Prima domanda
Nome e Cognome
Professione
Provenienza
Sul recupero del polso spontaneo nei pazienti trattati con BLS e ACLS ci sono dati, soprattutto italiani ?
Seconda
Domanda
Nome e Cognome
Professione
Provenienza
Vorrei chiedere al collega, che ha fatto la presentazione sull’uso dei
farmaci nella RCP, sui dosaggi da lui presentati per quanto riguarda
l’atropina e l’adrenalina, ed
in particolare per l’atropina di un milligrammo da ripetere per tre volte dopo cinque
minuti, se lui invece ha dati sull’uso spropositato di atropina ed in modo
particolare di adrenalina e quali effetti l’uso spropositato di questi
farmaci determinano al paziente.
Terza
domanda
Nome
e Cognome Maurizio
Professione
Provenienza Rianimazione Ancona
Io
vorrei fare una puntualizzazione su quello
che oggi abbiamo detto.
Quarta
domanda
Nome
e Cognome Cristina
Professione
Provenienza Rianimazione
Ospedale Saronno
Volevo
porre un quesito riguardo la formazione dei parenti dei cardiopatici.Nella mia realtà purtroppo questo non esiste. Noi abbiamo spesso dei coma post-anossici, su pazienti colpiti da infarto, aritmie che scatenano arresto cardiaco, che
purtroppo arrivano in ospedale troppo tardi e restano decerebrati. Ecco, spesso tra i parenti c’è il rimorso di dire se avessi potuto, se fossi stato in grado…. Vorrei sapere se in Italia esistono delle realtà dove la formazione dei
parenti viene effettuata.
Quinta
domanda
Nome
e Cognome Giubertoni
Professione
Provenienza Rianimazione di Brescia
Esiste
un’esperienza, o perlomeno della documentazione, riguardo la validità in
ambito ospedaliero di utilizzo di equipe addestrate specificatamente per l’ACLS
nei reparti o, invece esistono
dei dati per cui è più attendibile
e migliore, per un buon risultato
di rianimazione, l’addestramento di tutti gli operatori di tutte le unità
operative, in modo tale che non ci sia bisogno di attendere queste equipe che
vengono di corsa con la
loro attrezzatura dalla rianimazione?
Risposta A. Costagliola
Non sono a conoscenza se in Italia
esistono dei centri che attuano la formazione della RCP ai parenti dei
pazienti. Il lavoro presentato da
noi oggi vuole essere anche uno
stimolo a valutare attentamente questa problematica, che in altri paesi è già
affrontata.
Risposta L.Raffin
Rispondo alla domanda sul recupero del polso. Se ti riferisci all’outcome fondamentalmente, quindi recupero di pazienti, ti porto l’esperienza della nostra realtà, anche se in Italia c’è un registro (RIACE), rispetto all’attività extra- ospedaliera, quindi con defibrillatori semiautomatici, etc.. La diversità, quindi il recupero, ottimo con infermieri professionali a bordo, è sui tempi dell’evento, ovvero minori sono i nostri tempi di intervento migliore è l’outcome. Seconda variabile sono i ritmi che rileviamo sul monitor. Noi abbiamo un territorio che ci permette di arrivare in tre minuti, ma anche in quindici minuti. Quindi dove arriviamo entro i sei minuti abbiamo delle ottime risposte : fibrillazione è trattamento è recupero del polso; dove arriviamo in dodici minuti le percentuali cominciano a scendere. Noi abbiamo fatto un lavoro, che tra l’altro esiste anche negli atti ANIARTI perché è stato pubblicato, che ci dà dei risultati molto buoni, chiaramente tenendo sempre in considerazione questo tipo di variabile. Lui ha parlato di farmaci, noi però lavoriamo solo con adrenalina e atropina.
