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Antonella D’Errico, Cardiochirurgia T.I., Azienda
Ospedaliera Universitaria Parma
Il personale della Terapia Intensiva Cardiochirurgica a
Parma si è interrogato sui temi del dolore e della sofferenza dei pazienti, dei
famigliari ed anche degli operatori.
E’ possibile prendersi
cura in terapia intensiva? Il dolore ha un significato o ne esiste più di
uno? È possibile osservare il dolore e la sofferenza con altri occhi? Qual è il
limite tra tecnologia, terapia e etica? L’approccio empatico può applicarsi nei
tempi a volte esigui e/o concitati delle TTII? Prendersi cura di sé consente di
prendersi cura anche degli altri?
Il percorso di approfondimento condiviso di questi temi ha
indotto a modificare la visione del nostro essere professionisti in un contesto
tecnologico avanzato, che opera con buoni risultati, ma denso di sofferenza.
Per procedere con rigore e metodo verso una trasformazione
omogenea del nostro modo di pensare ed operare, abbiamo progettato un percorso
formativo per tutto il personale dell’Unità Operativa e condotto da esperti di
settore: due psicologhe, un sociologo, una demoetnoantropologa, una tanatologa,
esperti di etica ed altri ancora. Sarà
gestito a moduli di apprendimento interattivi, che consentiranno momenti d’aula
e di riflessione/introspezione, allo scopo di fornire ai professionisti
strumenti utili per la gestione delle emozioni, dello stress e per la presa in
carico o il prendersi cura, soprattutto in relazione alle tematiche del dolore
e della morte.
Uno degli attuali elementi organizzativi su cui abbiamo
molto dibattuto come conseguenza diretta delle riflessioni emerse è stato il
modello di “terapia intensiva chiusa” all’ingresso di parenti o persone
significative per i malati. Ci siamo
contemporaneamente posti l’obiettivo di modificare il nostro approccio a tutti
i fattori che determinano dolore e/o sofferenza ed alle delicate situazioni che
si determinano in concomitanza con il processo del morire delle persone nella
terapia intensiva.
Abbiamo acquisito forte consapevolezza del fatto che un tale
obiettivo richiede un approfondimento culturale e quindi una metamorfosi del
modello organizzativo complessivo per assicurare cure ed assistenza che siano
rispondenti alle esigenze manifestate dai malati e loro persone di riferimento.
Uno degli obiettivi finali del più ampio processo iniziato è anche rendere
“aperta” la nostra unità operativa. Abbiamo
iniziato con fiducia una decisa svolta ed anche una ripida salita.
Presenteremo gli elementi costitutivi e gli aspetti
peculiari del nostro percorso, i fattori vincenti, le difficoltà incontrate, i
primi risultati ottenuti e le prospettive in programma.