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25' Congresso Nazionale. L'infermiere e l'errore 2006

Prevenire - Imparare - Intervenire

Genova (GE), 15 Novembre - November 2006 / 17 Novembre - November 2006

» Indice degli atti del programma

Saluto delle Autorità, introduzione ai lavori .

15 Novembre - November 2006: 14:30 / 15:00

Il perché del congresso.

 

 

L’errore in area critica è certamente un problema grave per tutti: per il malato, per l’istituzione, per l’équipe assistenziale.

Il supporto di tecnologie molto sofisticate come in area critica, spesso aiuta ad evitare errori;

a volte la supposta sicurezza delle tecnologie può invece indurre l’errore e la sua moltiplicazione.

I dati che ci verranno presentati in questi giorni e tutte le considerazioni che faremo, ci daranno la dimensione del problema e ci proporranno le diverse ottiche con cui leggere il fenomeno.

 

 

Quando abbiamo deciso di progettare questo evento formativo sull’errore, eravamo ben consapevoli della difficoltà nel realizzare un momento di confronto che fosse costruttivo e che potesse incidere nella nostra quotidianità.

 

Abbiamo perciò voluto focalizzare la nostra attenzione non tanto sugli errori in quanto tali, quanto sulle modalità di progettare ed attuare l’assistenza che proteggano dall’errore.

Abbiamo pensato di parlare con un’ottica positiva e costruttiva al problema dell’errore, che sappiamo ineliminabile.

Ci siamo chiesti e ci chiederemo insieme:

Quando l’errore si verifica, che cosa succede? Quali reazioni intervengono? Quali meccanismi si innescano? Quali azioni mettere in atto per riparare l’errore? Come proteggere il malato? E come proteggere l’operatore e consentirgli di continuare e di imparare ancora? Come proteggere l’organizzazione/istituzione dall’errore?

 

Ai molti interrogativi che sorgono di fronte all’errore, articolate, complesse e gravide di implicazioni e di responsabilità etiche e deontologiche, morali, organizzative… sono le risposte da cercare e trovare all’errore nell’assistenza al malato in situazione critica.

 

Dobbiamo considerare quali sono alcuni fattori che condizionano la sicurezza dall’errore ai vari livelli:

- Il servizio per la salute, per le variabili che considera, presenta livelli di difficoltà raramente riscontrabili in altri processi operativi;

- Le aspettative di qualità di vita delle persone, anche nella situazione di criticità vitale, sono elevate e giustamente: segno di positiva evoluzione di una cultura e un feedback da non sottovalutare. E’ urgente però in tutto questo, considerare e soprattutto sollevare ! anche tutto il drammatico ed ineludibile problema del limite, della finitezza della vita, il problema della sua definizione, da inserire oggi con realismo e saggezza nel problema complessivo della sanità;

-  I professionisti della salute vivono in una costante incertezza per: * la necessità di adeguare le competenze alle innovazioni, * coniugare le conoscenze con l’impellenza dell’attività, * i molteplici fattori distraenti, derivanti dall’ integrazione di operatori diversi, * ed altri motivi …

-  I processi per ottenere garanzie di sicurezza o almeno di riduzione dell’errore, sono sempre più impegnativi e costosi in relazione all’elevarsi della complessità dei percorsi interessati;

-  Il rischio di errore e delle sue conseguenze, sta diventando per gli operatori della sanità una preoccupazione pervasiva ed un peso al limite della sostenibilità. Emblematico l’esempio di molti processi diagnostici che sono fortemente influenzati dal rischio di errore, per cui il malato viene spesso sottoposto ad indagini multiple (non sempre innocue) al solo scopo di confermare una diagnosi proteggere l’operatore dalla possibile accusa di non aver fatto….

 

 

La medicina e l’assistenza certo, hanno imparato molto dagli errori.

 

Il prezzo della non conoscenza e degli errori in contesto sanitario è molto alto e può significare la perdita della vita di persone.

Interrogarsi sull’errore nell’assistenza diventa quindi una necessità innanzitutto per la posta in gioco.

In secondo luogo, prevenire l’errore significa evitare la compromissione dei risultati e la dispersione delle energie impiegate in tutto il percorso assistenziale pregresso.

Infine, riflettere sull’errore deve condurre ad intraprendere una strada di ricerca e di adozione sistematica di processi assistenziali sicuri, condivisi dall’intera équipe che si occupa della persona malata e che di fatto è e si sente responsabile anche dell’istituzione entro cui opera.

 

Ma un’ultima motivazione ci ha indotto a pensare un convegno come questo:

dobbiamo affrontare con coraggio il problema dell’errore, anche per il fatto che viene ancora troppo sottaciuto nelle nostre realtà, nelle nostre esperienze.  

Ancora lo viviamo quasi esclusivamente come una sconfitta ed una possibile lesione della stima personale nostra, di professionisti.

Ma abbiamo appena detto che, con tutta la buona volontà, l’errore in assoluto, è ineliminabile.

Dobbiamo leggere quindi, sicuramente il pericolo dell’errore, MA anche imparare e cominciare ad utilizzare le possibilità di apprendimento dall’errore.

Quella proprietà quindi, non semplicemente didattica, ma proprio pedagogica, meglio ancora forse, la proprietà andragogica dell’errore; un concetto che implica l’idea dell’insegnamento alla persona adulta, alla persona che possiede la maturità dell’esperienza e ha dentro di sé la capacità propria di legare la competenza con la saggezza che gli deriva dall’aver fatto un percorso nella vita concreta.

 

Affrontare l’errore dunque, scoprirlo e decidere di imparare ancora molto.

Il nostro imparare significherà innalzare il margine di miglioramento per la sopravvivenza e per la vita dei malati di cui ci prendiamo cura.

I congressi Aniarti si caratterizzano anche per l’apporto di novità ed ulteriore arricchimento che viene stimolato e chiesto anche ai partecipanti, oltre che ai relatori. Tutti possiamo e dobbiamo portare il nostro contributo di esperienze, di proposte e di riflessione.

Questo intendiamo fare assieme, con franchezza e rigore.

Per un convegno con queste finalità … Ben arrivati a Genova e buon lavoro!

 

Elio Drigo

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