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28° Congresso Nazionale

Infermieri e la questione del limite

Bologna (BO), 25 Novembre - November 2009 / 27 Novembre - November 2009

» Indice degli atti del programma

Il limite terapeurico e il processo decisionale di vita in rianimazione pediatrica Alberto Giannini, Milano

26 Novembre - November 2009: 15:05 / 15:06

IL LIMITE TERAPEUTICO E IL PROCESSO DECISIONALE DI FINE VITA IN RIANIMAZIONE PEDIATRICA

Alberto Giannini, Terapia Intensiva Pediatrica Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena

a.giannini@policlinico.mi.it

 

La natura stessa della medicina intensiva fa sì che medici e infermieri debbano affrontare decisioni cruciali circa la vita e la morte dei loro pazienti. Ancora più di altre discipline mediche, infatti, la rianimazione si confronta con il limite terapeutico: la nostra medicina contemporanea, per quanto sofisticata e “aggressiva”, spesso non è in grado di guarire i pazienti, di salvare loro la vita o anche solo di incidere in modo significativo sull’evoluzione della loro malattia.

Le scelte di fine vita rappresentano uno degli aspetti più complessi e impegnativi nell’ambito della rianimazione pediatrica. Il Gruppo di Studio per la Bioetica della Società Italiana di Anestesia e Rianimazione Pediatrica e Neonatale (SARNePI) ha recentemente pubblicato delle raccomandazioni che intendono offrire alle équipe delle rianimazioni pediatriche italiane uno schema di base per il processo decisionale di fine vita.

Il testo propone un processo decisionale basato sul principio che l’utilizzo di uno strumento diagnostico o terapeutico deve rispondere a un “criterio di proporzionalità”. Genitori adeguatamente informati, quali naturali interpreti e rappresentanti del miglior interesse del loro bambino, possono contribuire a valutare la gravosità del trattamento e la sua proporzionalità.

La decisione di limitare, sospendere o non iniziare trattamenti di supporto vitale giudicati sproporzionati rappresenta una scelta clinicamente ed eticamente corretta. La decisione dovrebbe essere presa (a) in modo collegiale dall’équipe della rianimazione e dagli altri curanti, (b) con l’esplicito coinvolgimento dei genitori e (c) riportando nella cartella clinica del paziente le decisioni prese e le loro motivazioni. La decisione di sospendere o non iniziare trattamenti di supporto vitale non deve comportare mai né l’abbandono del paziente né l’interruzione di tutte le terapie atte a trattare ogni forma di sofferenza. Non è mai accettabile qualunque azione volta ad accelerare deliberatamente la morte del paziente.

Queste raccomandazioni auspicano una decisione il più possibile condivisa tra paziente (quando possibile), genitori ed équipe medico-infermieristica. Assicurare una piena informazione di tutti i soggetti coinvolti e che avvenga una piena e tempestiva comunicazione tra essi rappresenta la chiave per raggiungere questo obbiettivo.

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