Prima
domanda
Nome e Cognome Danella
Professione
Provenienza 118 Roma
I
lavori presentati in queste due giornate sono stati molto interessanti e
stimolanti. Secondo me però sarebbe
auspicabile presentare lavori di ricerca su questi temi svolti in Italia e
solo successivamente compararli con quelli fatti in altri paesi.
Risposta Paola Di Giulio
Li
aspettiamo.
Seconda domanda
Nome
e cognome
Provenienza
Professione
Ho
applaudito fortemente alla positiva provocazione che ha lanciato, perché
questo pomeriggio sono andata esistenzialmente in crisi come infermiera e come
dice la mia amica Adele Fedrigotti, che ha scritto il codice deontologico, non
si può più andare in crisi di identità infermieristica a 50 anni.Mi
riallaccio alla domanda lasciata in sospeso da questa mattina e credo che alla
fine della mattinata da alcuni interventi fatti sia uscita una domanda
forte.Come siamo messi oggi dentro una responsabilità che non credo noi
infermieri al 100% abbiamo voluta? Io no, io stavo bene con il
mansionario, vivevo la mia identità di professione ausiliaria rispetto al
mondo della medicina e il medico mi proteggeva, se sbagliavo rispondevo poco.Oggi
non è più così, e non so quanto ci sia effettivamente di consapevolezza
dentro di noi che oggi non è più così. Nella mia azienda abbiamo festeggiato con una grande tavola
rotonda l’abolizione del mansionario, invitando Emma Carli, l’avvocato
della nostra Federazione Nazionale ed un magistrato di Milano.Quando il
magistrato, verso fine mattinata, dopo le relazioni di Emma Carli e
dell’avvocato, pose davanti a noi infermieri la nuda realtà in cui oggi
operiamo, qualcuno dei nostri infermieri ha cominciato a dire che dal giorno
dopo non avrebbe fatto più nulla. Chi risponde? Per due milioni al mese si rischia
la galera, si rischia di fronte ai contenziosi giuridici di cui il magistrato
ci parlava come sempre più in aumento, perché oggi la coscienza della nostra
popolazione è molto aumentata.Il
magistrato ci poneva dei problemi in cui deve decidere sui comportamenti
infermieristici in termini di pena.Ecco perché io ieri dicevo che
l’accreditamento è una grande opportunità che noi oggi abbiamo, perché
noi oggi abbiamo l’urgenza di definire da dove passano le nostre
responsabilità. E queste responsabilità nell’area
critica credo siano enormi.Io
non lavoro in area critica, ma mi sono chiesta se chi ci lavora, affrontando
ogni giorno l’emergenza, sa cosa vuol dire compiere un’azione senza un
protocollo condiviso e definito.Chi risponde? Questa mattina ad esempio si parlava
dei farmaci. Ritorno al motivo della mia crisi.Io
drammaticamente ho visto passare ottime recensioni provenienti dall’America
e dall’Europa.Ma questi relatori che hanno preparato queste bellissime
relazioni, nei loro contesti di lavoro come si muovono?
Terza domanda
Nome e Cognome Cristiana
Degli Innocenti
Professione
Provenienza Cardiochirurgia Siena
Sono
istruttore di BLS accreditato IRC ed insieme ad un gruppo di colleghi stiamo
facendo l’accreditamento di tutto il personale infermieristico
dell’azienda sul BLS basato sulle linee guida IRC.Condivido in parte la
posizione di chi ha fatto l’intervento precedente.E’ vero che non abbiamo
lavori che vengono dall’Italia per quanto riguarda la valutazione di ciò
che facciamo nei nostri reparti, ma per quanto riguarda tecniche e metodi
probabilmente non potevamo far riferimento a ciò che è nostro, che viene tra
l’altro anche presentato ed insegnato?