Risposta P. Di Giulio
Se posso aggiungere una cosa, rispetto ai dati italiani sugli esiti della rianimazione cardiopolmonare, uno dei lavori più estesi è quello pubblicato su Resuscitation dal gruppo di Sbrogliavacca ed altri dove prende in esame gli esiti della rianimazione cardiopolmonare in Friuli Venezia Giulia. E’ interessante, però varrebbe la pena valutarlo e discuterlo questo lavoro in quanto gli esiti sono diversi, ma di questo si parlerà nel pomeriggio e non su dati italiani rispetto alle condizioni. Ci sono esiti diversi con condizioni e organizzazioni diverse, nei centri urbani, centri a bassa densità con anche disclocazioni diverse delle ambulanze. Da questo lavoro del gruppo di Sbrogliavacca veniva fuori che il successo della RCP nel Friuli Venezia Giulia è più basso rispetto a quello di altre aree; però dipende molto da come viene valutato il successo, quanti e che tipologia di pazienti, quali sono i criteri, recupero immediato rispetto a recupero a lungo termine. Esiste quindi tutta una serie di dati, che detti così dicono molto poco, ma che con una valutazione attenta del modo con cui è stato valutato il successo cambia molto le risposte.
Risposta E. Drigo
Questo
mette molto in evidenza, l’importanza di fare lavori di questo genere, perché
ci aiuta a pensare e a riflettere sulla metodologia di analisi del nostro
lavoro, e quindi sull’importanza di mettere in piedi dei momenti di
riflessione, di raccolta dati anche per quanto riguarda la professione
infermieristica. E’ importante che cominciamo a costituire una banca dati
estremamente dilatata e ampia sullo spettro dei nostri interventi, perché
questo ci consente di costruire la base scientifica che ci serve poi ad essere
riconosciuti come società scientifica a livello non solo italiano ma
internazionale. Questi sono elementi fondamentali e volevo fare notare l’
elemento di metodologia che sta alla base di questa sessione, importante da
leggere in questa ottica e fondamentale per operare nel nostro quotidiano.
Risposta W. Favero
La domanda era sull’atropina. Ripeto un attimo le dosi : un milligrammo ripetibile ogni tre – cinque minuti, fino ad un massimo di tre milligrammi. Noi abbiamo trovato un solo articolo dove è stato provato a somministrare il massimo dosaggio consentito, cioè tre milligrammi in una singola dose. In questo articolo però, e purtroppo non posso rispondere alla domanda, si fa riferimento solo alla somministrazione della dose, non si parla di esito, di sovradosaggio e quantaltro.
Risposta F. Moggia
Rispondo al collega di Ancona e al
collega di Brescia rispetto alla
formazione sul BLS. C’è
un dato che riprendo dal mio intervento che dimostra come sia importante
attivare la formazione sistematica a tutti gli operatori sanitari, anche di
area non “ critica “. Da
uno studio fatto, si è visto che la sopravvivenza dei pazienti rispetto alle
tecniche di RCP era del 60% nelle aree non critiche, mentre del 30% quando
dovevano essere attivate le squadre di ACLS, deputate a quegli interventi nel presidio ospedaliero.
Alla collega di Saronno posso
dire che ci sono dei centri che se ne stanno occupando. Porto un esperienza
che conosco, rispetto alla formazione di utenti che afferivano ad un SERT cittadino, quindi prevalentemente
tossicodipendenti. L’approccio è stato un po’ difficile proprio per la
particolarità dell’utenza, ma quando hanno inteso quale era l’intento,
l’importanza dell’insegnamento della RCP perchè potevano riuscire a
salvare un loro amico, sono accorsi davvero in tanti. I primi risultati si
vedranno quando ci saranno i primi interventi delle ambulanze, 118 e sanitari.
Sesta
domanda
Nome
e Cognome Pallotta
Professione
Provenienza Recanati
Vorrei
chiedere se questa mattina è stato affrontato il problema della
defibrillazione. Negli USA sembra che sia una pratica
estesa a tutti, da noi ancora ci sono dei problemi di vario tipo. Vorrei sapere come si sta affrontando questa problematica in Italia.
