CONTROVERSIE SULLA
DETERMINAZIONE DI MORTE. LIBRO BIANCO DEL CONSIGLIO DI BIOETICA DEL PRESIDENTE
USA 2008. NUOVI RAZIONALI, STIMOLI, QUESITI APERTI
Nereo Zamperetti, Dipartimento di Anestesia e Rianimazione, Ospedale di Vicenza - ULSS n.
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nereo.zamperetti@ulssvicenza.it
Il concetto di morte cerebrale - proposto nel 1968
dallo Ad hoc Committee of the Harvard Medical School - è stato ufficialmente
sancito nel 1981 dalla President's
Commission for the Study of Ethical Problems in Medicine and Biomedical and
Behavioural Research. In quello stesso anno, J. Bernat aveva chiarito il
razionale scientifico-filosofico che ne sta alla base, cioè il motivo per cui
la morte cerebrale corrisponde alla morte del paziente. Secondo la teoria da
lui proposta, il cervello è l’organo
integratore centrale dell’organismo, quello che fa si che il corpo non sia solo
un contenitore di tessuti ma un insieme coordinato di organi che lavorano
insieme in un tutto armonico. La morte del cervello metterebbe fine a tale
ordine e di fatto segnerebbe la fine dell’organismo come tale. Questa teoria è
dimostrata nella pratica dall’estrema instabilità dell’organismo in morte
cerebrale.
Negli anni, tuttavia, è stata verificata la presenza di un
certo grado di integrazione somatica anche negli organismi in morte cerebrale.
Inoltre, grazie soprattutto ai progressi delle tecniche di supporto vitale, è
stato possibile mantenere vitali tali organismi anche per tempi molto lunghi
(mesi o anni).
Tale
situazione è stata ufficialmente riconosciuto dal President’s Council of
Bioethics nel dicembre 2008 (http://www.bioethics.gov/reports/death/index.html). Tale testo propone di abbandonare
il termine whole brain death in
favore di total brain failure,
che corrisponde ad uno stato di profound
incapacity; ammette la possibile persistenza di funzioni cerebrali
residue nella morte cerebrale; ammette soprattutto la persistenza di una
integrazione somatica significativa, sconfessando quindi l'idea che la morte
cerebrale sia la morte dell'organismo in quanto fine dell'integrazione
somatica. E propone la perdita della capacità di assicurare il lavoro
fondamentale dell’organismo (the
fundamental vital work of a living organism) come diverso e decisivo
razionale.
L’accoglienza di tale proposta da parte della comunità
scientifica è ancora in fase di verifica.