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Congresso Nazionale Aniarti 1999

ACCREDITAMENTO E CERTIFICAZIONE IN AREA CRITICA.

Bologna (BO), 10 Novembre - November 1999 / 12 Novembre - November 1999

» Indice degli atti del programma

Descrivere processi di assistenza in area critica basati sulla logica dell’evidenza scientifica infermieristica. Quale elemento fondante per i loro accreditamento.  

11 Novembre - November 1999: 09:00 / 12:00

La Rianimazione Cardio Polmonare in Televisione    

Donatella Fontanot  

I.P. Rianimazione – IRCCS Burlo Garofalo -  Trieste   

Cristina Tull  

V.I. – Inf. Ped. Terapia Intensiva Neonatale  – IRCCS Burlo Garofalo - Trieste   

Paola Marchino  

I.P. – AVS Rianimazione – IRCCS Burlo Garofalo - Trieste   

Vi sono vari modi per affrontare il tema della rianimazione cardio polmonare e com’è ovvio, in un congresso, che si rivolge ad una platea di professionisti, molta attenzione si è concentrata sull’aspetto tecnico del problema. In questo lavoro abbiamo voluto indagare sul modo in cui la CPR viene percepita dai potenziali utenti - pazienti e dalle loro famiglie inoltrandoci in un campo che generalmente si definisce ETICO.Alla luce di una trasformazione culturale che riconosce un legame pattizio fra l’operatore sanitario e il cittadino, quest’ultimo sempre più protagonista del processo terapeutico, é d’obbligo chiedersi quali siano le sue effettive credenze e quindi aspettative di fronte a questioni così profondamente correlate alla vita, alla qualità della vita e alla morte come la rianimazione cardio polmonare.In un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 1994, Murphy, sottolineava che le opinioni dei pazienti in merito all’efficacia della CPR condizionavano in modo sensibile il loro comportamento di fronte a questioni delicate quali per esempio il DO NOT RESUSCITATE (cioé l’espressione da parte del paziente della volontà di non essere rianimato). Dallo spoglio dei questionari emergeva infatti che il 50% dei pazienti che avevano ricevuto delle informazioni in merito all’effettiva indicazione ed efficacia delle manovre rianimatorie, preferivano farne a meno. Nel 1993, Shonwetter, pubblicò uno studio da cui emerse che le principali fonti di informazione per la cittadinanza non erano rappresentate dai medici o dagli operatori sanitari in genere, bensì da agenzie ‘educative’ informali quali per esempio i mass media e in particolare la televisione. Nel 1996 lo stesso Autore confermò i dati precedenti sottolineando che ben il 70% dei pazienti con più di 74a di età riconosceva nel piccolo schermo l’unica fonte principale delle proprie conoscenze in tema di CPR. Questo elemento ha ispirato una serie di ricerche piuttosto originali: Le più note fiction sulla medicina trasmesse dalle reti televisive statunitensi e britanniche sono state oggetto di osservazione da parte di un gruppo di medici e psicologi. L’attenzione si é concentrata su alcuni dati epidemiologici e i fattori presi in considerazione sono stati i seguenti:

- la FREQUENZA con cui compaiono le manovre rianimatorie  

- l’ETA’ e il SESSO dei paziente 

- l’ETIOLOGIA dell’arresto cardio respiratorio 

- gli ESITI : a breve e a lungo termine.    

Comparando i dati delle fiction a quelli riportati dalla letteratura si possono individuare tre errori macroscopici, in ordine di importanza:    

