CONGRESSO NAZIONALE 2005
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XXIV Congresso Nazionale Aniarti |
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24° Congresso nazionale
Aniarti
L’Infermiere
in Area Critica: pensare, essere, fare.
Sorrento,
26 - 27 - 28 Ottobre 2005
13 crediti ECM infermieri pediatrici -
11 crediti ECM Infermieri Le iscrizioni
saranno aperte tra pochi giorni. Lo slittamento dell'apertura e' dovuto a
motivi tecnici.
Presentazione
Un periodo di ricerca
di nuovi orientamenti sembra attraversare gli infermieri italiani. Grandi
prospettive sono possibili per la professione ma le concretizzazioni sono
ancora scarse.
Messaggi
contraddittori indicano una certa attenzione delle istituzioni verso gli
infermieri mentre altri possono essere interpretati come uno scaricare
ancora verso gli infermieri ambiti di responsabilità che finora non hanno
trovato che modeste soluzioni.
Quotidianamente, gli
infermieri si industriano per consentire degenze più appropriate ed un
rapido ritorno alla vita normale delle persone malate. …gestiscono con
ragionevolezza nell’operativo un bene prezioso come il servizio sanitario.
Devono tamponare
carenze di operatori, di strutture, di processi, con il risultato di
rimescolare e diluire le competenze proprie specifiche all’interno di una
congerie di attività singole, che diventano rincorsa a compensare
necessità immediate. Poco a che vedere con la vera assistenza
infermieristica, che stenta a dispiegare i propri vantaggi per le persone
e le istituzioni, ad affermarsi ben visibile ed identificabile,
pianificata e verificata in termini di risultati. C’è ancora troppo poco
di tutto questo. Gli infermieri non sono: fanno.
E il rischio anche
maggiore è la perdita di identità dei soggetti e dei gruppi di infermieri.
Sarebbe la dispersione
di una funzione di garanzia dell’unitarietà dell’assistenza alle persone.
Tanto più indispensabile quanto maggiore sta diventando la frammentazione
degli interventi tecnico-terapeutici attuati per risolvere patologie
sempre più gravi e modalità organizzative sempre maggiormente articolate e
necessariamente integrate.
Gli infermieri si
riscoprono invece sempre di più in grado di risolvere problemi complessi,
vengono coinvolti a farlo, ma allo stesso tempo sono fortemente distratti
dal proprio mandato primario.
Aggiungiamo che per
gli infermieri i momenti e gli strumenti culturali e le possibilità di
applicarli sono ancora relativamente modesti e spesso, troppo spesso,
orientati ancora al fare e poco, troppo poco, al pensare. Quante sono, ad
esempio, le opportunità di coniugare i fondamenti della cultura più
generale all’assistenza infermieristica?
Allora il quadro di
una professione che si sente ancora ai margini è delineato; con buona pace
delle capacità dimostrate.
Ma l’imprescindibile
richiesta del contesto è per un infermiere responsabile dell’assistenza.
Responsabile verso le persone assistite e verso le istituzioni. Gli
scenari nuovi si stanno già rapidamente realizzando.
Molte risposte e
strumenti operativi esistono già. Alcuni sono stati elaborati direttamente
dagli infermieri.
Di fronte a questa
analisi, nell’assistenza infermieristica in area critica è presente e deve
essere resa visibile una fase nuova di elaborazione culturale che applica
razionalità, integrazione delle competenze, etica, capacità di decisione
ed assunzione di responsabilità, capacità gestionale in vari campi ed a
diversi livelli.
Ed è nata l’idea di
questa opportunità formativa per presentare alcune proposte, raccoglierne
altre e dibattere su possibili evoluzioni ulteriori.
Sarà una possibilità
singolare di riflettere personalmente e con altri sul nostro modo di
essere infermieri e sul modo in cui potremmo esserlo se vogliamo cambiare
quello che riteniamo non più congruente o accettabile.
Ci proveremo ancora
insieme.
Arrivederci a
Sorrento!
Quesiti per una riflessione.
·
Facciamo
di più ? Meglio ?
·
Le nostre
sono attività e prestazioni specifiche, diverse, riconoscibili ?
·
E’ nostra
la gestione della tecnologia ?
·
Qual è il
nostro ruolo nelle scelte e negli acquisti dei dispositivi e dei materiali
per l’assistenza ? Siamo consultati dai produttori ?
·
Possiamo
essere consulenti di colleghi e di altri professionisti ? Attori di
processi “esperti” ed “avanzati” ?
·
Orientiamo i percorsi clinici ? Supportiamo le ipotesi diagnostiche ?
·
Viviamo i
valori sottesi all’equità distributiva ? Alla pertinenza operativa ?
·
Sappiamo
individuare e superare le criticità organizzative ?
·
Possiamo
declinare l’intensità di cura ed intersecarla con la complessità
assistenziale ?
·
Pensiamo
l’assistenza dentro modelli organizzativi disegnati e gestiti da noi, dove
il medico non è gestore ma consulente e prescrittore ?
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20/06/2005
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