Settima domanda
Nome
e cognome Marchetta
Professione
Provenienza Napoli
Gli
interventi di RCP effettuati dai non professionisti, sulla strada e sulle
ambulanze, che danni possono portare?
Ottava domanda
Nome
e cognome Isabella Zennaro
Professione Caposala
Provenienza Rianimazione Azienda Ospedaliera San
Luigi Orbassano –
Torino
Mi ha fatto piacere sentire parlare dell’importanza della formazione rispetto alla tematica della RCP nei bambini dai sette ai dodici anni. Volevo solo riportarvi un’ esperienza che abbiamo fatto nel comune di Rivalta di Orbassano, con la commissione salute, composta da genitori e insegnanti per i ragazzi, in maniera volontaria per l’anno scorso, nel 118 di Torino abbiamo impostato un percorso di divertimento e ludicoformativo con i bambini di quarta e di quinta elementare su dieci classi, e questo tipo di percorso ci ha dato grossissime soddisfazioni. Questo è un canale che secondo me va tenuto aperto ed ampliato, in quanto abbiamo notato una grossissima sensibilizzazione ai vari livelli ( bambini, genitori, insegnanti, parenti etc. ).
Decima domanda
Nome e Cognome Tonia De Crescenzo
Professione Infermiera Professionale
Provenienza Napoli
Mi rivolgo a Fontanot. Mi
è capitato, durante un intervento in ospedale, che un parente del paziente
cui erano rivolte le nostre cure di RCP, mi chiamò da parte e mi disse “ ma
signora, qui non è come in TV!?
“ Ecco, io mi chiedo, esiste un
comitato etico, un ente o dobbiamo essere noi come operatori sanitari a porci questi problemi, che
sicuramente hanno una ricaduta e di immagine e forse di inganno ai cittadini ? Un'altra domanda la rivolgo a Favero. Nella logica dell’accreditamento e certificazione, e comunque a prescindere
da questo, vorrei capire cosa nell’elenco dei farmaci descritti e riportati
nella relazione sia di competenza infermieristica, o meglio dove inizia e dove
finisce la responsabilità infermieristica, quanto deve conoscere
l’infermiere in merito alle diluizioni, che oltretutto credo non sia di
nostra competenza, come anche gli effetti che possono provocare i farmaci. Dove può arrivare l’infermiere
dopo l’abrogazione del mansionario?
Undicesima
domanda
Nome
e Cognome Pino Abis
Professione
Provenienza Rianimazione di Moncalieri – Torino –
Io
avrei bisogno a scopo formativo
autodidatta, per il gruppo infermieristico con cui lavoro, possibile di avere una
bibliografia sui supporti tecnologici, informatici ed in videocassetta.
Dodicesima domanda
Nome e Cognome Sacca
Professione Caposala
Provenienza Cardiologia - Reggio
Calabria -
Chiedo
un parere un po’ più generale, visto che facciamo riferimento a dati internazionali, se rispetto a queste esperienze
individuali, o di alcuni centri, o eseguiti da poche persone individuate dalle
nostre istituzioni o per iniziative personali ( perché è gente che si interessa per autoformazione come
fortunatamente molti di noi) vi risulta ci siano dei programmi nazionali e di
risorse destinate per uniformare
su tutto il territorio nazionale, rispetto alle realtà, queste necessità di
fare e di verificare quello che facciamo. Poi una considerazioni in merito
alla televisione. A me pare che il messaggio politico
che manda la televisione riguarda in modo particolare una sola categoria di
professionisti. L’infermiere spesso è occultato,
io vorrei, visto che le fiction ed
i messaggi che dà la televisione sono così importanti, che venissero dati
degli input da chi ci rappresenta che probabilmente in TV non ci devono andare
solo le commesse, le suore etc. ma anche gli infermieri con la loro
professionalità ed il loro vivere quotidiano.