Risposta Paola Di Giulio
Rispondo
al primo ed al terzo intervento.Il lavoro che abbiamo fatto è stato una
revisione della letteratura che ha previsto l’utilizzo di alcune parole
chiave e l’analisi della letteratura pubblicata su Medline, che contiene
numerose riviste, tra cui anche riviste italiane.Sono venuti fuori due lavori
italiani, dei quali uno non è stato presentato oggi anche se è stato citato
e un altro era compreso nelle citazioni. Evidentemente ci sono delle regole
del gioco, quando si fanno questi lavori. Nessuno dice che in Italia non si
produce ricerca, l’importante è però che questa ricerca venga prodotta e
pubblicata su riviste che vengono incluse nelle banche dati internazionali.
Per le relazioni di oggi abbiamo seguito queste regole; se vengono scritte,
pubblicate e diffuse esperienze italiane ben venga. Credo che faccia parte
anche dei programmi dell’ANIARTI dare una grossa spinta alla produzione di
dati nostri. In altri settori sia per l’ambito medico che per quello
infermieristico l’Italia è all’avanguardia; ad esempio per la cardiologia
l’Italia fa scuola. Tra gli articoli più belli di sperimentazioni cliniche
in cardiologia pubblicati su riviste straniere ci sono riviste di gruppi
multidisciplinari italiani. Ci sono strade da percorrere. Certo
che se, come l’anno scorso, si definiscono delle regole, è molto
interessante proporre delle cose che proprio per il fatto di essere state
pubblicate sono state sottoposte al vaglio di altri, altrimenti ritorniamo,
senza nulla negare a quanto viene fatto perché è utile anche questo, a
riproporre le proprie esperienze.
Questo però è un altro aspetto, sono aspetti complementari. Abbiamo fatto
riferimento a sperimentazioni cliniche e a studi descrittivi di grandi
dimensioni proprio per dare delle evidenze su quanto è stato documentato.Lo
scotto che abbiamo pagato, purtroppo è inevitabile, è quello di avere un
po’ trascurato la nostra realtà italiana, ma è stato uno scotto abbastanza
inevitabile.
Risposta A. Di Nuccio
Condivido
pienamente quanto lei ha detto per quanto riguarda le difficoltà che ci
troviamo a vivere.Lei mi chiedeva come potevamo rapportarlo alla nostra vita
lavorativa. Sicuramente con molte difficoltà, non è facile riportare nella
pratica quello che noi stiamo facendo. Viviamo la nostra professione, tra
mille difficoltà. Operiamo sicuramente andando oltre quelle che possono
essere le cose che possiamo o non possiamo fare per il bene del paziente,
perché il tempo è poco , perché sono cose non differibili e la prima cosa
è comunque sempre la vita della persona. Abbiamo molte responsabilità, il
mansionario non c’è più e questo forse
ci ha lasciato un po’ destabilizzati. Probabilmente alcuni lo rimpiangono, ma la maggioranza, come noi ad esempio che
lavoriamo nelle aree critiche, lo hanno visto come naturale ed inevitabile
eliminazione. Sicuramente la strada che ci attende non è certo facile. Per
quanto mi riguarda il partecipare a questo tipo di lavori, con Di Giulio, ed insieme ad altri colleghi che hanno comunque esperienze lavorative diverse tra i vari servizi di altre strutture
ospedaliere è stato stimolante e sono arricchita. Riguardo a quello che noi
abbiamo appreso stiamo cercando di trasmetterlo ad altre realtà che
probabilmente sono molto lontane da questo modo di pensare ed agire con il
nursing basato sull’evidenza.
Quarta
domanda
Nome
e Cognome Saccà
Professione Caposala
Provenienza Cardiologia - Reggio
Calabria -
Come gruppo e come infermieri ci sono risorse destinate all’iniziativa di
ricerca e in quali luoghi questi vengono fatti se non a livello personale
individuale o dove c’è qualcuno, c’è qualche struttura dove c’è un luminare
medico che ci lascia degli spazi? E quali abitudini, quale
aggiornamento abbiamo avuto per fare questo, visto che non non abbiamo della
documentazione che risalti quello
che facciamo? Non abbiamo ancora una cartella
clinica giuridicamente riconosciuta, un
po’ per contrasti nostri, forse di più per motivi legislativi. Noi facciamo tantissimo, il nostro
lavoro non è specifico, non ha risultati remunerativi ai fini dei DRG, siamo
in un momento difficile, penso in positivo, penso che il mansionario da tanti
anni praticamente per moltissimi colleghi era già superato, penso che gli
infermieri sono professsionisti che hanno tutte le carte in regola per fare
ricerca, e la sessione odierna ne è la prova, io personalmente ne ho fatta
collaborando con altri professionisti e vi assicuro che il mio coinvolgimento in quanto infermiere ha fruttato sicuramente
esiti positivi. Questo
a dimostrare che noi infermieri siamo importanti a tutti i livelli decisionali
in ambito sanitario, proprio perché probabilmente più degli altri siamo a fianco dei pazienti e quindi ne conosciamo i loro bisogni e le
loro aspettative.
