che ho le conoscenze necessarie per coordinare e dirigere la dimensione di cui sono responsabile. 
La riproposizione di due livelli di formazione all'interno dell'area D penso sia un freno per l'accesso alla dirigenza. 
Penso occorra una dinamica formativa diversa. 
Oggi un infermiere laureato può dirigere un servizio o no, se la sua laurea consente di dirigere in altri settori, o è necessario un titolo esclusivo? 
Oggi non può concorrere per dirigere. 
Per le posizioni di natura organizzativa la dimensione economica è già stata proposta dall'ARAN, riguarda coloro che dirigono i servizi.  
L'ARAN ha proposto una dimensione minima e massima che va da 6 a 18 milioni. All'interno di questea fascia si collocano coloro che hanno responsabilità organizzative e dirigenziali. 
Queste responsabilità vanno pesate e confrontate, dopo di che ciscuno di avrà una retribuzione ( che però assorbe l'altra accessoria ) da 6 a 18 milioni annui.    
  
Risposta Marinella D'Innocenzo 
  
Voglio riprendere alcuni aspetti delle questioni toccate dalla collega, che in gran parte condivido. 
Intanto il regolamento è una bozza, è un lavoro che è in fase di proposta, va discussa. 
Ci deve essere la fase di confronto, quindi, con gli interlocutori.  
C'è però una scelta fondamentale da fare che è soprattutto sulle lineee di principio, sui valori. 
Gli interlocutori rispetto alla proposta sono gli infermieri, che sono quelli che utilizzeranno questo regolamento per poter lavorare tutti i giorni e lavorare bene. 
Il mandato che ci hanno dato è forte nel momento in cui si confronta con le esigenze degli infermieri, esigenze che devono essere soddisfatte. Il consenso è una questione delicata e profonda. O noi facciamo i conti con un consenso vero,che si esprime attraverso la validità degli atti che si propongono, oppure rischiamo di avere un consenso non reale, non legato ai bisogni dei cittadini e dalle professioni. 
E' chiaro che la prima fase di proposta la si fa con chi è coinvolto : gli infermieri. 
Ora non credo che ciò che dice Armuzzi sia un elemento di criticità. 
Si è trovato in questi anni a fare i conti con una professione molto chiusa al suo interno, non aperta alle dinamiche più generali, alle istanze della società civile. 
Il segno del cambiamento è che possiamo fare insieme tutti un percorso se tutti rappresentiamo le istanze che ci connotano ogni giorno. 
Sindacato, professione, associazioni hanno un ipotesi di sviluppo e di prospettiva se capiscono quali sono gli elementi di trasversalità, di insieme. 
Se perdiamo questa opportunità abbiamo perso la partita, il sindacato, noi e la società,perchè non siamo stati in grado di portare avanti le esigenze dei cittadini. 
Un segnale forte che dobbiamo dare è quello di tenere presente gli ambiti di ognuno, rispettarli, avere i propri limiti in relazione alla delega che si ha, che è diversa. 
Noi dobbiamo portare avanti le istanze degli infermieri, i bisogni dei cittadini ed un sistema sanitario nazionale che li deve garantire. 
Questa proposta di regolamento si può modificare, anche con il contributo del sindacato, che sarà certamente di qualità e che rispetterà le esigenze degli infermieri. 
Il sindacato ha lasciato mandato e si è trovato fuori proprio perchè ha capito che il regolamento doveva essere fatto dagli infermieri. 
L'ipotesi di sviluppo si realizza quando il sindacato sta dentro la professione , non si sente fuori da essa. Io sono l'esempio di come un infermiere laureato non possa dirigere.  
Il problema è la differenza tra professione di servizio e quella che non lo è. 
La professione infermieristica è al servizio della persona; dirigere un servizio infermieristico non significa dirigere gli infermieri bensì le attività che gli infermieri svolgono per un un servizio alla persona nell'ambito dei bisogni di assistenza infermieristica. Non è la stessa cosa che dirigere un servizio tecnico. 
Quello che fa la differenza è che chi dirige deve capire che le scelte ,le decisioni prese vanno ad incidere sulle attività infermieristiche e quindi incidono direttamente sul soddisfacimento dei bisogni della persona. 
Abbiamo bisogno di chiarezza ,coerenza, di riconoscimento, di competenze vere. 
La laurea è solo un percorso che ci consente di definire chiaramente quelle che sono le conoscenze che ognuno di noi deve avere , ed insieme a queste deve avere le competenze, la specializzazione, per andare in campi delicati con tutto il sapere che ci ha connotato fino ad adesso. 
Ci deve essere un riconoscimento vero dello specifico infermieristico. 
Negli altri paesi questo percorso è stato fatto insieme al sindacato. L'opportunità è tutta qui.   
  