Tredicesima
domanda
Nome
e cognome
Professione
Provenienza Unità coronarica di Verona
Vorrei rispondere al collega di prima che ha parlato sulla inadeguata preparazione di
base sulla formazione della RCP. Ritengo
sterile, improvviso ed improduttivo volgere lo sguardo al passato per noi, perché ognuno di noi ha alle spalle una formazione di base non congrua
e questo è un dato di fatto. Per altro ritengo che sia importante
il presente come impegno quotidiano ed il futuro inteso come tensione
all’eccellenza, quell’eccellenza di cui ieri noi abbiamo parlato. E’ quindi un dovere ed un piacere
essere qui e continuare, e non dobbiamo per questo sentirci migliori o diversi
perché facciamo questa scelta quotidianamente.
Quattordicesima Domanda
Nome
e cognome Maria Benetton
Professione Caposala
Provenienza Azienda U.S.L 9 Treviso
In merito alla formazione : in caso
l’esito sia negativo, la didattica viene cambiata o si ritenta con la stessa
?
Risposta L. Raffin
Rispondo
al collega di Recanati.
Prima
si accennava ad un registro
italiano che si chiama RIACE ed
è attivo da quattro anni, credo, comunque
è conosciuto. Questo registro raccoglie tutta l’attività di defibrillazione, quindi dati sul recupero dei pazienti, sull’outcome
e quant’altro.Il
registro di cui vi parlo è nato dopo il lavoro cui faceva riferimento P. Di
Giulio.
Risposta W. Favero
Mi
si chiedeva sulle competenze infermieristiche nella farmacologia.La conoscenza
del farmaco in toto ci lega a responsabilità che vanno dalla corretta
preparazione fino alla
somministrazione ed agli eventuali effetti anche negativi, che il farmaco può
avere sul paziente. La responsabilità gestionale dei farmaci è propria delle competenze infermieristiche.
Risposta P. Di Giulio
Io vado oltre sottolineando altre due
cose. La legge 42/99 ha abrogato
il mansionario, ci sono due atti che non sono delegabili : la diagnosi medica
e la prescrizione di farmaci. L’arresto
cardiaco è una diagnosi medica o
funzionale? Perché io non vado a vedere le cause, vado ad identificare una
situazione : il cuore non batte, e la cosa importante è fare questa
valutazione, il resto è una conseguenza logica. Adesso
siamo in un periodo di passaggio, ma non c’è nessuna legge che vieta che,
secondo protocolli concordati, l’infermiere somministri farmaci senza
prescrizione medica ( in quanto la prescrizione è concordata e scritta nel
protocollo di intervento ). Esistono
molte esperienze di questo tipo ed in merito all’emergenza, ed in merito
alla gestione del dolore postoperatorio dove ci sono degli standard : c’è
un dolore di questo tipoà
si effettua una sedazione di questo tipo somministrando questo; oppure
l’esempio che vi citavo ieri degli ambulatori infermieristici per lo
scompenso dove gli infermieri, su
un paziente che ha già una diagnosi clinica, facendo una valutazione di
modificazione delle condizioni
modificano la terapia. Quindi non
c’è nulla che vieti che, prendendo accordi specifici tra i vari componenti
dell’equipe di lavoro e valutando le competenze, una prima somministrazione
di alcuni farmaci possa essere fatta dagli infermieri. Vi
sono esperienze estere già consolidate, come ad esempio il personale che fa
RCP, intuba, somministra farmaci sulle ambulanze non è neanche personale
infermieristico, ma è definito paramedico in quanto sono tecnici con corsi di formazione che variano dalle 400 alle 600 ore. Al
momento attuale non mi risulta esistono delle esperienze consolidate,
ufficiali in merito. Anche
come Federazione ci siamo attivati consultandoci con medici legali e la
conclusione è che nelle condizioni sopra citate non esiste nulla che vieti
agli infermieri di farlo.