Quinta domanda
Nome
e Cognome
Professione
Provenienza
Più
che una domanda è una riflessione.Io penso che il mansionario è stata sempre
una gabbia, dove gli infermieri si sentivano rinchiusi, perché siamo
consapevoli rispetto a quello che
rischiamo. Io potrei sentirmi tranquilla
rispetto al mio futuro, perché ho la galera garantita a vita per tutte le volte che ho defibrillato in maniera autonoma, però non ho
mai subito nessun tipo di denuncia, perché io ero da sola ed il medico al suo
posto non c’era, quindi questo fondamentalmente è un problema, l’interdisciplinarietà,
il lavorare insieme vuol dire che tutte e due le professioni devono essere lì. Allora non ci sono conflitti di
parte : io non scivolo in quello che non è mio e l’altra persona non
scivola invece in quello che mi compete,
l’essere pronta, preparata, attiva, vigile, sempre lì.
Sesta
domanda
Nome
e Cognome Giuseppe Bianchi
Professione Caposala
Provenienza Rianimazione ASL n° 1 Ospedale “Loreto Mare” Napoli
Condivido
in minima parte quanto ha riferito la prima collega circa l’abrogazione del
mansionario, tutte le preoccupazioni che vengono da questo. Ma questo sicuramente non ci deve
fermare, perché stiamo crescendo, ma in senso positivo perché vediamo il
coinvolgimento di tantissimi colleghi, la presenza di 1500 persone e il
sacrificio della revisione della letteratura internazionale, quello che è scaturito da un paio di anni a questa
parte circa il lavoro fatto dall’ANIARTI con la sua ricaduta positiva nelle strutture di appartenenza, parlo ad esempio della mia, ma sono sicuro che tutti i colleghi dell’ANIARTI portano la positività di quanto scritto, letto e poi detto qui. Non condivido per niente quel mantello di cui parlava la collega circa la protezione del medico,
probabilmente la collega è lontana dalle corsie, dalle terapie intensive. Venga a vedere nei reparti cosa
fanno gli infermieri e poi magari potrà dire la sua. Io invece dico personalmente, ma
penso di esprimere poi il pensiero di molti dalla sensazione che si avverte
qui dentro da qualche anno a questa parte, che tutte le notizie, che tutte le
informazioni, tutti i lavori fatti hanno avuto una ricaduta positiva
all’interno delle proprie strutture e parlo della mia e posso dire di tutta la Campania,vi dico ad esempio per quanto riguarda
la Nutrizione Enterale è cambiata da due anni a questa parte da quando l’ANIARTI
ci ha fatto vedere le cose come stanno. Perché prima ognuno pensava di
essere un eroe all’interno
della propria struttura ma
eravamo degli emeriti ignoranti in materia. L’evidenza
scientifica che noi infermieri abbiamo dimostrato ha fatto cambiare il modo di
gestire la nutrizione enterale. Ecco perché la collega non può
fare certe affermazioni.