· L’età 

· Le cause 

· Gli esiti    

I pazienti che appaiono in TV sono nella gran parte dei casi soggetti giovani, ( 65% dei pazienti in ER sono bimbi, adolescenti o giovani ). All’origine dell’arresto cardiaco si attribuiscono eventi acuti di natura traumatica (incidenti stradali, ferite di arma da fuoco, ecc.). Questi due elementi che sfruttano la valenza empatica del messaggio condizionano i dati riguardo al successo della CPR. Entrando nello specifico, le produzioni britanniche indicano un successo nella CPR sostanzialmente simile a quello della letteratura se si considera la fascia di età tra gli 0 e i 35 anni, età come é noto, poco soggetta ad un arresto cardiaco primario. Ciò che colpisce é l’omissione di informazione sugli esiti a lungo termine. Non sono citati infatti i possibili esiti invalidanti né le procedure di Terapia Intensiva. E’ forse questo l’aspetto più ‘colpevole’ delle programmazioni Britanniche e Statunitensi. Approcciandosi a questi dati con un atteggiamento laico, pochi si stupiscono delle esagerazioni sin qui descritte e che sono comuni a tutte le produzioni televisive che aspirano ad attrarre un grande pubblico. Come ricordato però, soprattutto in campo sanitario, queste scorrettezze possono alimentare delle false aspettative, in particolare se si considera la veridicità che caratterizza le fiction degli anni 90 rispetto a quelle dei decenni precedenti. Nelle programmazioni attuali convivono elementi di estrema accuratezza tecnologica ed ovvie necessità drammaturgiche ed é questa sinergia a rendere estremamente sfumato e di difficile individuazione il limite tra fiction e realtà. Come é noto a tutti coloro che si occupano di educazione sanitaria, non é possibile inferire la valenza educativa di questi messaggi poiché l’informazione, sia essa corretta o meno, non determina necessariamente un’azione educativa intesa come modifica del comportamento. L’unico modo per valutare gli effetti sulla popolazione é quello di studiare gli eventuali esiti, ma la scelta obbligata di valutare i lavori fatti si è rivelata piuttosto deludente per l’assenza di studi sistematici. Può essere interessante però citare alcuni casi esemplari: In una lettera pubblicata sul New England Journal of Medicine nel 1996, un docente dell’Indiana School of Medicine ha presentato i numeri relativi all’andamento delle iscrizioni alla specialità di Medicina di Urgenza. Il periodo preso in considerazione va dal 1991 al 1996, anno in cui si é registrato un notevole incremento, se comparato alla linearità del quinquennio precedente (2,8 del 1994 - 5,6 del 1996). Gli stessi docenti firmatari della lettera azzardano l’ipotesi di una relazione tra questo fenomeno e la concomitante trasmissione in video, a partire dal settembre 1994, del telefilm ER (non escludendo la possibilità che vi siano anche altri elementi in gioco, per esempio esigenze di mercato). Il caso degli studenti di medicina si riferisce ad un target piuttosto specifico e forse più sensibile a questo tipo di condizionamento, ma ulteriori ricerche confermano che anche il resto della popolazione subisce una profonda influenza da parte dei messaggi televisivi. Citiamo un articolo apparso su British Medical Journal nell’Aprile 1999 (Hawton et al, 1999). In un episodio di Casuality, uno dei telefilm medici trasmessi in Inghilterra, si verificava un tentato suicidio con abuso di paracetamolo. Nella prima settimana successiva alla puntata in questione, i Pronto Soccorso hanno registrato un incremento del 17% dei casi di intossicazione a scopo suicida. Nel corso della seconda settimana l’incremento é stato del 9%, per poi stabilizzarsi durante la terza settimana ai valori precedenti.  Questo esempio ripropone il tema ormai noto dell’emulazione al suicidio, ma va segnalato che c’é stata una ricaduta non solo quantitativa ma anche qualitativa. Si é verificata infatti una frequenza doppia, rispetto alla norma, nell’assunzione proprio di paracetamolo. Per concludere vorremmo fare un paio di considerazioni: l’articolo sulla CPR in TV pubblicato nel 1996 (Baer 1996), ha scatenato un’accesa discussione tra gli addetti ai lavori, testimoniata dal gran numero di lettere giunte in redazione. Gli operatori sanitari si sono schierati su due posizioni contrapposte: c’é chi dice, non importa come si parla di CPR e più in generale di sanità, purché lo si faccia, e chi sostiene viceversa la necessità di affrontare l’argomento con maggior senso di responsabilità. Non é nostra intenzione suggerire soluzioni ma ci sembra che lo sviluppo stesso di questo dibattito, già di per sé, confermi l’esistenza di una questione etica su cui riflettere e su cui  vigilare, non solo come esercitazione filosofica, ma anche come strumento di comprensione verso l’utenza con cui ci confrontiamo quotidianamente.Un’ultima provocazione riguarda invece un aspetto che emerge spesso nelle fiction televisive statunitensi: la presenza dei parenti nelle sale di emergenza. Anche in questo caso si tratta di un evento affatto comune nella realtà ospedaliera, ma in merito a questo aspetto ci siamo poste degli interrogativi. Di fronte alla realtà italiana in cui si discute ancora sull’opportunità e sulla fattibilità delle cosiddette Rianimazioni aperte, può sembrare avveniristico o inopportuno sollevare il problema della presenza dei parenti nei momenti della BLS o di altri eventi altrettanto drammatici, ma soprattutto per gli operatori che debbono prendersi cura di bambini, con tutte le implicazioni legali oltre che emozionali, é forse il caso di cominciare a riflettere sul ruolo dei genitori e sulle reali motivazioni che hanno portato ad un uso consuetudinario e indiscusso di mantenerli lontano durante le situazioni di emergenza. Si tratta di una provocazione, ma forse l’approccio critico con cui abbiamo affrontato il tema della CPR in TV, può esercitarsi anche in chiave positiva e quindi propositiva laddove se ne ravvisi l’opportunità che, per quanto ci riguarda abbiamo individuato in questo aspetto problematico del nostro quotidiano.

Bibliografia  

Baer NA. Cardiopulmonary resuscitation on Television - Exaggeration and accusation. N Engl J Med 1996; 334: 1604 - 5.   

Gordon PN, Williamson S, Lawler PG. As seen on TV: observation study of cardiopulmonary resuscitation in British television medical dramas. BMJ 1998; 317: 780 - 3   

Diem S, Lantos JD, Tulsky JA. Cardiopulmonary resuscitation on Television - Miracles and Misinformation. N Engl J Med 1996; 334: 1578 - 82.   

Hawton K, Simkins S, Deeks JJ, O’Connor S, Keen A, Altman DG, Philo G, Bulstrode C. Effects of a drug overdose in a television drama on presentation to hospital for self poisoning: time series and questionnaire study . BMJ 1999; 318: 972 - 77.   

Murphi DJ, Burrows D, Santilli S, Kemp AW, Tenner S, Kreling B, Teno J. The influence of the probability of survival on patient’í preferences regarding cardiopulmonary resuscitation. N Eng J Med 1994; 330 545 - 9.    

Schonwetter RS, Walker RM, Kramer DR, Robinson BE. Resuscitation decision making in the elderly: the value of outcome data. J Gen Intern Med 1993; 8: 295 - 300.    

Schonwetter RS, Teasdale TA, Taffet G, Robinson BE, Luchi RJ. Educating the elderly: cardiopulmonary resuscitation decision before and after intervention. J Am Geriatr Soc 1991; 39: 372 - 7.   

Wallack EM, Bingle GJ. cardioplmonary resuscitation. N Eng J Med 1996; November 21, 1606.

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