Risposta A. Silvestro
Rispetto a questa cosa abbiamo avuto
notizia che ieri sera, alle ore 18.30 dovevano decidere se dare il via in
commissione redigente al disegno di legge n° 4980, che prevede
l’attivazione della laurea in scienze infermieristiche e della dirigenza
infermieristica, e dà anche una serie di definizioni sull’autonomia e
specificità delle professioni sanitarie, ivi compresa quella infermieristica. La
cosa non è passata, verrà riproposta martedì prossimo, perché i medici,
attraverso alcuni politici, pretendono
che sia scritto e sottolineato che la competenza diagnostica e di prescrizione terapeutica deve essere solo
loro.
Ecco è vero quello che ci stiamo dicendo, ma ricordiamoci che ci sono ancora
queste resistenze molto forti.
Risposta P. Di Giulio
Io
ero ad un corso medico sulla
medicina basata sull’evidenza
scientifica, dove tra i vari argomenti c’era una lezione sull’assistenza
infermieristica basata sull’evidenza; ci
sono sperimentazioni cliniche randomizzate
e controllate fatte molto bene che
dimostrano che gli infermieri sono in
grado di gestire tutta una serie di cose e c’è un lavoro che è stato
pubblicato quest’anno che fa vedere che gli infermieri riescono a fare da
filtro benissimo alle chiamate che arrivano agli ambulatori dei medici di base. Un filtro fatto dagli infermieri consente ai
pazienti di avere informazioni di prima mano, gli infermieri valutano quando
è il caso di segnalare il caso al medico, riducendo così il carico di lavoro del medico, aumentando quindi il
tempo che riesce a dedicare al paziente.Lo studio ha dimostrato che tra
il gruppo sperimentale e il gruppo controllo non c’era nessuna differenza di
mortalità, non c’era nel gruppo gestito da infermieri un eccesso di visita ai Pronto Soccorsi o ai dipartimenti di emergenza.
Il cavillo grosso su cui sicuramente ci sarà lo scontro è la differenza tra diagnosi clinica e diagnosi funzionale,
che sono due cose diverse, e prescrizione ad hoc rispetto a prestazione
standardizzata.
Risposta D.Fontanot
Rispondo ai colleghi di Napoli.
Noi
non abbiamo indagato sulla correttezza tecnica di ciò che appare in
televisione.
Abbiamo indagato su altri elementi, però c’è effettivamente una
letteratura e fondamentalmente il messaggio che passa è che anche le persone
che hanno fatto, hanno seguito dei corsi regolari di BLS commettono maggiori
errori in seguito a questo stimolo, che è uno stimolo non corretto, quindi a
distanza di tempo hanno visto che questo tipo di messaggio passa nella tecnica
di chi già ha avuto una formazione.Per quanto riguarda il comitato etico, io
non so se esista o meno, possiamo dire una cosa, però : l’idea del comitato
etico, anzi tecnico era venuto in mente anche agli americani qualche anno fa.
Noi abbiamo scoperto leggendo la storia delle trasmissioni televisive di
questo tipo, che negli USA negli
anni ’70 l’associazione dei medici chiese e pretese e ottenne di dare una supervisione tecnica alle trasmissioni televisive di questo tipo.
Risposta F. Moggia
La defibrillazione precoce non ci è
consentita. Nell’ultimo
Congresso dell’ IRC è stato avviato un corso sperimentale su di un gruppo
definito, in merito all’ ABC del BLS aggiungendo anche la D.
So di certo, per quello che riguarda i laici, che sui voli intercontinentali
dell’ALITALIA esiste un defibrillatore semiautomatico in dotazione delle hostess e degli steward.
Risposta L.Raffin
Per quanto riguarda il BLS la didattica resta la stessa, in quanto le manovre da fare sono comunque quelle. Per quanto riguarda i corsi avanzati la didattica cambia, c’è una presa in carico da parte del tutor dello studente, con un grosso feed-back, molto tempo passato insieme nel ripetere le manovre ogni volta che si vede un errore e soffermandocisi sopra.