Settima
domanda
Nome
e cognome
Professione
Provenienza Monza
Noi abbiamo partecipato a quella
tavola rotonda con il magistrato, e penso che la collega di prima sia stata
provocatoria. Tutti
siamo d’accordo sull’abolizione del mansionario, però il magistrato è
stato chiaro, ha detto: quando io devo decidere un caso io
pongo l’infermiere ed il medico sullo stesso piano, per cui cosa devo fare,
potrei dare il 50% di colpe al medico ed il 50% di colpe all’infermiere
perché rischiano uguale. Per questo vi consiglio di lavorare
su linee guida e protocolli condivisi da tutti e firmati da tutti. Io non incriminerò mai chi ha agito anche da solo su un arresto cardiocircolatorio o una
fibrillazione ventricolare se è stato supportato da una conoscenza oltre che
dell'apparecchiatura anche delle manovre rianimatorie, e non affidate al caso.
Questo ha detto il magistrato. Per cui l’accreditamento è un
qualcosa non di importante, ma di importantissimo, perché le linee guida ed i
protocolli rappresentano un atto indispensabile per l’accreditamento e dato
che tutte le strutture sanitarie
si dovranno comunque adeguare al decreto, bisogna lavorare oggi per arrivare
ad avere una tutela dal punto di vista di un atto penale a cui potremmo andare
incontro in queste situazioni.
Ottava
domanda
Nome
e cognome
Professione
Provenienza
Faccio
solo una precisazione, il mio intervento voleva essere molto provocatorio,
perché ho detto che noi nella nostra azienda abbiamo fatto una festa dopo l’abrogazione del mansionario ed io sono
quella che l’ha organizzata. Ho sempre lavorato nell’emergenza più totale, vita e morte nei villaggi andini del sud America, e solo da poco lavoro e non per mia scelta nel gruppo
NOC, per il controllo dei costi e come gruppo accreditamento, per andare a valutare se pagare quel determinato DRG o accreditare quel determinato servizio
Risposta A. Silvestro
Vi
ricordo che domani mattina tratteremo in maniera più specifica questi
argomenti e nella sessione speciale verranno trattate anche le norme extra
mansionariali che comunque rimangono come normativa, nonostante
l’abrogazione del mansionario e la definizione della nostra come professione
sanitaria. Vorrei
ricordare un’altra cosa secondo me importante che non ho sentito : il
sistema informativo.
Su tutta questa partita, linee guida, protocolli, percorsi di orientamento al
comportamento professionale, una cosa rimane fondamentale: il documentare quello che viene fatto e sulla base di quale definizione di priorità e
su quale evidenza scientifica, o comunque di decisione del professionista.
Questa è una cosa fondamentale ed importante, quindi dobbiamo cercare di andare anche non solo nell’approfondimento di quello che è stato
presentato oggi e che trova molto consenso in quello che ha detto
G.Bianchi nel suo intervento. Dobbiamo cercare di documentare quello che
facciamo, quindi cartelle infermieristiche, possibilmente cartelle integrate,
medico-infermieristiche- riabilitative etc., quindi la cartella del paziente,
dove si va a documentare una serie di scelte, di motivazioni all’intervento
e del perché un’altra professionalità non è intervenuta e questo è un
elemento fortissimo, soprattutto nel malaugurato caso che si dovesse andare a
definire in sede giuridica gli esiti di un comportamento professionale. E da
questo punto di vista, porto una piccolissima esperienza della mia azienda,
azienda USL con ospedale e
territorio, che si è messa in relazione con l’azienda ospedale autonoma per
la continuità delle cure. Abbiamo predisposto degli strumenti informativi per
la continuità delle cure, abbiamo preteso come infermieri che i nostri
interventi vengano resi formalmente certi, quindi la scheda di valutazione
infermieristica dei bisogni di assistenza per la continuità delle cure è
stata inserita con deliberazione della direzione generale delle due aziende
come parte integrante della cartella clinica. Quindi diventa documento
probatorio delle modalità di lavoro degli infermieri e dei medici.