Risposta Adriana Dal Ponte 
  
Mi sembra che il sistema classificatorio chieda un superamento anche culturale della professione in una logica flessibile, duttile, che di sicuro premia oltre ai titoli accademici, anche le reali capacità. 
Credo ci sia la volontà ma anche l'esigenza, da parte degli infermieri di superare i meri titoli per poter essere riconosciuti. 
Mi sembra anche, però, di sentire Armuzzi come controparte, anzichè come figura che ci tutela. 
Noi chiediamo cultura per potere confrontarci con i cittadini in termini di qualità. 
Quali altre professioni lo fanno ? 
La specificità della laurea è necessaria. Le esperienze attuali per gli amministrativi fanno acqua da tutte le parti, perchè a volte non conoscono neanche l'ambito disciplinare che stanno gestendo. 
  
Seconda domanda 
Nome e Cognome De crescenzo 
Professione  
Provenienza Ospedale Cardarelli - Napoli - 
  
Mi è sembrato di comprendere che quello che per noi è sviluppo non lo è per il sindacato. 
Il sindacato non ci deve dare solo il riconoscimento economico ma aiutarci nello sviluppare la nostra professione, a crescere professionalmente. 
Il provvedimento che definisce le figure professionali infermieristiche non ha ancora il relatore. Questa situazione così stagnante la si può accellerare? 
Non è che c'è confusione perchè ci sono troppi titoli e figure? Oppure siamo troppo poveri di proposte? 
Io vorrei risposte adesso,qualcosa di sicuro. 
    
Terza domanda  
Nome e cognome Venditti  
Professione Presidente Collegio IPASVI  
Provenienza Latina 
  
Gli infermieri chiedono non solo il riconoscimento economico ma anche un regolamento giuridico che riconosca lo specifico, che differenzi quello che è professionale e quello che è gestionale e questo il sindacato non lo vuole capire. 
Noi vi facciamo una proposta, visto che voi volete abbattere la titolarità dei titoli: 
perchè non portare la dirigenza dal comparto al contratto della dirigenza senza laurea? 
Sareste in grado di farlo? 
Altro problema è l'indennità infermieristica. 
Gli infermieri dicono: toglieteci l'indennità infermieristica che avevamo a 20-25-30 anni ma non mettetela in un fondo generale, datecela in un fondo infermieristico nel quale chiporta avanti progetti - obiettivo abbia un valore aggiunto sul valore stipendiale. 
Questo chiediamo oggi, siete pronti a darcelo?  
Ecco perchè oggi, anche in questa sala, il sindacato viene sentito come la controparte dei lavoratori, io non vorrei che si arrivasse a questo, perchè altrimenti avremo perso tutti, avremo perso la nostra identità sociale, culturale,politica. 
E' necessario che la dirigemza sindacale si interroghi su quello che sta avvenendo a livello nazionale. 
Un altro problema sul piano della concertazione aziendale è che abbiamo paura di chi ci rappresenterà nella R.S.U.  
Se fino ad oggi siamo stati gestiti malissimo ora andremo ancora peggio. 
Certamente chi decide che cosa, non sarà l'infermiere. 
Perchè non portate nell'allegato 2 una proposta di inserire la professione nel momento in cui si andranno a decidere i percorsi di carriera? 
Noi non ci siamo, i collegi che esprimono la professione non ci sono.  
    