Nona
domanda
Nome
e Cognome Pasquale Cipriani
Professione
Provenienza Provincia di Caserta
Sono
state due sessioni molto intense e bellissime. Io
però sono rimasto ancora un po’ indietro e volevo porre un quesito a tutti
e alla presidenza. Con l’abolizione del nostro
mansionario il Ministero della Sanità si era riservato di emettere un
regolamento che a tutt’ora non ha ancora emesso e io mi riallaccio al fatto
legale. Spesso ci troviamo proprio di fronte
a questa difficoltà, cioè a non potere esprimere la nostra professionalità,
spesso ci troviamo a fare delle cose probabilmente di non nostra competenza,
solo perché il medico ci dice di farle e noi eseguiamo perché ci rendiamo
conto che quella manovra o
prestazione non la farebbe nessuno, a discapito delle cure o del soddisfacimento dei bisogni del paziente. Io resto convinto che un regolamento
ci aiuterebbe in molti casi a diversificare le due professionalità.
Risposta P. Di
Giulio
In merito a questo vorrei fare una precisazione. Quando siamo arrivati all’abrogazione del mansionario, cosa che chiedevamo da tanto tempo, abbiamo lavorato contemporaneamente su due tavoli, quello ministeriale e quello governativo. Con l’approvazione della legge 42/99, è stato abrogato il mansionario, quindi non c’è più bisogno di nessun tipo di regolamento. Con l’approvazione della legge 42, l’altro tavolo è caduto, si è conclusa la discussione, quella bozza di regolamento che era in predisposizione non ha motivo di essere in quanto la legge 42 dichiara che l’operato dell’infermiere fa riferimento al profilo professionale, alla formazione professionale ed al codice deontologico. Sono questi i tre elementi che regolano il campo di intervento degli infermieri. Evidentemente il fatto di aver lavorato entro e con determinati vincoli e alcune situazioni organizzative possono rendere al momento un po complesso definire chi fa che cosa. Ma credo sia molto importante avere chiare alcune cose. Ci sono degli interventi che si possono definire atti infermieristici, ci sono altri interventi che anche se non vengono definiti propriamente come atti infermieristici, possono comunque essere svolti dall’infermiere. Ed è proprio su queste aree di confine che è molto importante lavorare, definendo linee guida concordate, perché se io ho le competenze sono in grado di farlo, e bisogna farlo perché come si diceva prima, il magistrato parla di 50% di responsabilità per l’infermiere e 50% di responsabilità per il medico. La competenza mi viene data dai tre elementi che citavo prima e quelle aree di confine sono da definire con gli altri professionisti. Cerchiamo di lavorare su pratiche assistenziali e modelli organizzativi che siano di dimostrata efficacia per il paziente. La legge 42 dice che siamo una professione sanitaria, ha abolito il termine ausiliaria e non c’è nessun professionista che deve lavorare con mansionario e con regolamenti. E’ questo un momento di transizione e quindi si possono creare delle incomprensioni e momenti di incertezza, ma ci sono gli strumenti che ci possono aiutare, impariamo ad utilizzarli e a crescere insieme. Vorrei ringraziare i colleghi che hanno duramente lavorato per preparare i lavori presentati nella sessione odierna. Ci hanno offerto una panoramica generale di quelli che sono i dubbi, e ce ne sono ancora tanti vedete, quindi anche i medici lavorano con i dubbi e prendono delle decisioni su situazioni di incertezza rispetto ad esempio alla RCP. Rispondo poi al collega che chiedeva sui fondi da dare alla ricerca infermieristica. Esiste un gruppo di infermieri che si occupa di lesioni da decubito. Questi infermieri si sono messi insieme, hanno iniziato a rivedere la letteratura, hanno fatto indagini descrittive, poi sperimentali ed hanno trovato attraverso delle aziende fondi per la ricerca. Non esiste più una preclusione come esisteva tanti anni fa nei confronti degli infermieri. Dove si trovano competenza e dove si trova un organizzazione minima in grado di portare avanti dei progetti è relativamente facile trovare anche dei finanziamenti. E’ vero che esistono delle leggi che dicono che il responsabile della ricerca deve essere un laureato ma anche queste preclusioni stanno via via cadendo; sta venendo sempre più fuori la competenza e non l’etichetta. E’ una strada lunga e lenta, la cominciamo un po’ alla volta, siamo quasi nel 2000 e direi che, anche se è difficile vedere i cambiamenti, soprattutto quando questi cambiamenti si verificano lentamente nel quotidiano, se ci guardiamo indietro la strada fatta è veramente tanta.