Quarta domanda 
Nome e cognome  
Professione  
Provenienza    
Io mi riferisco a quanto detto dal collega sul fatto che non riusciamo più ad andare in piazza a manifestare il nostro disappunto. 
Non riusciamo a farlo in un momento in cui possiamo ancora considerarci uniti. 
Con una proposta come quella presentata da Armuzzi,con tutta questa divisione, la nostra unità come pensa sarà salvaguardata? 
Riusciremo come gruppo infermieristico a tutelare ancora sindacalmente noi stessi una volta che saremo frazionati? 
Quando troveremo delle divisioni all’interno di un gruppo di lavoro che persegue degli obiettivi ben precisi come pensa verrà svolto questo lavoro? 
Quando si troveranno a lavorare infermieri in C1 - C2 - C3 come riusciremo a raggiungere gli obiettivi, a distribuire le attività? 
Chi ha particolari attitudini lavorative dovrebbe aiutare chi non c'è l'ha, per la soddisfazione dell'utente.  
  
Quinta domanda 
Nome e cognome : Francesco Stanganello 
Professione : Caposala 
Provenienza : Rianimazione Osp. Civile di Palmi - RC -   
Io mi ritrovo qui, oggi, a questo congresso, con un conflitto terribile. 
Ho una tessera sindacale in tasca, faccio parte del coordinamento nazionale caposala, sono consigliere nazionale dell'ANIARTI e ovviamente sono iscritto all'IPASVI. 
O non so dove stare oppure sono una persona tollerante. 
Io riesco a stare in queste organizzazioni senza essere condizionato da una visione rigida, io riesco ad avere anche visioni molto critiche. 
Io non condivido ad esempio del coordinamento nazionale caposala questa difesa ad oltranza del titolo. 
Onestamente mi sembra arretrata ed in posizione di difesa di valori che secondo me non ci sono perchè ritengo che l'esperienza, le capacità,l'abilità, la formazione che negli anni le persone possono acquisire possono dare titolo a chiunque di affrontare il problema. Mi sta bene perciò questa dinamicità, questa elasticità nel concepire il lavoro. 
Ci mette tutti in una situazione di crisi continua, di sentirsi sempre sulla breccia, sempre continuamente ad affermarsi ad autoaccreditarsi. 
Ciò che non condivido è che non si devono fare, a mio giudizio, minacce, velate o palesi; ci dobbiamo confrontare nell'unità di intenti. 
Le differenze si possono appianare anche con forti scontri. 
Si può arrivare, ed il sindacato secondo me deve fare questo sforzo, senza minacciare di essere stato escluso dal tavolo della trattativa o nella formulazione del documento. Ritarderà le cose, diceva Armuzzi, solo perchè siamo stati esclusi. 
Non è questo l'atteggiamento giusto, mi permetto di dirlo da sindacalizzato e da tesserato. 
Per quanto riguarda il progetto dell'IPASVI sulla formazione, mi convince perchè è in assonanza piena a quello che è il nuovo ordinamento che andiamo ad affermare. 
La formazione con i crediti rientra benissimo in quella che è la crescita orizzontale da C1 a C4. 
Si inserisce benissimo a mio giudizio, e non è assolutamente vero che si creeranno quelle situazioni di rigidità preconfezionate che porteranno di nuovo al passato.Secondo me la cosa più giusta è quella di analizzare e fare una proposta che sia soprattutto serena. 
Le verità di tutti possono portare alla verità più vicina a quello che è il bene per gli infermieri e i cittadini che sono l'obiettivo finale del nostro lavoro. 

Risposta Laimer Armuzzi    
Non c'è nessuna replica, nel senso di dovere rimotivare o rispondere ad alcune critiche. Vorrei solo fare una precisazione. 
Fra 10 giorni esatti ci sono le votazioni delle R.S.U.; se avessi voluto avere un atteggiamento di scontro o se avessi fatto solo un calcolo aritmetico avrei deciso di non venire, in quanto siamo in piena campagna elettorale e la materia è estremamente delicata. 
Io non posseggo l'arte della diplomazia, dico sempre e a chiunque ed in qualsiasi condizione quello che penso, d'altro canto spero che chi mi parla sia sincero e dica sempre ciò che pensa, in modo da avere un dialogo onesto. 
Io sono un infermiere, pensate quindi se c'è l'ho con voi, però ho le mie opinioni. 
Penso anche che abbiamo compiti diversi. 
Io nello svolgere la mia attività sindacale e nel dirigere un’ organizzazione sindacale non ho lo stesso compito che ha Silvestro quale vicepresidente dell'IPASVI. 
L'importante è che ognuno svolga il proprio ruolo per quello che gli compete, non invadendo terreni che istituzionalmente non sono i propri. 
Quando faccio una critica al percorso, non faccio una critica all'IPASVI, ma in particolare al Ministro, che è cosa diversa, su impegni che ha preso con un insieme di organizzazioni, non con me. 
Il Ministro ha assunto in prima persona degli impegni su di un percorso, relativo all'abolizione del mansionario, che aveva offerto anche alle organizzazioni sindacali; sono stato io a dire che la stesura delle linee guida non era compito del sindacato, altre sigle sindacali avrebbero partecipato ben volentieri. 
Questo non significa che la cosa ad un certo punto non ci riguarderà, prima che diventi operativa, altrimenti non avrebbe avuto senso partecipare all'inizio del percorso. 
Io devo riassumere su di me una rappresentanza che va molto oltre la singola figura professionale. 
Avrei potuto parlare di soldi e promozioni: invece non è così perchè non ci sono le condizioni e chi vi parla di queste cose vi racconta favole. 
I soldi non ci sono per tutto, solo per fare alcune cose, bisogna fare delle scelte. 
Va garantito il potere d'acquisto, ci sono le condizioni per partire con una struttura dal punto di vista contrattuale che consente la ricerca di risorse altrove, fuori dal contratto nazionale. 
Noi con l'IPASVI abbiamo un ottimo rapporto, il che non vuol dire non avere opinioni diverse. 
In più la classificazione riguarda l'insieme del mondo del lavoro della sanità,tutti, non una sola figura. 
Se vi dicessi che tutto quello che viene dal mondo dell'associazionismo deve essere accettato in quanto tale e così com'è non avrebbe senso che i lavoratori, oltre che alle associazioni, fossero iscritti anche ai sindacati; il sindacato deve anche tentare di fare la sintesi fra le cose, trovare un punto di equilibrio e non semplicemente assorbire ciò che arriva. 
L'unico sistema per trovare punti di equuilibrio che io conosco è quello continuare a discutere, anche se questo non porta applausi. 
Sulla questione, che tanto ha appassionato, dei titoli, devo dire in primo luogo che noi abbiamo agito su situazioni già in essere, senza determinarne alcuna; non abbiamo ad esempio interroto la formazione degli A.F.D.  
Se la situazione legislativa cambierà, l'intesa farà i conti con la nuova situazione legislativa. 
La preintesa sulla classificazione, che andrà in vigore insieme al contratto, è interamente plasmata su di una situazione già in essere, non ha tolto i titoli. 
Questa situazione è determinata da una serie di norme legislative preesistenti all'intesa. Allo stesso modo l'intesa non ha modificato i requisiti d'accesso per A.F.D. e D.A.I.,  
però ha consentito agli infermieri di progredire alla qualifica successiva anche per altri motivi, individuando i posti, attraverso le modifiche di pianta organica e la contrattazione.  
 
Sesta domanda 
Nome e cognome  
Professione  
Provenienza    
Come funziona il passaggio da una fascia all’altra? 

Risposta: Laimer Armuzzi 
  
Facciamo un esempio sull’evoluzione professionale di natura orizzontale: una volta andava con l’anzianità, ora non è più automatico ma in compenso inizia da quando si entra in servizio. Le dinamiche attraverso le quali si possono ottenere i riconoscimenti economici di natura orizzontale,rimanendo nella C (ex livello 6°) sono molto più veloci, si può raggiungere il massimo dell’evoluzione professionale nell’arco di 10-12 anni, che è il tempo realistico in cui pensiamo che un sistema di classificazione possa essere di nuovo modificato, ed è legato a questioni di natura formativa, alle esperienze di lavoro concrete, al fatto che all’interno di un area io posso essere speso su tutti i punti perché ho le conoscenze necessarie per fare questo e a sistemi di valutazione che però sono concordati, con dei parametri di misurazione che vanno concordati e sui quali ci deve essere trasparenza.

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